Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

La storia dell’insegnante disillusa che aspetta una cattedra da quindici anni e del preside rassegnato al tira e molla del governo: «Mi sembra di poter dire che il prossimo anno le supplenze ci saranno ancora»

«SIAMO stanchi e disincantati. Questa politica continua a parlare troppo e a concretizzare troppo poco». Dopo lo stop al decreto scuola e nonostante l’assicurazione del premier che le assunzioni ci saranno, Maria Pirrotta, docente di Italiano alla scuola superiore, in servizio a Palermo, non riesce a nascondere la delusione per i continui rinvii sul precariato.
Da quanto tempo attende l’immissione in ruolo?
«Da 15 anni. Ne ho 48 e mi pare che sia venuto il momento di essere assunti a tempo indeterminato. Per un certo periodo ci avevo anche creduto».
E poi?
«Poi subentra la razionalità e la consapevolezza che ci sono sempre buoni propositi ma poi qualcosa puntualmente si inceppa».
E adesso come vede il suo futuro?
«Spero per me e i miei colleghi che comunque questo piano di assunzioni vada in porto. Per noi è troppo importante perché stanno giocando con le nostre vite, tenute in sospeso da anni».
Ha avuto modo di confrontarsi con i suoi colleghi. Qual è il loro stato d’animo?
«Siamo stati con l’ansia per settimane e adesso spero che trovino una soluzione alternativa. Io non sono sposata, ma la stabilizzazione rappresenta la soluzione di molti problemi per migliaia di miei colleghi che hanno famiglia e figli piccoli. E francamente la delusione per il rinvio è enorme».
Molti di voi avranno pure delle difficoltà, se sarà chiesto loro di trasferirsi.
«Esattamente. La gente crede che siamo ancora giovani e che ci si possa chiedere di spostarci da una provincia all’altra con estrema facilità. Ma noi non siamo numeri, anche se molti sarebbero disposti ad andare ovunque pur di essere assunti».
*****
«MI pare di cogliere che difficilmente a settembre verrannoassunti 120mila precari della scuola». Paolino Marotta, presidente dell’Andis, l’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici, non è affatto ottimista sul Piano di assunzioni proposto dalla Buona scuola.Ma il governo riuscirà ugualmente a portare a casa il piano?«I tempi per le immissioni in ruolo sono strettissimi. Secondo me hanno ragione tutti quelli che dall’interno dell’amministrazione scolastica ministeriale continuano a ripetere che non ce la possono fare neppure lavorando tutta l’estate».Cosa accadrà allora?«I segnali che ho colto sono nella direzione che difficilmente si riusciranno a fare le 120mila immissioni in ruolo preventivate. Con tutta probabilità saranno 50/60 mila in meno e poi verrà bandito il concorso per 60mila o più insegnanti. La cosa più probabile è che si coprano le cattedre vacanti e disponibili, che sono poco meno di 50mila».E l’organico dell’autonomia?«Da quello che sembra verrà predisposto lo stesso, ma resta il dubbio su chi verrà assunto e secondo quali criteri. Al momento è tutto piuttosto incerto».La scuola, almeno per quest’anno, non dirà addio al precariato?«Mi sembra di poter dire che il prossimo anno le supplenze ci saranno ancora».Come sta vivendo il mondo della scuola questo tentativo di riforma?«Vedo la scuola reale, quella dei dirigenti scolastici e degli insegnanti, molto disorientata. Colgo anche molta delusione: c’è bisogno di certezze, il mondo della scuola non ne può più, perché si cambia quasi ogni giorno».