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 2015  marzo 04 Mercoledì calendario

Il caso De Luca spacca il Pd. Sulla Severino, la Boschi passa la patata bollente alle Camere: «Il governo non interverrà. Vedremo se il Parlamento riterrà di dover intervenire». E se per Bersani «o si cambia la Severino o si cambiano le regole d’ingaggio per le primarie del Pd», Civati crede che «a parti invertite, avremmo scatenato una furia omicida. Se è una legge pessima, non dovevamo votarla. Così finisce che facciamo una legge ad personam»

Imbarazzo. Il caso di Vincenzo De Luca, candidato vincente alle primarie del Pd in Campania, condannato in primo grado per abuso d’ufficio, mette il partito in una condizione difficile. Perché, in caso di vittoria, la legge Severino prevede la sospensione dall’incarico (come accadde a Napoli per Luigi de Magistris, poi reintegrato dal Tar). E in questa oggettiva situazione di confusione, si fa avanti l’opposizione. Pier Luigi Bersani lo dice chiaro: «La Severino contiene rigidità eccessive, un abuso d’ufficio è una cosa che può succedere a un sindaco. O si cambia la Severino, senza fare delle leggi ad personam, o si cambiano le regole d’ingaggio per le primarie del Pd».
Per il governo parla il ministro della Giustizia Andrea Orlando: «Le leggi si devono cambiare se c’è una valutazione di carattere complessivo non su un singolo caso». La collega Maria Elena Boschi dice no «al momento», ma lascia aperto uno spiraglio: «Vedremo se il Parlamento riterrà di dover intervenire». La patata bollente sembrerebbe così passare dal governo al Parlamento. Se non fosse che la minoranza pd ributta la palla dall’altra parte. Eh no, ribatte Gianni Cuperlo: «Non si può usare il Parlamento à la carte : il coinvolgimento non vale sulla riforma costituzionale e vale per la Severino?». Alfredo D’Attorre concorda: «Qual è la mia posizione? Sentiamo prima quella di Renzi. Cosa ha da dire il segretario del Pd? Non può non avere una posizione». Quella di Davide Zoggia è chiara: «Serve un tagliando alla Severino». Un ritocchino che escluda il reato di abuso d’ufficio da quelli che prevedono la sospensione, per esempio. Comunque qualcosa bisogna fare, sostiene Alessia Morani: «Un intervento è necessario. Ma che sia chirurgico, con il bisturi». Il paziente, comunque, è a rischio. Perché intervenire ora somiglierebbe molto a quelle leggi ad personam tanto criticate dal Pd. Con un’aggravante: la Severino fu usata proprio contro Berlusconi (condannato, però, in via definitiva per un reato fiscale, a differenza di De Luca). Dice Francesco Boccia: «È un pastrocchio. La verità è che bisognava intervenire prima, anche se De Luca è stato un ottimo sindaco e non ho niente contro di lui. Io già per Berlusconi dissi che non si doveva utilizzare la Severino. Ma allora erano tutti giustizialisti, ora sembrano tutti spariti di colpo. La speranza adesso è che intervenga la Consulta».
L’intervento della Consulta sarebbe la vera ancora di salvezza per il Pd. Perché la legge presenta profili di presunta incostituzionalità e giacciono vari ricorsi. Ma è molto probabile che il verdetto finisca per arrivare tardi. Difficile che si faccia in tempo anche con una nuova legge. Ma il piano della minoranza è far comunque partire un iter di riforma. «Con calma – dice Zoggia —. Tanto De Luca sarà sospeso e magari reintegrato, come accadde a de Magistris». Pippo Civati trasecola: «Cambiare la Severino? A parti invertite, avremmo scatenato una furia omicida. Se è una legge pessima, non dovevamo votarla. Così finisce che facciamo una legge ad personam». È quello che pensa Renato Brunetta (FI): «Per De Luca, siamo certi, si provvederà. Renzi e Boschi, ipocriti». Con il vincitore delle primarie del Pd, si schiera invece il governatore Stefano Caldoro: «La legge Severino è sbagliata, va cambiata».