
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, dice che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è fuori dalla linea del Popolo della Libertà. Le parole precise sono queste: «Le dichiarazioni di ieri dimostrano una volontà e un’azione che è diversa dalla considerazione e dalla linea del Popolo della Libertà. Credo che ognuno debba mantenere la propria coerenza fino in fondo. Si discuta pure, ma la linea deve valere per tutti. Da troppo tempo ci sono dei distinguo fuori dalla linea del programma».
• Quali sono «le dichiarazioni di ieri»?
Prima di tutto il cosiddetto «fuori onda», messo da Repubblica sul suo sito. Siamo alla giornata conclusiva del Premio Borsellino, lo scorso 6 novembre, e un giovane in piedi sul proscenio sta parlando al microfono. Intanto, al tavolo della presidenza, Fini chiacchiera col procuratore capo di Pescara, Trifuoggi. Sottovoce, ma non così sottovoce che la conversazione non venga registrata. Fini dice, tra l’altro: «Il riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza speriamo lo facciano con scrupolo perché è una bomba atomica». Poi: «L’uomo (cioè Berlusconi, ndr) confonde il consenso popolare, che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo. Siccome è eletto dal popolo, confonde la leadership con la monarchia assoluta... Poi in privato gli ho detto ’Ricordati che gli hanno tagliato la testa a... (dovrebbe essere Luigi XVI, ma non si capisce, ndr ) quindi statte quieto’». In serata il presidente della Camera ha telefonato a Ballarò: «Sono convintissimo che Berlusconi non c’entri nulla con la mafia, cosa che gli ho detto sia in pubblico che in privato. Berlusconi ha il dovere di governare poiché è stato scelto dal popolo. Ma ha anche il dovere di rispettare gli altri poteri: ordine giudiziario, Parlamento e tutti gli organi di garanzia e la Corte costituzionale».
• Chi è Spatuzza?
Un pentito di mafia. Stava nel gruppo che sciolse nell’acido il bambino Di Matteo. Sono filtrati verbali dei suoi interrogatori, dai quali risulterebbe che accusa Berlusconi e Dell’Utri di essere – in qualche modo – i mandanti delle stragi di mafia del ”93 (a Firenze, Roma e Milano, e il fallito attentato allo stadio Olimpico). Le dico subito che ho letto queste rivelazioni. Se la magistratura agisce contro qualcuno sulla base di ciò che ho letto io, stiamo freschi. Spatuzza deporrà comunque domani a Torino, al processo d’appello al senatore Marcello Dell’Utri, condannato a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Spatuzza sostiene che negli anni delle stragi era in piedi una trattativa mafia-Stato. Le stragi, secondo lui, erano il modo con cui i boss facevano pressioni sullo Stato. Ricordo che a quell’epoca Berlusconi non era ancora sceso in campo e che il concorso esterno in associazione mafiosa nei nostri codici non esiste. Nel 1996 Folena – diessino – propose una legge per impedire ai magistrati di usare questa dicitura. Idem l’altro diessino Giuliano Pisapia, nel 1996. Tutti e due invano?
• Fini?
Fini dice cose normalissime: Berlusconi deve rispettare tutti i poteri dello Stato, che sono a garanzia di tutti. In questo momento, però, frasi così vanno contro Berlusconi, che vuole il processo breve e ha tenuto un vertice di partito, l’altro giorno, per sancire che chi non sta con lui (cioè completamente con lui) è fuori. Quindi: o di qua o di là. Le parole di Scajola ribadiscono il concetto. Le agenzie, ieri, ipotizzavano che il senso di queste dichiarazioni del ministro dovesse essere questo: Fini, a questo punto dimettiti da presidente della Camera.
• Potrebbe cadere il governo?
Il Sole 24 Ore ha calcolato che i finiani sono 50 alla Camera e 25 al Senato. Se fosse vero, basterebbero per far evaporare la maggioranza di Berlusconi, mentre quella in Sicilia, formata da Mpa e Pdl, si è già dissolta, su ammissione del governatore Lombardo. Un qualche intoppo sull’iter del processo breve o le eventuali rivelazioni di Spatuzza domani, con annesse, possibili iniziative dei giudici (si è addirittura ipotizzato, oltre all’avviso di garanzia, il sequestro dei beni del Cavaliere, in quanto supposto frutto di attività criminosa), potrebbero far precipitare la situazione. Berlusconi impedirebbe di dar l’incarico di formare il governo a qualcun altro, facendo dimettere tutti i suoi parlamentari e costringendo così Napolitano a sciogliere le Camere.
• Fini correrebbe da solo?
Mannheimer gli attribuisce un 6% dei suffragi. Potrebbe anche allearsi a Casini-Rutelli. A Berlusconi sarebbe impedito di adoperare il simbolo Pdl. Quando il partito venne fondato, dopo il famoso discorso del predellino, Fini e il Cavaliere fecero insieme le carte dal notaio: il nome e il logo appartengono a tutti e due. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/12/2009]
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