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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

Cervelli in fuga, chi sono, cosa fanno e perché scelgono di vivere a Londra? Nel documentario di Davide Vullo il ritratto di un popolo oltre confine, sempre in movimento

 Quanti sono gli italiani a Londra lo sappiamo: mezzo milione, in crescita costante (la sesta città italiana). Un incremento del 60 per cento, rispetto a tre anni fa. La vera domanda è: chi sono? Che fanno? Perché proprio a Londra? Cosa cercano in una città dove vivere è carissimo e dove piove tutto il tempo?
   Una curiosità più che legittima. E qui arriva Luca Vullo, 36 anni, regista indipendente, che ha girato Influx, un film sull’immigrazione italiana a Londra vista e raccontata da chi a Londra già ci sta. (Influx è la parola inglese con la quale si descrive l’afflusso dei migranti).
   Sia detto per onestà, perché sia chiaro il conflitto di interessi: l’autore ha intervistato anche chi scrive, insieme ad altri scrittori, corrispondenti, professionisti vari, cuochi, camerieri, infermieri, manager, medici, impiegati, funzionari e via elencando. Impossibile citare tutti i mestieri, perché gli italiani sono ovunque e fanno di tutto.
   Ce ne sono di famosi e di sconosciuti – i più – e ognuno ha la sua storia, che non è interessante di per sé, ma Vullo la fa diventare interessante perché mettendole tutte insieme fa il ritratto di un popolo oltre confine, in movimento.
   PER ESEMPIO, Vullo e la sua troupe sono stati cinque giorni al Consolato Italiano a Farringdon (dove tutti prima o poi devono passare, per rifare il passaporto) e hanno usato la telecamera come farebbe un antropologo in una foresta tropicale. Qui l’animale italico viene filmato nel suo habitat. C’è il lato umano tipico dell’italiano, che arriva in ritardo (quando va negli uffici inglesi è puntualissimo!), porta metà dei documenti necessari (quando va in quelli inglesi è precisissimo!) e si affida alla buona volontà del funzionario dall’altra parte dello sportello. Che a sua volta è parte del ritratto, perché, suo malgrado, rappresenta il lato burocratico delle istituzioni con tutte le magagne che ben conosciamo.
   Influx è un film interessante perché non è la solita storia lagnosa della fuga dei cervelli. Ci sono anche loro, per forza. Perché Londra è piena di cervelli in fuga (il 58% degli italiani qui hanno una laurea o un master). Ma non è la lagna dell’italiano emigrante che se ne va a cercare fortuna con l’amarezza in corpo. È un film indipendente girato anche grazie a un crowdfunding sulla piattaforma Indiegogo (raccolte 20 mila sterline), ma Ambasciata, Consolato e Istituto di Cultura hanno dato una mano attiva e il patrocinio.
   Da siciliano, Vullo conosce bene l’emigrazione e quindi cerca di raccontarla da un angolo diverso.
   È lui stesso un immigrato, a Londra da 2 anni, dove è diventato popolare con il suo precedente documentario, sulla gestualità degli italiani. “È una emigrazione diversa da quella degli anni Cinquanta, ma le necessità sono le stesse. La storia si ripete. Noi non siamo in una fase postbellica, ma è come se lo fossimo – spiega Vullo – Non è facile raccontare la comunità italiana di Londra, perché siamo molto variegati. Mi interessa soprattutto l’analisi psicologica. Londra diventa uno specchio per conoscere meglio gli italiani e il nostro paese, le nostre origini”.
   LE VOCI raccolte sono tantissime. Eccone alcune, prese a caso: “Non è facile partire. Ma una volta partiti, non è facile tornare”. “L’Italia è fantastica, quando non ci vivi”. “Londra ti chiede di metterti in gioco. Se non si è determinati, diventa un incubo”. “Molti sembra che scappino dall’Italia”. “Alcuni sono incoscienti, altri sono mossi dalla disperazione”. “Molti partono con aspettative altissime, e capiscono che la realtà è dura”. “Se hai un sogno e sei determinato, probabilmente a Londra vieni a realizzarlo”.
   Influx uscirà nei cinema, in tv e come progetto multimediale (dopo Londra, procederà con altri luoghi dell’immigrazione italiana). Il motto è: “God save italians”. È stato presentato proprio ieri alla Official Short Film Competition di Cannes, con ambizioni di entrare nella lista dei cortometraggi in concorso. E Vullo dice: “Alla fine Londra è questo: è la fabbrica dei sogni”.