Cristiana Lodi, Libero 3/12/2009, 3 dicembre 2009
Il mostro di Varese riapre casi irrisolti - Sono quelle mani sparite ad accendere il sospetto. questa mancanza a turbare
Il mostro di Varese riapre casi irrisolti - Sono quelle mani sparite ad accendere il sospetto. questa mancanza a turbare. E sono i precedenti: la moglie che brucia viva sotto i suoi occhi, le sevizie consumate sulle figlie, le torture inferte alla suocera; è tutto questo e anche altro a sottolineare il sospetto. Chi indaga e ha spedito in prigione Giuseppe Piccolomo, accusato dell’omicidio di Carla Molinari da Cocquio, non esclude uno scenario criminale connotato dalla serialità. La domanda è inquietante quanto la risposta che arriva dall’investigatore: «Sì, è possibile che l’arrestato possa avere ucciso altre volte. Stiamo lavorando». Un assassino seriale agiva impunito nell’opulento Varesotto, terra del Carroccio, delle ronde e del ministro dell’Interno? Un’ipotesi, probabile, ma da accertare. Tant’è che adesso la Procura ha incaricato la polizia scientifica di «rianalizzare » i fatti di sangue (più o meno recenti) rimasti senza autore. A cominciare dagli omicidi delle prostitute o dalla fine fatta da giovani donne, magari clandestine senza nome. Certo, il procuratore capo di Varese Maurizio Grigo, già nel 2006 ha creato una speciale squadra (magistrati e poliziotti della Scientifica) con l’obiettivo di dare una soluzione ai casi freddi, come vengono chiamati oggi quelli irrisolti. I delitti ”storici”, accantonati nel faldone da dieci o venti anni. A Varese il più emblematico è il mistero di Lidia Macchi (5 gennaio 1987). Lei aveva 21 anni, era bella e scout. Il 5 gennaio gli amici la trovarono nel bosco di Cittiglio, lungo la ferrovia. L’assassino le aveva piantato 29 coltellate nel petto. Mai smascherato. La morte di Lidia, che scriveva lunghe lettere a don Giussani, ha sconvolto e coinvolto il mondo di Cl. Un prete, poi uscito dall’inchie - sta, fu il sospettato principale. Adesso la storia di Lidia è dentro una canzone, cantata negli oratori. Il pm Tiziano Masini lavora per trovareun nomeanche a chi ha fatto sparire Andrea Cortellezzi (17 febbraio 1989), Tullio De Micheli (13 febbraio 1975) e Gianluca Bertoni (11 gennaio 1991). Questi fu ammazzato e incaprettato. Una testimone fece arrestare due persone, poi si rimangiò tutto e le indagini si bloccarono. Oggi il Dna prelevato dal nastro isolante usato per legare Gianluca,potrebbe inchiodare i suoi assassini. Due nomi sono iscritti a registro. Il corpo di Andrea Cortellezzi, invece, non è mai stato trovato. Ma chi indaga avrebbe individuato un corresponsabile nel sequestro: anche questo soggetto è già inserito nel registro degli indagati. Per il rapimento di Tullio De Micheli, industriale 61enne, la Procura ha individuato l’uomo che lo avrebbe sepolto. A breve sono previste novità. Il caso Giuseppe Piccolomo, evidentemente, non c’entra con questi citati. Però le mani mozzate alla presunta vittima richiamano alla mente i fatti di sangue più recenti, compresi quelli dell’ultimo anno, che sono tredici. Delitti probabilmente nascosti dietro facce solo all’apparenza rispettabili. Come questo di Cocquio, appunto. Delitti contro l’ordine delle cose che in ordine non sono, come il passato e il presente di Giuseppe Piccolomo, appunto. Maurizio Grigo ha già impartito gli ordini e spartito i compiti. Se sviluppi ci saranno, presto si saprà. Intanto la polizia si prepara a consegnare i risultati delle indagini svolte sulla Micra dell’arrestato. Bisogna accertare se su quell’auto, mentre Carla Molinari veniva ammazzata e mutilata, c’era un secondo uomo. Complice di ”Pippo l’attaccabrighe”, alias Piccolomo. ha collaborato Alessio Pagani