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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

La pagella della sanità. La Toscana offre le cure migliori, seguono Emilia romagna e Piemonte. Ultima in classifica la Campania

Nel sistema sanitario nazionale si presta sempre grande attenzione a non fare classifiche delle regioni, perché è difficile paragonare i servizi di assistenza di realtà locali con storia, organizzazione, bilanci e situazioni sociali diverse. In questo caso però non si scappa: la cosiddetta “griglia lea” assegna punteggi che permettono di chiarire chi lavora meglio e chi peggio in sanità. Chi cresce e chi cala da un anno all’altro. Questo è lo schema: sono stati scelti 31 livelli essenziali di assistenza (lea, appunto), cioè le prestazioni che tutte le regioni devono dare ai loro cittadini, e si è accertato il modo in cui vengono erogati. Si valutano ad esempio tassi di vaccinazione, servizi agli anziani, ricoveri ospedalieri appropriati e non, esami come la risonanza magnetica, controlli sulla sicurezza del lavoro. Chi va bene nella singola voce ottiene un punteggio, pesato a seconda dell’importanza del settore. Via via che la qualità della prestazione peggiora, il “voto” assegnato si abbassa.
In queste settimane si sta calcolando come si sono comportate le regioni nel 2013. I dati saranno ufficializzati ad aprile. Il punteggio più alto, quello che si prenderebbe ottenendo il massimo in tutti gli indicatori, è 225. La Toscana con un exploit significativo si è fermata a 214 e in un anno ha scavalcato l’Emilia (204), diventando la prima in classifica. Un risultato molto importante, tanto più in un periodo pre elettorale come questo. Così i vertici della regione lo hanno diffuso già da tempo. Adesso però si conosce la lista completa, con tutti gli altri tranne Bolzano, Trento, Friuli, Val d’Aosta e Sardegna, che sono a statuto speciale. Guardando sotto la Toscana si trovano alcune sorprese. La prima riguarda la Lombardia. Almeno secondo gli indicatori in questione, non è più tra le realtà leader della sanità italiana. In due anni, dal 2011 al 2013, è passata dal secondo al sesto posto a pari merito con la Liguria (scendendo da 195 a 187 punti). Balzano invece dal nono al quarto posto le Marche e colpisce anche la crescita del Piemonte, terza solitaria malgrado sia una regione in piano di rientro. Anche il Veneto è un inquilino stabile della parte alta della graduatoria. L’Umbria invece segna un certo affaticamento.
Nelle posizioni basse restano le realtà del Sud, con la Campania che pur avendo un punteggio in crescita non riesce a schiodarsi dall’ultima posizione. Ormai è rimasta l’unica sotto la soglia dei 130 punti, quella in cui si è considerati inadempienti. Fino a 160 c’è una riserva e sopra si è adempienti. Salta all’occhio che le regioni più in difficoltà in questa graduatoria sono anche quelle con i bilanci messi peggio e allo stesso tempo con una spesa maggiore per il personale.
La griglia lea viene compilata da un tavolo ministeriale a cui partecipano le regioni e la loro agenzia nazionale, Agenas. Tra l’altro serve a calcolare quali sono le realtà locali di riferimento, cosiddette “benchmark”, per indicare alle altre i prezzi giusti per gli acquisti. Perché chi ha buoni servizi di solito ha anche lavorato sulle gare per contenere la spesa. Inoltre, insieme ad altri indicatori legati agli stessi lea, può far mettere le regioni in piano di rientro. Insomma, magari non si tratta di una classifica, ma offre una bella fotografia della qualità dei servizi sanitari in Italia.