Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

Alonso rinuncia al Gp d’Australia: «Sarà difficile non esserci, ma capisco le raccomandazioni dei medici. Un secondo impatto in meno di ventuno giorni, no»

ILMISTEROn on si dirada, il giallo s’infittisce, ma arriva la prima certezza: Fernando Alonso non correrà il primo Gp della stagione, il 15 marzo a Melbourne, in Australia. Resterà a casa, su vivo consiglio dei medici, nella sua villa di Oviedo, per riposarsi, rimettersi in forma, “limitare i rischi” di una seconda botta in testa, che potrebbe avere conseguenze molto serie, anche se, si legge nel comunicato della McLaren che annuncia il forfait del pilota, sta già molto bene. Un paziente completamente sano. Non risultano lesioni, né complicazioni neurologiche, Alonso non presenta sintomi allarmanti, eppure lo si consiglia di non correre, perché è meglio evitare i rischi di una possibile seconda commozione cerebrale, dopo la prima (finalmente ammessa e sino a ieri negata un po’ da tutti, a cominciare dalla McLaren e dal suo presidente Dennis) subita il 22 febbraio nell’incidente di Barcellona. I dottori si raccomandano e Alonso, solitamente leone in gabbia quando non può essere attivo perché ha la competizione nel sangue, almeno all’apparenza accetta mansueto, come cinguetta via twitter: «Sarà difficile non essere in Australia, ma capisco le raccomandazioni dei medici. Un secondo impatto in meno di ventuno giorni, No».
Getta la spugna, se ne fa una ragione. Ma questo, per chi lo conosce bene, non contribuisce certo a fare piena luce su quanto è successo. Qualche giorno fa, in un video messaggio, aveva annunciato ai tifosi «di sentirsi molto bene», che se fosse stato per lui avrebbe partecipato ai test di Barcellona e che comunque «ci saremmo visti molto presto in pista». Presto, ma evidentemente non abbastanza per andare a Melbourne. Gli esami medici effettuati lunedì hanno rintuzzato il suo ottimismo, ammesso che esistesse, in una vicenda che continua ad abbondare di diverse verità e molti lati oscuri. La sua rinuncia al debutto alimenta le ipotesi più disparate: dalla Spagna arrivano voci (non confermate da Alonso o dal suo entourage) di una insofferenza verso McLaren, vettura che ha vissuto i tre test pre stagionali alla stregua di un calvario e che a Melbourne rischia un deprimente anonimato, una corsa fuori dai punti o addirittura un ritiro dopo pochi giri. Alonso non è contento e c’è chi è tentato di rovesciare la situazione, parlando di una McLaren che sino all’ultimo avrebbe cercato, senza successo, di convincerlo a gareggiare. Sono le stesse fonti che non hanno mai creduto in un’armonia ritrovata fra lui e Dennis (ai tempi del primo round McLaren si erano lasciati in maniera pessima, stracci volati e mai raccolti) e che ora parlano di un inizio di guerra silenziosa fra i due, complice una macchina che sta muovendo davvero a fatica i suoi primi passi.
Questa tesi, o parte di verità, muove dal fatto che il comunicato McLaren in sostanza dice: «Non ha nulla, ma è meglio che non corra». C’è poi l’altra faccia della medaglia, la versione della squadra dopo il mancato ok medico di lunedì. L’esatta dinamica dell’incidente (su cui la Fia sta svolgendo un’inchiesta) resta nebulosa, ma intanto si dice che «dopo esami approfonditi i medici hanno informato Alonso dell’assenza di qualsiasi problema.
Lo ritengono completamente sano dal punto di vista neurologico e cardiaco. Però gli raccomandano di limitare ogni fattore di rischio ambientale che potrebbe provocare un’altra commozione cerebrale, troppo ravvicinata rispetto alla prima. Lo stop serve a ridurre la possibilità di una seconda sindrome da impatto. Il pilota si sente bene, pronto per correre. Per questo non si sono opposti al fatto che abbia già ripreso l’attività fisica per prepararsi al ritorno in Malesia il 29 marzo». Come dire, smania, tutti lo incoraggiamo, ma intanto lo fermiamo. Con la chicca finale di una McLaren che specifica: «Noi sosteniamo la decisione presa da Fernando su consiglio dei medici». Che ai malpensanti rischia di suonare così: noi ne avremmo preso un’altra. Fatto sta che in pista andranno Button e Magnussen. Con le illazioni che si sprecano. E la trasparenza che continua a latitare.