il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2015
Ai funerali di Nemtsov migliaia di persone hanno sfidano il freddo per deporre un fiore. Tra i grandi assenti, Alexei Navalnyj, il blogger antiPutin e Anna Duritskaya che dopo essere stata interrogata dalla polizia è tornata in Ucraina
Una fila lunga un chilometro, con migliaia di persone che sfidano il freddo aspettando il proprio momento per deporre un fiore o un cero nella camera ardente allestita al centro Sakharov. È così che ieri Mosca ha dato l’ultimo saluto a Boris Nemtsov, lo strenuo oppositore dello “Zar” Vladimir Putin fatto fuori a colpi di pistola venerdì notte a pochi passi dal Cremlino. Accanto alla bara, straziati dal dolore, c’erano l’anziana madre, il fratello, l’ex moglie e i quattro figli.
Il grande assente è stato invece l’avversario numero uno di Putin, Alexei Navalny, condannato a 15 giorni di carcere per aver distribuito in metro i volantini di una manifestazione dell’opposizione. E a cui i giudici hanno negato un permesso speciale di poche ore per assistere ai funerali dell’amico scomparso. Navalny ha puntato il dito direttamente contro Putin per l’omicidio di Nemtsov: “Ritengo – ha scritto sul suo sito internet – che sia stato ucciso dai servizi segreti o da un’organizzazione pro-governativa su ordine delle autorità politiche del Paese (incluso Putin)”. Queste organizzazioni “terroristiche ed estremiste – ha poi spiegato citando come esempi il gruppo Anti-Maidan e le unità armate del presidente ceceno Ramzan Kadyrov – si creano direttamente nelle riunioni del Cremlino”.
SECONDO IL BLOGGER anti corruzione, bisogna inoltre “smettere di mentire in modo ipocrita” affermando che l’omicidio dell’oppositore “non conveniva a Putin” (come ha suggerito la presidenza russa dichiarando che Nemtsov non era una minaccia a livello politico per l’uomo forte di Mosca). A chi la pensa così Navalny consiglia di aprire “il manuale di storia”, perchè ritenere che uccidere un dissidente non sia conveniente per il potere è come credere che “a Stalin non serviva il terrore rosso” o che “Pinochet raccoglieva gente negli stadi per giocare a calcio”. Dopo quattro ore di camera ardente, nel pomeriggio Nemtsov – di origine ebrea, ma battezzato – è stato sepolto nel cimitero Troyekurovskoye, lo stesso in cui riposa anche Anna Politkovskaja. Ai funerali non ha partecipato neanche la compagna, Anna Duritskaya: la giovane modella ucraina che si trovava con Boris al momento dell’agguato è tornata a Kiev lunedì notte, dopo essere stata a lungo interrogata come testimone. Intanto, mentre restano ignoti sicari e mandanti, la tv filo governativa LifeNews rivela che l’oppositore sarebbe stato seguito da almeno tre auto nel giorno in cui è stato ucciso e che a provarlo ci sarebbero dei video ora al vaglio degli inquirenti. LifeNews ha inoltre diffuso un filmato che riprenderebbe i primi minuti della fuga in auto del killer e dei suoi complici nel centro di Mosca.