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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - RENZI, L’UCRAINA. NEMTSOV REPUBBLICA.IT KIEV - Il premier Matteo Renzi è arrivato a Kiev per incontrare il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko

APPUNTI PER GAZZETTA - RENZI, L’UCRAINA. NEMTSOV REPUBBLICA.IT KIEV - Il premier Matteo Renzi è arrivato a Kiev per incontrare il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko. Al centro del colloquio gli accordi di Minsk per rendere duratura la tregua dopo il conflitto con i separatisti filorussi nell’est del Paese. Dopo Kiev Renzi volerà nel pomeriggio a Mosca dove domani incontrerà il presidente russo Vladimir Putin e deporrà dei fiori nel luogo in cui è stato ucciso l’oppositore Boris Nemtsov. "Tutti vogliamo il rispetto dell’indipendenza e della sovranità dell’Ucraina. Siamo totalmente impegnati e interessati a che torni la pace in questo pezzo straordinario della nostra Europa" ha detto Renzi appena finito l’incontro, "Laddove non c’è pace in Europa la minaccia non è solo per i popoli collegati ma è per tutti. Se non c’è pace in Europa il contagio non fatica ad allargarsi". FOCUS Ucraina Poroshenko e Renzi hanno discusso l’ampliamento delle sanzioni contro la Russia nel caso di continuazione dell’aggressione russa contro l’Ucraina. Lo ha twittato il portavoce di Poroshenko Sviatoslav Tsegolko. "Mi ha fatto piacere sentire che l’Unione europea è unita sull’integrità dell’Ucraina. Più volte abbiamo verificato la ferma posizione italiana. Vorrei ringraziare il premier Renzi per il sostegno molto fermo e forte", ha aggiunto Poroshenko. "Servono misure urgenti per fermare l’aggressione contro l’Ucraina, bisogna adempiere in modo assoluto gli accordi di Minsk. E’ necessario un cessate il fuoco costante e rigoroso prevedendo un accesso completo del monitoraggio della missione Osce", ha aggiunto. "Siamo d’accordo sulla missione della Osce, speriamo che questo processo possa iniziare quanto prima. Se l’aggressione contro l’Ucraina non si ferma le sanzioni devono essere allargate", ha concluso il presidente ucraino ringraziando tra l’altro l’Italia per le "diverse migliaia di centinaia di euro" di aiuti umanitari donati da Roma attraverso la Croce rossa. Ucraina, Renzi: "Le vittime della guerra meritano ogni sforzo per una pace duratura" Condividi Il compito dell’Italia per una pace duratura è stato Renzi ad indicarlo. "Monitorare il cessate il fuoco, controllare i confini e le frontiere. Nella missione Osce l’Italia è il secondo gruppo per nazionalità, tra gli uomini e donne chiamati a monitorare. E’ un compito decisivo per la pace", ha assicurato il premier. L’importante ha detto, è "procedere il più velocemente possibile verso una pace stabile": "Faremo ogni sforzo perché gli accordi di Minsk possano trovare piena efficacia e implementazione". Gli accordi di Minsk. Il premier ha sottolineato "la gravità del momento che sta vivendo l’Ucraina. E insieme all’Ucraina sta vivendo l’Europa". "Non bisogna sottovalutare i rischi, le difficoltà, i pericoli. I combattenti morti meritano tutti gli sforzi per procedere nella direzione di una pace duratura e stabile. Trovo importante il colloquio con Poroshenko. Questa visita testimonia la solidità del rapporto tra Italia e Ucraina e lo sforzo che tutti noi stiamo facendo perché gli accordi di Minsk possano trovare piena efficacia", ha detto il premier. "Voglio ringraziare Hollande e Merkel per la tenacia che hanno messo per raggiungere il risultato degli accordi", ha concluso. La crisi economica. "L’Ucraina è un paese ricco che deve tornare a crescere, e faremo di tutto con le aziende e le banche italiane, forti in questa terra, per dare il maggiore approto possibile" in termini di "tecnologia ed expertise" e anche partecipando alle privatizzazioni annunciate dal presidente Petro Poroshenko. Il presidente del Consiglio ha rivelato di averne "parlato ieri in videoconferenza con Obama, Merkel, Hollande, Cameron e Tusk, sottolineando tutta la straordinaria rilevanza che ha nel dossier europeo la situazione economica" ucraina. "Il Paese ha la necessità che l’Europa e tutti i partner diano attenzione alla situazione economica. Per questo abbiamo sottolineato l’importanza delle relazioni bilaterali, con le aziende italiane pronte a fornire tecnologia ed expertise". Al tempo stesso "è fondamentale che nel quadro dell’accordo di cooperazione i lavori dei rispettivi parlamenti vadano avanti". Renzi ha assicurato "tutti gli sforzi del nostro popolo al fianco della leadership saggia di Petro, convinti che farà le riforme istituzionali ed economiche di cui c’è bisogno: le aziende italiane parteciperanno alle privatizzazioni". Renzi a Kiev, colloquio Russia-Ucraina con Poroshenko: "Vogliamo rispetto della sovranità" Condividi Merkel pronta a sanzioni. "Se viene violato il pacchetto concordato a Minsk siamo disposti a portare avanti le sanzioni e a vararle", ha detto la cancelliera Angela Merkel aggiungendo che anche nella teleconferenza con Obama è stato rilevato che "c’è un nesso" tra l’applicazione del pacchetto e le sanzioni che resteranno "finché gli ucraini non avranno accesso al controllo della frontiera russo-ucraina". Il viaggio al Cremlino. Ma è per l’incontro di Mosca che l’attesa è alta, anche domani al Cremlino si discuterà del conflitto ucraino. La visita di Renzi in Russia ha due obiettivi: ’responsabilizzare’ Mosca sia sull’Ucraina che sul Medio Oriente, ha spiegato il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli. Il primo obiettivo è "quello di indurre in ore complicate, dopo l’omicidio Nemtsov, la Russia a ridiventare un partner responsabile nell’implementazione degli accordi di Minsk, quindi lavorare con i separatisti per riportarli a una corretta implementazione degli accordi di Minsk". Il viceministro ha aggiunto: "Sull’altro fronte, dato che la Russia è un attore globale membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu e ha numerose proiezioni in Medio Oriente, acquisire una collaborazione sui delicati dossier mediorientali, dalla Libia alla Siria e altri". Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in un’intervista ha assicurato che "sullo sfondo del profondo deterioramento delle relazioni tra Mosca e Bruxelles per via della crisi politica interna in Ucraina, la dinamica della collaborazione tra Russia e Italia è calata in modo sostanziale", ma vi è interesse reciproco a "preservare la cooperazione bilaterale costruita in molti anni", ha assicurato , nel giorno in cui è atteso a Mosca in "visita di lavoro" il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il capo della diplomazia russa ha ricordato che nel 2014 "non si sono tenuti" i consueti incontri di alto livello per promuovere i rapporti economici (l’ultimo vertice intergovernativo fu quello di Trieste nel novembre 2013 ndr) e "il volume dell’interscambio, l’anno scorso, è diminuito del 10% rispetto al 2013". "Si è notata la tendenza alla contrazione dei flussi turistici", ha osservato Lavrov, dicendosi però "certo che questa situazione non risponde agli interessi fondamentali dei nostri Paesi". A detta di Lavrov, gli incontri l’anno scorso del presidente Vladimir Putin con Renzi e l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come anche i contatti tra i ministri degli Esteri "dimostrano l’interessamento reciproco nel preservare l’ampia risorsa della cooperazione bilaterale costruita in molti anni". IL GENERALE AMERICANO CHE VUOLE ARMARE KIEV WASHINGTON - Il capo di Stato maggiore della Difesa statunitense (il più alto ufficiale in grado), il generale Martin Dempsey, per la prima volta ha detto che è giunta l’ora di fornire armi alle truppe ucraine affinchè riescano a difendersi dai separatisti filo-russi. "Penso che dovremmo assolutamente fornire aiuti letali (armi)" a Kiev "nel contesto Nato", ha detto alla commissione Difesa del Senato ipotizzando quindi non un’azione dei soli Stati Uniti ma coordinata con gli altri 27 membri dell’Alleanza. L’opzione di armare Kiev è ormai da mesi sul tavolo del presidente Barack Obama che ha già avuto il via libera del Congresso a maggioranza repubblicana. NEMTSOV MOSCA - Le indagini per l’omicidio di Boris Nemtsov, il leader dell’opposizione assassinato vicino al Cremlino venerdì scorso, vanno avanti e gli investigatori sono sicuri di aver identificato i responsabili. Gli uomini sospettati di aver colpito e ucciso Nemtsov. Lo sostiene il capo dei servizi di sicurezza russi (Fsb), Aleksandr Bortnikov. "Ci sono sempre dei sospetti", ha precisato Bortnikov.. Secondo l’agenzia di notizie video Ruptli, uno degli assassini sarebbe stato trovato morto fin dalla notte del 28 febbraio. Si tratterebbe di Aslan Alkanov, gia’ militante "fidato" di "Doku Umarov", il gruppo estremista ceceno che deve il suo nome al leader della guerriglia islamista "neutralizzato" nei primi mesi del 2014. Aslanov sarebbe arrivato a Mosca da Kiev e vicino al suo corpo sarebbe stato ritrovato un pc portatile pieno di documenti e dati tutt’ora allo studio. Quanto alla morte di Aslanov, le apparenze sembrano suggerire l’ipotesi del suicidio. Voci ancora tutte da confermare. Mosca, in migliaia per l’ultimo saluto a Nemtsov Navigazione per la galleria fotografica 1 di 20 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow () () Le indagini. Il canale Ren tv riporta, citando proprie fonti, che gli inquirenti hanno a disposizione "le immagini dei killer" e che sono riusciti a ricostruire il percorso di fuga degli assassini. E’ stato anche ordinato di rintracciare tutte le persone che si sono ritrovate sullo stesso cammino dopo l’omicidio, venerdì notte. Sempre secondo queste fonti, "dalle immagini già possiamo dire che si tratta con ogni probabilità di persone originarie di regioni del sud russo", ovvero del Caucaso. La pista islamica. Una delle piste seguite per la morte di Nemtsov sarebbe quella dell’assassinio di matrice islamista a causa delle posizioni del politico russo sull’attentato a Charlie Hebdo.Un’ipotesi accolta Con un certo scetticismo da più parti, ma che l’individuazione di sospettati di origine caucasica potrebbe tenere a galla. Il Caucaso settentrionale, infatti, è da tempo fucina di militanza e terrorismo islamista e una forte presenza di caucasici è segnalata nelle file dell’Is. L’altro automobile. Oggi è stato anche reso noto che un’altra automobile transitata sul ponte Moskvoretsky proprio durante l’attacco mortale a Nemtosv è di una società che fornisce servizi al ministero delle Finanze e Gosznak, la Zecca di Stato. Lo ha spiegato lo stesso dicastero, smentendo che si trattasse di una vettura del proprio parco auto. L’uomo che era al volante, Dmitri Karamza, 41 anni, ha raccontato al sito Lifenews.ru che cerca di arrotondare il suo stipendio di impiegato pubblico facendo il tassista abusivo e che venerdì notte ha effettivamente visto un uomo giacere sul marciapiede, ma ha pensato a un ubriaco, a qualcuno colto da un malore. "Solo quando sono tornato a casa e ho acceso la tv ho capito ciò che era successo", ha affermato. Putin: "Liberare la Russia". All’indomani dei funerali ai quali hanno partecipato migliaia di persone a Mosca, ha parlato anche il presidente russo Vladimir Putin. Bisogna "liberare la Russia dalla vergogna" di delitti "che hanno una grande risonanza, compresi quelli a sfondo politico" come "l’omicidio sfacciato di Boris Nemtsov proprio nel centro della capitale", ha detto Putin in una riunione di vertice del ministero dell’Interno. Appello al ministero degli Interni. Putin ha invitato il ministero degli interni russo a operare "una svolta" nella qualità delle indagini sui delitti "con motivazioni politiche", "sia quelli recenti, sia quelli compiuti negli anni passati". "In primo luogo è necessario migliorare la soluzione dei crimini, sia recenti sia commessi negli scorsi anni, ci serve una svolta, una nuova qualità di lavoro da parte del ministero e dal tutto il sistema delle forze dell’ordine. Dobbiamo seguire con la massima attenzione i delitti di alto profilo, compresi quelli con motivazioni politiche" ha detto Putin. Ieri, nella giornata del cordoglio Aleksej Navalnyj, nemico numero uno del Cremlino e capo dell’opposizione, ha dichiarato che Nemtsov è stato ucciso per volere di Putin. Oggi è stata smentita la voce sulle imminenti dimissioni del titolare del ministero dell’Interno, Vladimir Kolokoltsev. "Le pubblicazioni sui mass media e su internet riguardanti le dimissioni di Kolokoltsev non suscitano nulla tranne il sorriso", ha commentato l’ufficio stampa del ministero dell’Interno. Venerdì sera Nemtsov, 55 anni, ex vicepremier con Boris Eltsin, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco su un ponte a pochi passi dal Cremlino sotto gli occhi della sua compagna 22enne, la modella ucraina Anna Duritskaya. Lombardozzi: ’’Mosca reagisce, 30mila per Nemtsov fino al cimitero di Politkovskaja’’ Ancora una volta Mosca c’è, in tanti e soprattuto gente normale, hanno salutato Boris Nemtsov assassinato venerdì scorso sulla strada più sorvegliata della capitale, senza che ci sia speranza che si faccia davvero giustizia. La fidanzata rimandata in Ucraina fa pensare che Putin non voglia accentuare la crisi tra i due paesi. Boris Nemtsov è stato poi portato nel cimitero dei grandi russi e dove, forse non a caso, è sepolta anche Anna Politkovskaja assassinata nel 2006. di Nicola Lombardozzi PEZZO DI OGGI DI VABRIZIO DRAGOSEI SU CDS MOSCA Migliaia di persone hanno fatto ieri la fila per rendere omaggio a Boris Nemtsov, l’esponente dell’opposizione assassinato il 27 febbraio. La camera ardente organizzata nel Centro che porta il nome del più famoso dissidente sovietico, il fisico Andrej Sakharov, è stata occasione di una nuova forte polemica tra la Russia e l’Unione Europea. Allo speaker del Senato polacco Bogdan Borusewicz e all’ex ministro lettone ed europarlamentare Sandra Kalniete è stato vietato l’ingresso in Russia. Il presidente del Parlamento europeo Martin Shultz ha parlato di un «grave affronto» e ha detto che interverrà «nella maniera più decisa con le autorità russe». La risposta del ministero degli Esteri di Mosca è stata una sorpresa per i politici europei che hanno rapporti con la Russia. È stato infatti rivelato che esiste una lista di esponenti della Ue ai quali non è consentito l’ingresso nel Paese, come risposta alle sanzioni varate dall’Europa e che hanno vietato la concessione del visto europeo a 151 individui accusati di avere a che fare con le iniziative russe in Crimea e nell’Est dell’Ucraina. A Borusewicz e Kalniete, che volevano esprimere il rispetto europeo per Nemtsov, sarebbe stata impedita la partecipazione ai funerali per una loro presunta «attività antirussa». Di una «controlista» russa si era parlato al momento dell’annuncio dell’elenco europeo, ma poi dal Cremlino non è stata divulgata alcuna comunicazione ufficiale. Ora si è saputo che la lista esiste ma continuerà a essere tenuta segreta. La misura di ritorsione verrà forse utilizzata anche in futuro a seconda delle circostanze che si determineranno. Il corteo dei russi che dalla più vicina stazione della metropolitana attendevano di entrare nel Centro Sakharov ha raggiunto a un certo punto la lunghezza di un chilometro. Dopo la chiusura della camera ardente, alcune migliaia di persone erano ancora in attesa. Tra quelli che sono sfilati davanti alla bara aperta di Nemtsov, che era stato anche vice primo ministro con Boris Eltsin, c’erano la vedova dell’ex presidente russo Naina e molti personaggi che ancora ricoprono ruoli rilevanti nella vita politica ed economica russa: Anatolij Chubais, un altro dei giovani leoni dell’epoca Eltsin che oggi guida la Società statale per le nanotecnologie; l’ex primo ministro Sergej Kiriyenko, capo dell’Ente atomico; German Gref, ex ministro dell’Economia e presidente della Sberbank, la più grande banca pubblica; Aleksej Kudrin, ex ministro delle Finanze e consulente di Vladimir Putin. Per il governo c’erano due vice del primo ministro, Sergej Prikhodko e Arkadij Dvorkovich, esponenti dell’ala liberale e riformista. Più tardi si è svolto il funerale nello stesso cimitero dove è sepolta la giornalista Anna Politkovskaya uccisa nel 2006. Non si sa se le indagini sull’assassino e sui mandanti facciano passi avanti. Per Aleksej Navalny, uno dei leader dell’opposizione che è in carcere e non ha potuto partecipare ai funerali, Nemtsov è stato ucciso a seguito di una disposizione precisa dei vertici russi. «La mia idea — ha detto — può essere smentita solo dalla scoperta della verità su esecutori e mandanti dell’omicidio». Il presidente americano Barack Obama ha detto che l’attentato è «il segno di un clima» che sta peggiorando in Russia, attirandosi le critiche del ministro degli Esteri Sergej Lavrov che lo ha accusato di «non essere in grado di esprimersi in maniera decente». Fabrizio Dragosei MARCO GALLUZZO ROMA Gli incontri li ha chiesti Matteo Renzi e il Cremlino, come del resto il premier ucraino, hanno immediatamente accettato. Se chiedi alla Farnesina o a chi si occupa di questi dossier a Palazzo Chigi, rispondono che non c’è nessuna voglia del premier di scavalcare il ruolo che finora hanno avuto Parigi e Berlino, ma non è un segreto che «nessuno ha il monopolio della pace» e dunque ben venga qualsiasi sforzo, anche italiano, per implementarla. L’isolamento internazionale di Putin, le sanzioni economiche contro la Russia, hanno nei mesi limitato i contatti del Cremlino con gli alleati di una volta: la Merkel e Hollande hanno visto Putin e Poroshenko nella cornice del formato Normandia, nato a Deauville, eppure Putin è riuscito lo stesso a «bucare» il cordone diplomatico che gli è stato imposto andando in Austria e in Ungheria, ricevendo Hollande in aeroporto di ritorno dal Kazakhistan, a dicembre. Per non parlare delle relazioni con Pechino. Insomma isolamento, ma sino a un certo punto. Anche per questo motivo Renzi ha deciso di intraprendere la doppia missione: a Kiev starà poche ore, a Mosca quasi un giorno, non sarà un vertice bilaterale, ma un incontro diplomatico di contesto esclusivamente internazionale: Libia e crisi Ucraina in testa all’agenda. Di sicuro l’Italia ha finora mantenuto una posizione più pragmatica degli alleati del G7: «Senza Mosca si perde un protagonista di rilievo nel lotta al terrorismo, dalla Siria alla Libia» è la linea di Renzi, che ha come obiettivo quello di riportare in modo graduale il Cremlino nel suo ruolo naturale, attore internazionale dal quale non si può prescindere in molte aree di crisi, oltre che membro del Consiglio Onu. Mosca si è già candidata per un pattugliamento navale delle coste libiche, un’aspirazione che al momento, visto la situazione e lo stato delle relazioni con gli altri attori della crisi, appare più velleitaria che realistica. Ma che al contempo descrive la voglia della stessa Russia di tornare protagonista dopo il progressivo isolamento, almeno se le sanzioni verranno ridotte nel tempo. Ovviamente Renzi ribadirà il messaggio che tutta la comunità internazionale ha finora veicolato su Mosca: una violazione unilaterale del diritto internazionale resta da condannare ed è difficilmente sanabile, si spera ora che gli accordi di Minsk vengano attuati secondo gli step che sono stati definiti. Cosa che dipenderà da entrambi i protagonisti, che Renzi vedrà in separata sede: oggi a Kiev Petro Poroshenko, domani prima il premier russo Dmitrij Medvedev, poi il presidente della Federazione, Vladimir Putin. Di sicuro Renzi arriva a Mosca in un momento che non potrebbe essere più delicato, l’omicidio di Nemtsov, i sospetti e i gialli che vi ruotano intorno, il coinvolgimento di una fidanzata ucraina, le manifestazioni di protesta contro il governo di questi giorni, anche sulla Piazza Rossa. Basta poco per compromettere il delicato equilibrio degli accordi del cosiddetto Minsk2. Ieri pomeriggio Renzi ha avuto una lunga videoconferenza con Barack Obama, Angela Merkel, François Hollande, David Cameron e Donald Tusk. Al centro della conversazione proprio la questione russo-ucraina alla luce della implementazione del piano di Minsk e la lotta al terrorismo, in relazione in particolare alla situazione in Libia. Non è casuale che il giro di orizzonte sia avvenuto alla vigilia del viaggio del premier, così come sorprende sino a un certo punto quello che hanno comunicato i russi due giorni fa: Renzi non vuole domande, al termine degli incontri al Cremlino. • -5,3 miliardi la perdita nell’interscambio Italia - Russia nel 2014 (-17% sul 2013) a causa delle sanzioni • 327% la crescita dell’export italiano verso Mosca fra il 2000 e il 2013. La crisi colpisce soprattutto i prodotti tessili PEZZO DI LOMBARDOZZI IERI SU REPUBBLICA NAZIONALE - 03 marzo 2015 CERCA 16/17 di 64 LA RUSSIA DI PUTIN Le due auto, la fidanzata, le telecamere Tutti i misteri dell’omicidio Nemtsov L’amica del leader dell’opposizione ucciso: “Non ho visto il killer”. E torna in Ucraina DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA . Un’auto, anzi due. Tracce di capelli del possibile killer. Il mistero delle telecamere. E soprattutto le contraddizioni della giovane fidanzata ucraina. Tanto fumo e poco di concreto nelle indagini sull’omicidio di Boris Nemtsov, mentre Mosca si prepara a un altro giorno di cordoglio di massa per l’ultimo e definitivo saluto al leader dell’opposizione assassinato al centro sul lungofiume Jauza, dedicato al grande dissidente sovietico Andrej Sakharov. Anna Duritskaya, unica testimone, non ci sarà. La giovane modella nella notte è tornata in Ucraina dopo che la sua versione dei fatti aveva lasciato molti dubbi. E certo non ha fatto un buon effetto il suo rifiuto di sottoporsi al controllo della macchina della verità. La ragazza è formalmente libera. Al telefono ripete di non aver visto niente se non un’auto che si allontanava mentre Nemtsov crollava sul marciapiede. Esclude che il delitto possa essere di tipo passionale e dice che andrà a vivere a casa della madre. La polizia di Mosca si divide tra le indagini vere e proprie e le misure di ordine pubblico per la camera ardente. Vladimir Putin non ci sarà, ovviamente: manderà il suo rappresentante alla Duma. Non ci saranno neppure il premier Dmitri Medvedev, i ministri e i capi dei due rami del Parlamento. Sarà assente il leader più autorevole dell’opposizione di piazza, Aleksej Navalnyj, non per scelta sua: si è visto negare il permesso di uscire anche solo un’ora dal carcere. Non ci sarà il presidente del senato polacco, cui è stato negato il visto, né altri deputati di paesi europei ritenuti “ostili” come la Lettonia. Ci sarà invece il nostro ambasciatore a Mosca, Cesare Raga- glini. La folla si prevede numerosa. Anche lungo la strada per il cimitero di Troyekurovskoe, una succursale periferica dell’ormai saturo cimitero di Novodevicij, riservato a personaggi illustri e dove riposa anche Anna Politkovskaja. Intanto dopo il ritrovamento di una Lada bianca con targa della repubblica caucasica dell’Inguscezia, gli agenti hanno recuperato un’altra auto, una Zaz scura che sono certi sia stata usata dagli assassini. Fonti non confermate dicono che su entrambe le auto ci sarebbero capelli e materiale biologico utili per l’identificazione. La cosa sembrerebbe sgombrare il campo dalle polemiche che si erano incrociate per tutta la giornata sulle telecamere di sicurezza. Si diceva fossero fuori servizio e appariva davvero molto improbabile visto l’altissima concentrazione di obiettivi da proteggere a cento metri in linea dal Cremlino. Per la polizia russa il segreto sui particolari sono ritenuti fondamentali. Probabile, come ammettono alcuni funzionari, che immagini e altri elementi siano a disposizione degli investigatori e che potrebbero portare presto a qualche svolta. Su Internet gira con insistenza la ricostruzione di una nota avvocato, Tatiana Volkova, che sostiene di avere informazioni riservate dei servizi segreti russi. Una storia che attribuisce tutto a un complotto ordito in Ucraina, che lega l’omicidio a un misterioso personaggio caucasico ucciso la stessa notte di Nemtsov da un’altra parte della città, e che ovviamente prevede una complicità della giovane Anna. Non sembra troppo credibile ma la tesi ha molti sostenitori sui media. ( n. l.) © RIPRODUZIONE RISERVATA ALTRO PEZZO DI LOMBARDOZZI SU REP DI STAMATTIN A NAZIONALE - 03 marzo 2015 CERCA 16/17 di 64 LA RUSSIA DI PUTIN Tra gli ultranazionalisti che odiavano Boris “Nemico della Russia” Si dicono più patrioti di Putin: “Stava con l’Ucraina. Nessun cordoglio per lui” NICOLA LOMBARDOZZI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA . Non si parla. Basta uno sguardo del colosso barbuto in giacca di cuoio e aquile sul petto per capire che non c’è niente da fare. I «patrioti più patrioti di Putin », quelli che secondo il tamtam di Internet, avrebbero esultato per la fine di Nemtsov, non sono in vena di chiacchiere. Tra ipotesi strampalate e ricostruzioni più o meno fantasiose sull’omicidio ai piedi del Cremlino, le minacce del loro grande capo, rivolte proprio qualche giorno fa alla “Quinta colonna degli oppositori”, hanno evocato allusioni pesanti. Meglio evitare, come fa il gigante apparso per un attimo davanti a questa palazzina in mattoni rossi di via Nizhnie Mnevniki 110, tra le residenze che furono della nomenklatura del Pcus e i grattacieli “Manhattan style” della nuova City degli affari e della grande finanza. Sembra un anonimo garage coin me tanti, ma è il quartier generale dei “Lupi della Notte”, motociclisti d’assalto, molto amati dal presidente che ne è membro onorario e ci ha fatto pure qualche scorribanda insieme su una luccicante Harley Davidson “Black Magic”. Ma anche dal Patriarca Kirill che li ha benedetti in varie occasioni pur rinunciando alla tentazione di un giro in moto. E’ l’ala più spettacolare, e forse meno pericolosa, di un mondo misterioso fatto di nazionalismo, integralismo cristiano ortodosso, e pura e semplice voglia di menar le mani. Ma una linea comune: «La Crimea non si tocca, niente accordi sul Donbass. Scongiuriamo proteste di piazza stile Majdan». Il mondo in cui, secondo gli amici di Nemtsov, rigorosamente anonimi, sarebbe maturato l’omicidio. Per dare un segnale a tutti ma anche allo stesso Putin qualora fosse tentato dal cedere alle pressioni internazionali sulla guerra in Ucraina. Un mondo rimasto per anni ai margini della cronaca e delle analisi sociologiche ma rinvigorito dalla annessione della Crimea, le sanzioni occidentali e il generale senso di amor di Patria che ne è venuto fuori. Non a caso, dicono, le indagini sono state affidate al generale Igor Krasnov molto noto per le sue inchieste, e i suoi arresti, a carico di estremisti del famigerato “Born”, una sigla che vuol dire più o meno “Associazione dei combattenti nazionalisti” che avrebbe compiuto diversi omicidi in questi ultimi anni a carico di giornalisti, avvocati, difensori dei diritti umani. Niente a che vedere con le borchie e le bandane dei “Lupi della notte”. Una vera organizzazione segreta che comunica trasversalmente sui Social network e che ha sempre individuato come suoi nemici tutta quell’area di liberal filo occidentali ex eltsiniani, come l’oligarca Khodorkovskij, esule in Svizzera dopo la grazia concessa da Putin; l’ex ministro Anatolj Cjubais odiatissimo autore delle privatizzazioni selvagge che crearono la generazione degli oligarchi dopo la fine dell’Urss; e negli ultimi tempi Boris Nemtsov, per il suo attivismo “filo ucraino”. L’ideologia è semplice e anche contraddittoria: difesa assoluta dei sacri valori religiosi e morali della Grande Russia, crociate contro i gay e gli immigrati, contro ogni forma di simpatia per l’Occidente bollato come “fascista”, ma anche sacro rispetto per la memoria di Adolf Hitler. I gruppi sono tanti e quasi anonimi. Alcuni innalzano alle ma- nifestazioni le bandiere giallo nere degli Zar, altri le croci celtiche e perfino le svastiche che pure sono vietate, molti semplicemente la bandiera nazionale. Tutte insegne che abbiamo visto domenica nella manifestazione di popolo per Nemtsov ma anche alla sfilata di qualche giorno prima denominata “Anti Majdan”. Uno dei tanti leader, Dmitri Sablin, presidente di una tale “Fratellanza dei veterani militari”, la spiegava così: «Vogliamo ribadire che quello che è avvenuto a Kiev è solo un sanguinoso golpe che ha ridotto l’Ucraina a colonia della Nato. Impediremo ogni tentativo di camuffare da proteste liberali una Majdan che voglia destabilizzare la Russia». Qualcuno intanto si è già specializzato in azioni punitive come i Portatori dello Stendardo che si fregiano di antiche insegne medievali, recitano preghiere di massa e compaiono con i loro randelli quando c’è da disperdere una manifestazione per i dibattiti ritti omosessuali, un raduno delle Pussy Riot, o un semplice meeting di fans di Madonna, la «cantante maledetta». In questo mondo di media pericolosità sociale si muoverebbero anche personaggi più inquietanti. Sin dalla notte del delitto, il mondo del web si chiede con ansia, per esempio, che fine abbia fatto Igor Girkin, meglio conosciuto come “Strelkov”, cecchino. Moscovita, 45 anni, colonnello dei servizi segreti, era apparso nel Donbass all’inizio di maggio come leader dei ribelli filorussi. Per molti era di fatto il rappresentante militare di Mosca in zona. Appassionato di storia antica, moderatore di raffinati di- sulla guerra napoleonica, ha di fatto coordinato tutte le imprese militari dei ribelli. Nemtsov in persona lo aveva accusato di atrocità umanitarie. Il fatto è che Strelkov, dopo essersi dichiarato pubblicamente contrario ad ogni iniziativa di pace è improvvisamente tornato in Patria in prematura pensione. Proprio mentre altri leader irriducibili della guerriglia venivano eliminati o bruscamente congedati. In tanti hanno letto una voglia del Cremlino di riprendere il controllo di personaggi che non garantivano più totale ubbidienza, assolutamente necessaria per avviare un processo di pace. Di certo, Strelkov, sparito da tutti i radar dei media resta un eroe per tutti i tanto diversi difensori della Patria, in moto, con le croci o le svastiche. I “patrioti più patrioti di Putin” che non mostrano cordoglio per un omicidio che mette nuovamente a rischio i rapporti internazionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA LUCIA SGUEGLIA SULLA STAMPA DI STAMATTINA Funerale «politico» ieri per Boris Nemzov a Mosca, con migliaia di persone in fila per ore a rendergli l’estremo saluto alla camera ardente nel Centro Sakharov. Presenti ambasciatori occidentali dall’Europa - Italia compresa - agli Stati Uniti, l’ex premier inglese John Major, oppositori ed ex politici liberali Anni 90, la vedova di Eltsin, Naina, con la figlia Tatiana. Assenti Putin e Medvedev. A cinque giorni dal delitto «con vista sul Cremlino» che ha scioccato la Russia, restano molti i punti oscuri. Finora nessun arresto. Ieri Vladimir Markin, portavoce del Comitato Investigativo, si è scagliato contro la «disinformazione» intorno al caso che «interferisce con le indagini», assicurando che «viene fatto ogni sforzo per risolvere il crimine».    Il ruolo di Anna Al centro dell’attenzione c’è lei, Anna Duritskaya, 23 anni, la modella ucraina compagna di Nemzov testimone oculare del delitto. In una prima versione dei fatti aveva affermato che i colpi erano partiti da un’auto «di colore chiaro», poi si è corretta sostenendo che probabilmente a sparare è stato qualcuno a piedi, raccolto al volo da un’auto che sfrecciava sul ponte. Ai media russi ha dichiarato di non aver visto il killer in faccia, «tutto è successo alle nostre spalle» (ma gli investigatori ne dubitano), denunciando di essere stata trattenuta in Russia contro la propria volontà (smentita). Ha negato un possibile movente passionale dietro l’assassinio. Dopo aver rifiutato di sottoporsi al test della verità e di far parte del programma di protezione testimoni, ieri ha lasciato la Russia alla volta di Kiev. Senza partecipare ai funerali per sua scelta.   Le piste Cosa è successo la notte del 27 febbraio alle 23,30? Per gli inquirenti restano in piedi diverse piste. Da quella politica (con l’obiettivo di «destabilizzare la Russia») a quella personale, o islamica, suggerita dalla condanna di Nemzov al massacro di «Charlie Hebdo». Fino all’estremismo nazionalista, legato magari ai reduci del Donbass: Nemzov si era opposto alla guerra in Ucraina e all’annessione della Crimea. E pare stesse lavorando a un dossier sulla presenza dei militari russi nell’Est. Ipotizzata anche una responsabilità dei servizi speciali ucraini, o dei militanti ceceni, mentre il blogger dissidente Navalny ritiene che «Nemzov sia stato ucciso dai servizi segreti o da un’organizzazione pro-governativa su ordine delle autorità politiche del Paese (incluso Putin)».    La ricostruzione Il ponte Zamoskvoretsky, a pochi metri dalle mura del Cremlino, è tra le zone più sorvegliate di tutta la Russia, ma nessuna immagine del delitto è ancora saltata fuori. Il quotidiano «Kommersant» ha insinuato che le numerose videocamere di sorveglianza fossero spente o in riparazione. L’Fso, il servizio federale per la tutela delle alte cariche statali, ha però precisato che queste non hanno ripreso la sparatoria perché puntate solo verso il Cremlino. Difficile crederci. Per ora l’unico video disponibile è quello, molto sgranato, della tv russa Tvc, dove si intravede il probabile killer allontanarsi dalla scena, nascosto da uno spazzaneve di passaggio. Ieri il sito LifeNews, ritenuto vicino ai servizi segreti russi, ha pubblicato un’intervista con un uomo a volto oscurato (probabilmente il secondo testimone, su cui vi è riserbo totale), identificato come il conducente dello spazzaneve: nemmeno lui avrebbe visto l’assassino poiché concentrato sul proprio lavoro. Per altre fonti, il killer poteva essere nascosto sotto il ponte, e si parla anche di un «palo». Nemzov è morto colpito alla schiena da 4 colpi di pistola. Gli investigatori hanno trovato almeno sei bossoli calibro 9 sparati da una vecchia Makarov, arma a lungo in dotazione alle forze armate russe, ma anche molto comune nel Paese fin dagli Anni 90. La stessa con cui fu uccisa Anna Politkovskaya. Per il «Kommersant», «gli inquirenti sono sicuri che non si trattava di professionisti». Ora le indagini si concentrato su due auto: una Lada con targa caucasica, e una Zaz (vecchia utilitaria di fabbricazione ucraina). Ma secondo LifeNews venerdì notte Nemzov sarebbe stato seguito da almeno tre auto.