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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

L’accordo tra Telecom e Mediaset, il matrimonio tra Mondadori e Rizzoli, l’Opa sulle torri di Rai Way. Così Fininvest vuole essere presente su tutti i tavoli della partita cercando di ottenere il più possibile. Intanto, il finanziere francese Vincent Bolloré, che ha gli occhi ben puntati sul nostro mercato, e rafforza la sua posizione in Vivendi. Chissà se cederà alla tentazione di incrementare attraverso il colosso dell’entertainment la partecipazione in Telecom per diventarne il padrone?

Ci sarà pure un motivo se un finanziere prudente e riservato come Vincent Bolloré ha puntato in questi giorni altri 852 milioni di euro per incrementare dal 5,15% all’8,15% la propria partecipazione in Vivendi. Il colosso dell’entertainment francese sta concludendo in queste settimane la sua strategia di uscita dal settore delle telecomunicazioni, vendendo il residuo 20% che aveva in Sfr (in totale dalla vendita dell’operatore telefonico ha ricavato 17 miliardi) e finalizzando la cessione della brasiliana Gvt a Telefonica per 7,45 miliardi. Una volta pagati i debiti e distribuito 5,7 miliardi tra dividendi straordinari e riacquisto di azioni proprie Vivendi avrà una posizione finanziaria netta positiva per 10-12 miliardi. Una massa enorme di denaro che nelle intenzioni del management che ha condotto sin qui le operazioni dovrebbe essere reinvestita nel settore dei contenuti multimediali, magari contigui alla musica (Universal), alla tv a pagamento (Canal Plus) e alle radio che sono già presenti nel suo portafoglio.
Ma ora questa strategia dovrà fare i conti proprio con Bolloré, che avendo rafforzato la sua posizione di socio di riferimento (e i ben informati riferiscono che potrebbe crescere ulteriormente) e avendo piazzato nel consiglio di sorveglianza due uomini di cui si fida molto, Tarak Ben Ammar e Dominique Delport, il numero uno del gruppo Havas, avrà sempre più voce in capitolo. Ci sarà l’Italia nel mirino di Vivendi nel prossimo futuro? Nell’ultimo consiglio di amministrazione, secondo ricostruzioni attendibili, si è parlato di Europa del Sud e Africa, come aree su cui concentrare l’attenzione nei prossimi anni. In Africa la tv a pagamento Canal Plus ha già una buona presenza e può essere incrementata, ma i mercati sono ancora di piccole dimensioni. La Spagna è chiusa da un colosso che di nome fa Telefonica, la prima a scegliere decisamente la strada della distribuzione della tv a pagamento attraverso la banda larga. Rimane l’Italia e in particolare Telecom di cui Vivendi diventerà tra poco azionista importante ricevendo da Telefonica azioni pari al 5,7% del capitale e all’8,3% dei diritti di voto. Bolloré cederà alla tentazione di incrementare attraverso Vivendi la partecipazione in Telecom per diventarne il padrone, visto che i soldi non mancano? Ovviamente è presto per dirlo, almeno fino a giugno la situazione rimarrà fluida, dovendosi ancora chiudere l’operazione Gvt. E la sua strada si incrocerà con quella di Mediaset e di Berlusconi, di cui Ben Ammar è amico e consigliere fidato? Istintivamente la strada sembrerebbe segnata ma a una lettura più attenta il percorso potrebbe essere diverso. Bolloré ha dimostrato con una più che decennale presenza di socio e consigliere di Mediobanca di non avere una forte propensione al controllo. Si è rivelato un azionista paziente, voglioso di guadagnare certo, ma capace di lasciare ampio spazio al management. E la Telecom nella versione public company, di cui Ben Ammar ha un’esperienza diretta in quanto consigliere espresso da Mediobanca, è un valore cui un investitore lungimirante oggi non dovrebbe rinunciare. D’altronde nella stessa piazzetta Cuccia è presente anche la Fininvest ma lì non si è mai formata un’alleanza di blocco tra Bolloré e la famiglia Berlusconi, semmai ci si guarda con simpatia. Forse il legame più solido era stato stretto ai tempi di Geronzi, fino alla battaglia che ha portato all’estromissione del banchiere da Generali. La convergenza dei mezzi e le amicizie potrebbero certo portare Telecom a stringere un accordo commerciale con Mediaset Premium, la pay tv del Biscione in cerca di accasamento. Ma non di più, il matrimonio Mediaset-Telecom, quello forse più cercato negli anni dal gruppo di manager che ruota intorno a Berlusconi, non è nell’interesse del gruppo telefonico e sia Ben Am- mar che Bolloré ne sono consapevoli. Più che altro il recente attivismo del gruppo Fininvest su più fronti, la tv a pagamento, l’assalto ai libri della Mondadori e l’Opa sulle torri di trasmissione di Rai Way, dimostrano la volontà di essere presente su tutti i tavoli della partita cercando di ottenere il più possibile. Ma se per la pay tv la soluzione migliore secondo Ben Ammar è la fusione con Sky, visto che due operatori sul mercato italiano non riescono a guadagnare sufficientemente, per le torri l’obbiettivo potrebbe essere puramente monetario. Mediaset dovrebbe cercare di ottenere dal governo l’autorizzazione alla fusione con Rai Way in cambio dell’impegno a una forte riduzione nell’azionariato per lasciare il posto a investitori istituzionali specializzati in infrastrutture. A quel punto, senza la pay tv e dopo aver fatto cassa con le torri, Mediaset e Mondadori quali produttrici di contenuti potrebbero anche far gola alla Vivendi 2.0 che Bolloré sta disegnando in queste settimane con i suoi più fidati consiglieri.