Carlo Mercuri, Il Messaggero 03/12/09, 3 dicembre 2009
Dormire e lavorare, vita da schiavi-fantasma - la comunità straniera più misteriosa e impenetrabile
Dormire e lavorare, vita da schiavi-fantasma - la comunità straniera più misteriosa e impenetrabile. Praticamente inaccessibile. A una prima stima, i cinesi in Italia risultano essere circa 150 mila e già così costituiscono la comunità più numerosa d’Europa. Ma chissà quanti sono veramente, i cinesi d’Italia. La maggior parte di loro infatti, vive nascosta. I cinesi sono invisibili. Così li raccontava qualche tempo fa al Messaggero il capitano della Guardia di Finanza Edoardo Marzocchi, comandante della Compagnia di Prato: «I cinesi vivono in maniera occulta. Lavorano di notte. Avete mai provato a passare per Prato, nella zona industriale, di mattina? Non c’è ombra di un cinese. Si chiudono in capannoni che vengono oscurati da dentro, in modo da non far vedere la luce, e vanno avanti fino alla mattina, perché così la merce è esportabile alle prime ore del giorno. Impossibile dire esattamente quanto guadagnino, non esiste alcun tipo di documentazione contabile». A Prato, dove c’è la comunità con gli occhi a mandorla più grande d’Italia, solo il 10 per cento dei cinesi svolge un’attività lavorativa siglata da regolare contratto. Nella periferia romana sono stati individuati oltre 400 laboratori-bunker (adibiti a sartorie, nella maggior parte dei casi) dove i cinesi lavorano fino a diciassette ore al giorno per uno stipendio mensile di appena 400 euro. La vita di questi ”schiavi-fantasma” è stata così descritta da Antonio Di Maggio, comandante dell’VIII Gruppo della Polizia municipale di Roma: «Spesso dormono all’interno delle fabbriche o degli scantinati; in altri casi vengono ammassati a decine in poche stanze di fabbricati di quartieri periferici. E non li vedrete mai: la loro vita è dormire e lavorare». Su questo lavoro sommerso lucrano i boss. «Sempre più spesso - rivela Maurilio Grasso, dirigente della sezione Criminalità straniera della Squadra Mobile di Roma - emissari cinesi si presentano ai negozianti italiani chiedendo, con i contanti in mano, di rilevare l’attività». Intanto i connazionali sfruttati, gli schiavi-fantasma, si indebitano fino al collo per arrivare in Italia, arrivando a pagare fino a 15.000 euro. Quando sono giunti da noi, devono lavorare per anni per restituire all’organizzazione il costo del viaggio. In questa condizione, soprattutto i più giovani possono diventare facile preda di coloro che abbiano interesse ad indurli a compiere reati di varia natura. «E’ così che abbiamo chiuso bische e case dove si esercita la prostituzione - dice sempre Grasso - E’ così che abbiamo scoperto i traffici di droga, le contraffazioni di prodotti commerciali, le continue estorsioni e gli episodi di sfruttamento di manodopera clandestina». Sostiene Grasso che non è facile contrastare le organizzazioni cinesi: «E’ una comunità chiusa, ermetica - dice - Ed è molto complicato aggredirla».