Ferruccio Sansa, La stampa 3/12/2009, 3 dicembre 2009
L’asilo delle maestre aguzzine- Una sberla alla nuca. E il bambino di otto mesi cade nel suo vomito
L’asilo delle maestre aguzzine- Una sberla alla nuca. E il bambino di otto mesi cade nel suo vomito. Dopo aver catturato questa scena con la telecamera gli agenti hanno deciso di intervenire. Era il loro compito, certo, ma non ne potevano più di vedere i piccoli trattati in quel modo. Per una settimana hanno filmato che cosa succedeva dentro il nido «Cip Ciop» di Pistoia. Sette giorni sono bastati per catturare venti episodi di maltrattamenti: bambini chiusi nei bagni nel buio più totale, privati dell’acqua da bere. Ma soprattutto costretti, in un caso, a mangiare il proprio vomito. Fino all’ultimo episodio di ieri. Le due maestre si sono consegnate agli agenti («del resto con quel bambino disteso nel vomito sotto i nostri occhi non potevano negare», si lascia scappare un poliziotto). Così sono state arrestate la responsabile dell’asilo nido, Anna Scuderi, 41 anni, e l’insegnante, Elena Pesce, 28 anni. Entrambe di Pistoia. A vederle uscire così, con le manette ai polsi, i genitori che aspettavano i figli non credevano ai loro occhi. Possibile? Hanno arrestato le maestre cui abbiamo affidato i bambini. «Dovreste vedere com’è tenuto l’asilo...perfetto», racconta Luisa, indicando la casetta rosa. Già, anche i poliziotti lo hanno notato: quelle stanze erano pulite fino a luccicare, senza una macchia, senza un disegno appeso. Gli investigatori hanno subito capito che qualcosa non andava. Ma i genitori che lasciavano ogni mattina i figli, forse si erano fidati proprio dell’ordine e della disciplina. A guardarlo da fuori l’asilo di Pistoia ti colpisce. Difficile immaginare un luogo più lontano dalla natura di un bambino: un cancello blindato, quattro alberi e intorno capannoni industriali. Stavolta, però, questo era soltanto l’inizio. L’orrore, secondo la polizia, si consumava nei bagni e in quelli che venivano chiamati spazi ludici, un nome che suona ora amaramente ironico. Il procuratore di Pistoia, Renzo Dell’Anno, ha lasciato da parte il tono del giudice e si è lasciato andare: «Nei video ho visto l’orrore». Le indagini partono questa estate dal pianto disperato di un bambino che non vuole andare al «Cip Ciop». Non sono semplici capricci, i genitori lo capiscono e sporgono denuncia. Gli uomini della Squadra Mobile, guidati da Antonio Fusco, sentono genitori che hanno deciso di lasciare l’asilo, chiamano cinque educatori che si sono dimessi. E subito il quadro si compone: ci sono dieci testimonianze. Non basta, serve una prova definitiva. Così Fusco e i suoi uomini piazzano le telecamere. Le immagini confermano schiaffi e strattonamenti. Ma anche altri piccoli, grandi soprusi: pressioni sulla bocca, per obbligare a mangiare. «Un bambino è stato costretto a mangiare il proprio vomito», rivela il procuratore. Ancora: gli atti parlano di bambini chiusi in bagno al buio. Di maestre che li mettono a letto e poi alzano il volume della radio per non sentire i pianti. Ieri mattina gli investigatori hanno deciso di intervenire. Le accuse adesso sono maltrattamenti (che consente l’arresto in caso di flagranza) e abuso di mezzi di correzione. Ma l’inchiesta non è finita: ascoltando decine di testimonianze sono emersi episodi sospetti, come quella volta che un bimbo di tre anni tornò a casa con un braccio lussato. Da ieri sera le due maestre sono rinchiuse nel carcere fiorentino di Sollicciano. Sono uscite dalla Questura con le mani sul viso, sotto gli occhi di parenti e amici confusi: «Siamo convinti che Elena sia innocente, lei ha sempre amato il suo lavoro e i bambini. Certo sono accuse brutte e se fossero confermate ci darebbero un grande dolore», sospirano i parenti di Elena Pesce. Intanto i genitori dei bambini si dividono. Luisa trema quasi, come se soltanto adesso capisse: «E’ vero, mio figlio non voleva mangiare». Non è la sola a rimproverarsi, a sentirsi in colpa: «Il mio aveva paura del buio, piangeva sempre per non andare all’asilo». Ma c’è anche chi, come Greta, madre di un bimbo di due anni, assicura: «Prima di iscrivere mio figlio al nido avevo raccolte tutte le informazioni sulla scuola. La maestra era descritta come una persona rigida, ma tutti mi avevano detto che i suoi metodi educativi erano validi». E’ difficile accettare l’idea, anche per te stesso: hai affidato quanto di più prezioso hai nella vita, i figli, a persone che ora sono accusate di averli costretti a mangiare il vomito. (Ha collaborato Maria Vittoria Giannotti)