Varie, 3 dicembre 2009
KUSAMA E L’ARTE ORIENTALE PER VOCE ARANCIO
Si moltiplicano in Italia le occasioni per ammirare i capolavori dell’arte orientale: si tratta della naturale risposta al crescente interesse di collezionisti e appassionati per un mondo fino a poco tempo fa completamente sconosciuto, ma che ha saputo conquistare in poco tempo un folto pubblico. Sei le mostre a cavallo tra 2009 e 2010 a Milano e Roma: dai capolavori giapponesi di tre secoli alle opere di autori cinesi contemporanei (esposti in parallelo a Palazzo Reale, a Milano) alla grande personale dell’artista giapponese Yayoi Kusama, sempre a Milano.
Dal 26 novembre al 14 febbraio 2010 il Pac – Padiglione d’arte contemporanea – ospita la mostra I want to live forever della Kusama: oltre a dipinti, sculture e installazioni recenti, sarà esposta una selezione di disegni risalenti agli anni Cinquanta e Sessanta. Le opere in mostra provengono dalla galleria Gagosian di New York e da collezionisti privati. Orari: lun. 14.30-19.30; mar.’dom. 9.30 – 19.30; giov. 9.30 - 22.30.
La mostra I want to live forever è sponsorizzata da ING DIRECT. Tutti i lettori di VoceArancio possono acquistare il biglietto al prezzo ridotto di 4 euro preesentando alla cassa il coupon che si può stampare collegandosi a questo link.
Il Pac propone, per il periodo della mostra, tutti i sabati alle 18 e le domeniche alle 17.30 (escluso il 26 dicembre) visite guidate gratuite e senza necessità di prenotazione.
Yayoi Kusama, una delle maggiori esponenti dell’arte contemporanea giapponese, è nata a Matsumoto nel 1929, iniziò a dipingere in giovane età. La caratteristica che rende immediatamente riconoscibile la sua opera sono i puntini, riprodotti su ogni superficie. A 27 anni si trasferì a New York dove lavorò, tra gli altri, con Andy Warhol. Nel 1993 rappresentò il Giappone alla Biennale di Venezia. Adesso vive a Tokyo e nel 2006 è stata la prima donna giapponese a riceve il Praemium Imperiale, uno dei maggiori riconoscimenti nipponici destinato ad artisti di fama internazionale. anche poeta e scrittrice, collabora con stilisti del calibro di Marc Jacobs e con il musicista Peter Gabriel. Ha disegnato la grafica di una linea di cellulari.
Al Pac sarà riproposta anche Narcissus Garden, la storica installazione-scultura presentata per la prima volta alla XXXIII edizione della Biennale di Venezia (1966), composta da 1.500 sfere metalliche riflettenti sparse su un tappeto d’erba sintetica. Kusama racconta che il progetto originale di Narcissus Garden fu realizzato con l’assistenza finanziaria di Lucio Fontana, che pagò 600 dollari per permetterle di andare a Firenze e acquistare le sfere. Fontana la aiutò anche in altre mostre personali, le offrì una stanza al piano interrato come atelier e mantenne con lei un rapporto d’amicizia fino alla morte.
Altre opere presenti al Pac: la scultura autoportante Passing winter, Aftermath of Obliteration of Eternity (2008), che utilizza un sistema di strumenti ottici, e Flowers that Bloom at Midnight, fiori barocchi dai colori accesi alti fino a cinque metri.
A novembre dello scorso anno un’opera di Kusama (No.2) stimata 3.500.000 dollari è stata venduta all’asta da Christie’s di New York per 5.794.500 dollari. Ad aprile di quest’anno Sotheby’s a Hong Kong ha venduto l’opera Pumpkin (una zucca gialla a pois neri alta un metro, realizzata in plastica a fibra rinforzata) per 233mila euro, la cifra più alta in assoluto per una scultura dell’artista.
Alcuni musei e gallerie dove è possibile vedere opere di Yayoi Kusama: Art Institute di Chicago, Detroit Institute of Arts (Michigan), Hirshhorn Museum and Sculpture Garden (Washington D.C.), Moma (New York), National Gallery di Chicago.
Le opere di Kusama si trovano nelle gallerie più influenti e sono presenti in prestigiose vendite all’incanto. Stesso successo per Takashi Murakami, che ha stabilito il record in asta per l’arte giapponese contemporanea con My Lonesome Cowboy (1998), battuta da Sotheby’s New York (maggio 2008) per 15.161.000 dollari, quadruplicando la stima iniziale che era di 3-4 milioni. Murakami, su modello di Andy Warhol, ha creato una Factory, la Kaikai Kiki Corporation, dove si creano e promuovono le sue opere. L’artista è manager, curatore, imprenditore e designer di oggetti e gadget alla portata di tutte le tasche, e di borse e accessori per le maison dell’alta moda. Murakami è il terzo artista vivente più pagato al mondo dopo Jeff Koons e Damien Hirst.
Dove si possono vedere alcune opere di Takashi Murakami: Museum of Fine Arts di Chicago, Museum of Fine Arts di Boston, Museo dell’Università di Harvard (Massachusetts).
L’opera di Yoshimoto Nara, Light my fire (2001) venduta da Sotheby’s New York per 1.161.000 dollari.
Per gli artisti giapponesi il trend di mercato è sempre in crescita, nonostante la crisi. L’esperta d’arte Giuliana Montrasio spiega: «Esiste un forte interesse da parte di musei, gallerie e collezionisti nei confronti di questi artisti, che ha portato a moltiplicare in modo esponenziale il valore delle loro opere». I motivi del successo? «Il primo è sicuramente l’estetica. Le opere presentano colori e forme combinati in modo accattivante e sono realizzate con una tecnica perfetta e un’abilità creativa raffinata. In secondo luogo la produzione rappresenta l’essenza della cultura giapponese pur assimilando elementi di quella occidentale (questa corrente viene spesso paragonata alla cultura pop americana). Ed infine la capacità di spostarsi da un ambito all’altro, includendo moda e comunicazione, accresce la loro visibilità».
Dove si possono vedere alcune opere di Yoshimoto Nara: Art Institute di Chicago, Museum of Fine Arts di Houston (Texas), Moma di New York.
Anche l’arte cinese contemporanea ha conosciuto una grande esplosione negli ultimi anni. Tra gli artisti, le superstar su cui, potendo, sarebbe un buon affare investire: Cao Fei, Liu Xiaodong, Shi Xinning, Yang Shaobin, Zhang Xiaogang e Ding Yi. Le case d’aste se li contendono a prezzi molto elevati: per esempio a Londra Sotheby’s ha battuto un lavoro di Zhang Xiaogang per 3 milioni e 300 mila dollari.
C’è da dire che per l’arte cinese, i campioni d’incassi sono ancora i maestri del XX secolo, che ultimamente hanno messo un po’ in ombra i contemporanei. All’asta di aprile tenuta da Sotheby’s a Hong Kong (in cui sono stati totalizzati circa 20 milioni di dollari d’incassi), i prezzi più alti sono stati raggiunti dal pittore Lin Fengmian con i dipinti Fishing Harvest (anni ”50-’60, 2 milioni di dollari) e Mu Guiying taking command (’60-’69, 1 milione di dollari). I maestri del XX secolo hanno così messo in secondo piano la sezione di arte contemporanea. Per esempio Untitled del 2006 dipinto da Zhang Xiaogang è stato venduto per poco più di 600mila dollari (lo scorso anno un dipinto dello stesso autore del 1995 fu comprato per 6 milioni di dollari). Stessa tendenza per altri grandi nomi, come Yue Minjun e Zeng Fanzhi. Una tela di Zeng del 1998, L’uomo con il fiore, della serie delle Maschere, è stato aggiudicata per 464mila dollari, mentre Armed Forces (2005) di Yue è stato venduto per quasi 600mila euro. Se fossero state vendute lo scorso anno, le stesse opere avrebbero potuto fruttare cifre dieci volte superiori
Nell’ultimo anno le quotazioni dell’arte cinese sono scese del 60% rispetto al 2008. La principale casa d’aste cinese, la Beijing Poly International Auction, famosa per riportare in patria teste bronzee di animali finite in occidente, ha visto crollare gli affari legati all’arte contemporanea cinese di oltre il 50%. Ma questo fatto non è considerato un male dagli stessi addetti ai lavori: «Molti compratori sono stati spinti fuori, inclusi gli speculatori. I collezionisti rimasti ora possono pagare prezzi ragionevoli per cose ragionevoli», ha spiegato Li Da, manager della Beijing Poly International Auction. Le case d’aste erano accusate di collusione con gli artisti per gonfiare i prezzi, critici e curatori accrescevano di proposito la fama degli artisti in cambio di denaro, gli artisti producevano lavori in grande quantità apposta per le aste, senza neppure passare attraverso il mercato delle gallerie d’arte.
Queste, nel dettaglio, le mostre d’arte cinese e giapponese in corso o in arrivo:
Fino al 31 gennaio 2010 al Palazzo Reale di Milano: Shunga. Arte ed eros nel periodo Edo. Orari: lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.30-22.30; gli altri giorni 9.30-19.30. Ingresso: 8 euro intero, 6 euro ridotto.
Indirizzo: piazza del Duomo 12 – tel. 02/875672.
Fino al 29 gennaio 2010 nella galleria Zonca & Zonca di Milano: Takako Kimura / Nippon All Stars. Prima mostra personale in Italia del’artista giapponese. L’universo creativo di Kimura è popolato da piccoli e colorati stickers che, raggruppati in modi diversi, realizzano varie figure. Orari: lun.’ven. 10-19.30; sa. 15-19; chiuso dom. e festivi. Ingresso libero.
Indirizzo: Milano, via Ciovasso 4 – tel. 02/72003377.
Dal 7 dicembre fino all’8 marzo 2010, a Palazzo Reale di Milano: Giappone. Potere e splendore 1568-1868. Oltre 100 capolavori provenienti dai più prestigiosi musei giapponesi. La mostra, che chiude l’iniziativa ”Giappone a Milano” con tutte le attività culturali dedicate nel 2009 alla cultura del Sol Levante, copre un arco di tre secoli, dal periodo di Momoyama (1568-1615) al periodo di Edo (1615-1868), individuando sei percorsi tematici: Natura, Potere, Occidente, Città, Arti Decorative e Tradizione. Orari: lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.30-22.30; gli altri giorni 9.30-19.30. Ingresso: 7,50-9,00 euro.
Indirizzo: Milano, piazza del Duomo 12 – tel. 02/54917.
Dall’11 dicembre 2009 a domenica 7 febbraio 2010, a Palazzo Reale di Milano: Cina. Rinascita contemporanea. Un percorso tra oltre 50 artisti e più di 180 opere tra dipinti, installazioni, sculture e video, per illustrare l’arte degli ultimi quindici anni della Repubblica Popolare Cinese. Tra gli artisti in mostra: Yue Minjun, Feng Zhengjie, Zeng Fanzhi, Zhang Xiaogang. Orari: lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.30-22.30; gli altri giorni 9.30-19.30. Ingresso: 7,50 -9,00 euro.
Indirizzo: Milano, piazza del Duomo 12 – tel. 02/54917.
Dall’11 dicembre al 13 febbraio 2010 all’Istituto giapponese di Cultura a Roma: Winter Garden. Le nuove tendenze del pop nell’arte giapponese. Tra gli artisti in mostra: Hiroshi Sugito, Tam Ochiai, Ryoko Aoki, Keisuke Yamamoto ecc. Orari: lun.-ven. 9-12.30 / 13.30-18.30; merc. fino alle 17.30; sab. 9.30-13. Ingresso libero.
Indirizzo: Roma, via Antonio Gramsci 74 – tel. 06/3224794. Info: www.jfroma.it