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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

Le due facce del commendatore Helg. L’uomo che inventò lo sportello delle denunce per combattere il pizzo e l’estorsore, che del mafioso aveva pure le movenze. Ecco chi è il presidente degli imprenditori di Palermo

Era il campione dell’antiracket, ma si rivolgeva come un boss al commerciante che lo supplicava di sbloccare una pratica. «Parliamoci chiaro – diceva Roberto Helg – c’è una richiesta di 150 mila euro... il problema è che devono essere pagati subito, prima del prossimo consiglio di amministrazione del 25 febbraio». Nell’ultimo anno aveva partecipato a dodici iniziative per promuovere la lotta al malaffare, al fianco di prefetti, questori e magistrati. Ma aveva persino le movenze del mafioso: «Ero terrorizzato – ha raccontato Santi Palazzolo, il pasticciere che ha avuto il coraggio di denunciare – il giorno in cui arrivai nel suo ufficio, alla presidenza della Camera di commercio, mi fece capire a gesti che dovevo tirare fuori il cellulare dalla giacca e lasciarlo sul tavolo. Poi, mi prese sottobraccio, mi portò in un’altra stanza, vicino alla finestra, e sussurrò: “Se ti faccio confermare il sette per cento... poi ci sono da pagare...”».
Helg aveva inventato lo sportello delle denunce a disposizione degli esercenti, aveva portato il gazebo della legalità nel quartiere San Lorenzo, sosteneva dal 2009 il premio Libero Grassi in memoria dell’imprenditore ucciso dagli estorsori e aveva promosso i corsi anticorruzione. Ma faceva paura al commerciante che da mesi chiedeva solo quello che gli spettava, la proroga della sua concessione per lavorare all’aeroporto Falcone Borsellino: «Ero intimorito, esasperato, lui era un simbolo. E come potevo andare contro un simbolo? Helg mi diceva che senza quei 100 mila euro potevo considerarmi fuori dall’aeroporto. Diceva pure che la mia vita imprenditoriale sarebbe finita».
Aveva due facce, il commendatore Helg, titolare di un’impresa fallita eppure rappresentante degli imprenditori, amico prima dei forzisti Schifani e La Loggia e poi dell’ex presidente pd della commissione antimafia Beppe Lumia. Spesso in lite con Confindustria, ma fra i primi ad esprimere solidarietà al presidente siciliano degli industriali, Antonello Montante, indagato per mafia. E i due simboli sfregiati, Helg e Montante, ora stanno insieme nel board di Unioncamere Sicilia a cui la Regione di Crocetta ha assegnato una commessa da 2 milioni di euro in vista di Expo. «Io i soldi li ho dati all’istituzione, non alle persone, prima di queste notizie...», taglia corto il governatore.
Ma oggi la Sicilia si interroga su quest’antimafia incerta, su questa melassa informe in cui Helg può menar vanto delle espulsioni da Confcommercio di quattro imprenditori («Hanno pagato il pizzo senza collaborare con la giustizia»), può citare con orgoglio «il codice etico più rigoroso mai adottato» e poi spiegare all’imprenditore da taglieggiare, con il tono di voce del Padrino, che dare la tangente conviene: «La royalty che tu paghi alla Gesap, dal 7 noi passiamo a 10... quindi tu hai un risparmio...». Solo due mesi fa, davanti al presidente dell’authority Raffaele Cantone, il leader dei commercianti anti-pizzo diceva che «non ci sono dati che possono esprimere la tristezza della corruzione». Una tristezza che non ha impedito a Helg, lo stesso Helg, di illustrare con freddezza il concetto di una mazzetta moderna, concepita a rate: «Anche se non hai 100 mila euro – dice a Palazzolo che lo registra – bastano al momento 35 o 40 mila, giusto per dare a loro la certezza dell’impegno. Poi, la differenza la pagheremo dopo, 10 mila euro al mese per i cinque mesi che verranno». Chi sono “loro”? È il mistero di quest’indagine. Il sospetto è che in nome dell’antiracket ci sia una cricca a gestire proprio le estorsioni.
Ma va così nell’Isola degli antimafiosi pronti a ridicolizzare persino l’icona del Gattopardo, dove può capitare che Helg neghi «categoricamente» che nel centro di Palermo il 90 per cento dei negozianti paghi il pizzo e poi emerga inequivocabilmente come estorsore nelle conversazioni consegnate alla magistratura. Dove può capitare che il presidente della Camera di commercio plauda all’operazione “Apocalisse 2” che ha mandato in galera una cinquantina di “esattori” dicendo che «lavorare nella legalità è l’unica scelta possibile». E finisca un mee dopo all’Ucciardone. Già nell’89, peraltro, Helg era stato sfiorato da un’indagine: il suo nome era stato trovato nel libro mastro dei potenti boss Madonia. Sembrava un ricordo lontano. In molti, a Palermo, ricordano ancora la lezione sul rating di legalità per le imprese che il professor Helg fece all’aula magna di Ingegneria davanti agli ufficiali della Guardia di finanza. Non un termine inglese, ma un siciliano spiccio, gli sono invece serviti per rassicurare l’imprenditore estorto sui termini di pagamento: «Fammi un assegno e m’u tegnu sarbatu (me lo tengo conservato, ndr)». Ma ad ascoltare c’erano i carabinieri, più veri di un’antimafia da Zelig. A rivelare l’ultima impostura che come teatro aveva l’aeroporto intitolato a due martiri di Cosa nostra.