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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

Ex grillini, ex forzisti, socialisti e vendoliani renziani. Se c’è una cosa di cui non si può accusare il gruppo Misto di Camera e Senato è l’intolleranza, visto che è un melting pot di esperienze così diverse che difficilmente si sarebbero incontrate altrove

Ex grillini, ex forzisti, socialisti e vendoliani renziani. Se c’è una cosa di cui non si può accusare il gruppo Misto di Camera e Senato è l’intolleranza, visto che è un melting pot di esperienze così diverse che difficilmente si sarebbero incontrate altrove. Non si può parlare di larghe intese, certo, però la sopportazione, qui, è necessariamente all’ordine del giorno. ANCHE LADY BONDI? E come potrebbe essere altrimenti? Sono 36 i deputati iscritti al gruppo, 30 al Senato con il possibile arrivo di Manuela Repetti, imprenditrice e moglie di Sandro Bondi, che in una lettera al Corriere della sera ha spiegato i motivi del suo addio a Forza Italia, dovuto soprattutto a una «guerra interna per la successione». Una fuoriuscita però congelata dopo il pranzo con l’ex Cavaliere. All’elezione, deputati e senatori devono comunicare a quale gruppo intendono iscriversi. Nel Misto vengono inseriti d’ufficio i parlamentari che non sono iscritti altrove o, come nel caso della Repetti, decidono di uscire da un gruppo dichiarando di aderire al Misto. O 20 DEPUTATI O 10 SENATORI. Nella pratica, dunque, il Misto è la casa di chi non ha i numeri per costituire un gruppo autonomo - servono 20 deputati o 10 senatori - ma, nel corso di una legislatura, risente degli sviluppi della politica e della vita dei partiti. Qui dunque siedono i berlusconiani delusi come la Repetti o pentastellati che si sono sentiti delusi da Beppe Grillo. E vi transitano quanti sono in attesa di concludere accordi e alleanze per acquisire peso e creare una forza propria, o aderire a uno dei partiti maggiori. MINI COMPONENTI INTERNE. L’eterogeneità dunque è la parola d’ordine. Infatti, proprio per rispettare le diversità di visione politica e valori, il regolamento delle due Camere prevede che al suo interno il gruppo Misto si divida in componenti politiche: per formarne una alla Camera servono tre adesioni, al Senato ne basta una soltanto. Le componenti hanno un tempo (seppure ridotto) per ciascuna, durante le dichiarazioni di voto, come se fossero un mini- gruppo all’interno del gruppo stesso. Al Senato guida De Petris di Sel Loredana De Petris, Vannino Chiti, Mario Mauro, Anna Cinzia Bonfrisco e Augusto Minzolini alla Camera. (© Ansa) Loredana De Petris, Vannino Chiti, Mario Mauro, Anna Cinzia Bonfrisco e Augusto Minzolini alla Camera. Il gruppo Misto al Senato conta oggi quattro componenti diverse. La prima è Sinistra ecologia e libertà, con sette esponenti, che ha al momento anche la guida del gruppo. La presidenza, infatti, è affidata a Loredana De Petris, il vice è Peppe De Cristofaro, il segretario Massimo Cervellini, tesoriere Luciano Uras, cui si aggiungono Giovanni Barozzino, Alessia Petraglia e Dario Stefano. ITALIA LAVORI IN CORSO. Poi c’è tutta la pattuglia di ex Movimento 5 stelle. Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella hanno una loro componente, Italia lavori in corso, di cui prima facevano parte anche Paola De Pin, Monica Casaletto, Alessandra Bencini, Louis Alberto Orellana, oggi nel Misto semplice (cioè senza appartenere a una componente politica definita). MOVIMENTO X E VERDI. Ne faceva parte anche Lorenzo Battista, che poi è passato a Gal (Grandi autonomie e libertà). Da sette che erano i primi fuoriusciti del M5s, che lasciarono in polemica con la gestione di Beppe Grillo e la comunicazione del movimento, oggi sono rimasti in due. Poi ci sono Bartolomeo Pepe, Maria Mussini, Maurizio Romani e Laura Bignami hanno il loro “Movimento X”. Pepe a gennaio ha inoltre aderito alla Federazione dei Verdi diventando così il nuovo portavoce al Senato, riportando ’il sole che ride’ in parlamento. Altri ex pentastellati sono nel Misto semplice: Cristina De Pietro, Adele Gambaro, Giuseppe Vacciano, Ivana Simeoni, Francesco Molinari e Marino Mastrangeli. LA SOLITARIA LIGURIA CIVICA. Maurizio Rossi, ex montezemoliano di Italia Futura, eletto a Palazzo Madama con Scelta civica, con il disgregamento della compagine dei bocconiani ha dato vita a “Liguria Civica”, di cui è il solo esponente al Senato, e il cui progetto è, ovviamente, fortemente radicato sul territorio e legato all’obiettivo di presentare liste alle elezioni amministrative in Liguria, dove a maggio 2015 sono in programma anche le Regionali per cui Rossi aveva sostenuto lo sconfitto Sergio Cofferati. Negli uffici del gruppo Misto, il senatore incontra spesso i suoi ex colleghi di Scelta civica che non sono passati ad altri partiti. In primis l’ispiratore Mario Monti, ma c’è anche l’economista Benedetto Della Vedova, arrivati a fine febbraio dopo lo scioglimento del gruppo con cui erano arrivati in Senato. EX PD, CIAMPI E RENZO PIANO. Infine, siedono nel misto l’ex Pd Salvatore Margiotta, il senatore a vita Carlo Azeglio Ciampi - da tempo assente da Roma per motivi di salute - e l’architetto Renzo Piano, anche lui senatore a vita. Con l’arrivo di Manuela Repetti, prima forzista ad approdare su questi lidi dai margini incerti, si arriva a quota 30: per fortuna negli uffici alle spalle di Palazzo Madama c’è spazio per tutti. Italiani all’estero, socialisti, liberali, centristi: che Babele a Montecitorio Claudio Fava. (© La Presse) Claudio Fava. Alla Camera, se è possibile, la situazione è ancora più complessa. Quattro le componenti ufficiali: Alternativa libera, con 10 deputati, Movimento associativo italiani all’estero - Alleanza per l’Italia, con quattro membri. Minoranze linguistiche, con cinque; Partito socialista italiano (Psi) - Liberali per l’Italia (Pli) con sei componenti. Sono 11 quelli non iscritti a nessuna componente, per un totale di 36 deputati. TABACCI SCIOLTO E RISORTO. Una componente politica invece è sparita: si tratta di Centro democratico di Roberto Capelli, Carmelo Lo Monte e Bruno Tabacci, nata dopo le elezioni del 2013 e sciolta nell’autunno 2014 con la fusione i centristi di “Per l’Italia” che ha dato vita al gruppo Per l’Italia - Centro democratico. SONO 10 GLI EX GRLLINI. In Alternativa libera si ritrovano da febbraio 10 ex pentastellati che hanno tagliato i ponti con Beppe Grillo: Walter Rizzetto - da tempo critico con la gestione del Movimento e contestato dagli attivisti per aver incontrato il Pd per le consultazioni sul presidente della Repubblica - Massimo Artini, espulso a dicembre 2014 e poi Sebastiano Barbanti, Tancredi Turco, Mara Mucci, Aris Prodani, Samuele Segoni, Eleonora Bechis, Marco Baldassarre, Gessica Rostellato. TRE ELETTI ALL’ESTERO. Poi c’è il Maie, Movimento associativo italiani all’estero - Alleanza per l’Italia (Api), di cui fanno parte Mario Borghese, Renata Bueno e Ricardo Antonio Merlo, eletti all’estero, con Franco Bruno, proveniente da Centro democratico. Nel gruppo delle Minoranze linguistiche siedono Daniel Alfreifer, Renate Gebhard, Mauro Ottobre, Albrecht Plangger, Manfred Schullian. Psi e Liberali per l’Italia possono contare su Lello Di Gioia, Marco Di Lello (leader dei socialisti e appena sconfitto alle Regionali campane), Pia Elda Locatelli, Oreste Pastorelli, l’ex M5s Ivan Catalano e l’ex Sel Claudio Fava. IN MOLTI SENZA BANDIERA. Nutrita anche la truppa di quei deputati che non hanno trovato una componente in cui raccogliersi e non ne hanno fondata una propria: Tommaso Currò, ex grillino come Alessandro Furnari, Cristian Iannuzzi, Vincenza Labriola, Paola Pinna e Alessio Tacconi; Aniello Formisano, un tempo Idv, proveniente da Centro democratico come Pino Pisicchio; l’ex Scelta civica Edoardo Nesi, gli ex Pdl Mauro Pili e Barbara Saltamartini. IN LED E POI FINITI NEL PD. Nel Misto hanno transitato anche i fuoriusciti di Sel Titti Di Salvo, Claudio Fava, Luigi Lacquaniti, Fabio Lavagno, Gennaro Migliore, Martina Nardi, Ileana Cathia Piazzoni, Nazzareno Pilozzi e Alessandro Zan che, con il supporto dell’ex grillina Labriola, a luglio 2014 avevano dato vita a Libertà e diritti - Socialisti europei (Led). A novembre otto di loro, esclusi Labriola e Fava, hanno aderito al Pd, una mossa ipotizzata fin dall’inizio, capitanati da quel Gennaro Migliore che i renziani avevano candidato alle primarie per la scelta del governatore in Campania e che è stato costretto al ritiro a 72 ore dal voto.