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 2009  dicembre 03 Giovedì calendario

Parla l’uomo segreto della trans morta Brenda non volle dare il video di Marrazzo alla banda dei quattro «Ho parlato con Brenda poco prima che morisse, mi sembrava stranamente serena»

Parla l’uomo segreto della trans morta Brenda non volle dare il video di Marrazzo alla banda dei quattro «Ho parlato con Brenda poco prima che morisse, mi sembrava stranamente serena». Giorgio T. ha 41 anni, di cui cinque passati in carcere, in tre riprese, per reati legati al suo vecchio mestiere di pusher nella zona Cassia, tra via Gradoli e via Due ponti. Finora, non è comparso nelle cronache dello scandalo Marrazzo, ma lo abbiamo trovato noi di Novella ritenendo che in questa faccenda avesse qualcosa da raccontare. Con ogni probabilità, è l’ultima persona ad aver parlato con Brenda (nata Wendell Mendes Paes vicino San Paolo, in Brasile) prima che la trans fosse rinvenuta morta per asfissia nel suo monolocale, semi-distrutto da un incendio. Questo nel caso in cui Brenda sia morta per un incidente. Se invece, come ritiene la Procura di Roma, che indaga per omicidio volontario, Brenda è stata uccisa, Giorgio potrebbe essere stato l’ultimo a parlarle prima che il suo assassino la raggiungesse. Il suicidio è stato escluso, anche dagli inquirenti. Ma cosa legava Brenda a Giorgio? «Eravamo molto uniti, anche perché avevamo avuto una storia d’amore», spiega lui. Non è invece vera la storia di Brenda e China: «Erano molto amici, ma non stavano insieme. Brenda amava gli uomini. China è gay», dice Giorgio. Quando ha sentito Brenda l’ultima volta? «Poche ore prima che morisse. Potevano essere le 3 o le 3 e mezzo della notte tra giovedì e venerdì, quando è morta. Mi ha chiamato lei, stava andando a casa». Le è sembrato stesse per strada? «Mi ha chiamato da un taxi. Come le altre sere era ubriaca, ma stranamente non era depressa, come le altre volte. Aveva una voce serena, quasi felice. Mi disse: "Finalmente vado via, sono riuscita a mettere insieme i soldi. Me ne vado da questo schifo". Era da tempo che mi diceva che non ce la faceva più. Aveva deciso di tornarsene in Brasile, nonostante i problemi che aveva lì». Quali problemi? «Prima di venire in Italia, nel 2005, Brenda aveva commesso piccoli reati, furti. Quindi sapeva che appena fosse rimpatriata l’avrebbero messa in carcere. Per questo non era mai tornata dai suoi, a Belem». E non era spaventata? «Preferiva farsi quell’anno o anno e mezzo di galera piuttosto che rimanere qui con tutto questo casino». Quante volte vi sentivate? «Una sera chiamava due, tre volte, una sera per niente, se lavorava molto. Diciamo cinque, sei volte la settimana». Quanto è durata quella telefonata? «Due o tre minuti. Di solito mi teneva di più, quando era depressa e si sentiva tutti i problemi addosso». Mentre eravate al telefono Brenda è arrivata a casa? «La telefonata si è svolta mentre era in taxi». Da quale numero l’ha chiamata? «Da uno dei due suoi numeri». Non sa se dal telefono che è scomparso la notte in cui è morta? «No». Se l’avesse chiamata dal telefono scomparso, significherebbe che qualcuno gliel’ha portato via tra le tre e le quattro e un quarto. «So solo che quello da cui mi ha chiamato era il telefono che usava per gli amici, non per i clienti». Quanto spesso vedeva Brenda? «L’aiutavo molto con l’alcol e la depressione. Quando era troppo giù, veniva a casa mia, anche se c’era la mia fidanzata. Lei si sfogava, io l’ascoltavo. A volte, anche ultimamente, ci appartavamo in auto e stavamo ore a parlare. Mi raccontava dei suoi litigi, delle sue paure». Le ha parlato anche di minacce che aveva ricevuto? «Avvertimenti o minacce specifiche no, mi diceva che si sentiva che le sarebbe successo qualcosa, ma non faceva nomi. Si sentiva in pericolo». Non aveva pensato di chiedere protezione agli inquirenti? «Non si poneva questo problema, ma allo stesso tempo era certa che le sarebbe successo qualcosa, per questo voleva andare via».  vero che stava vendendo tutto, frigorifero, televisore? «Sì, per raccogliere più soldi possibile. Era pure sotto sfratto». Brenda aveva venduto anche il computer, come dice la sua amica trans Veronica? «Che io sappia, no. E non è vero che non sapesse usarlo. Non era una professoressa, ma era brava: i fotomontaggi del suo volto sui corpi delle dive famose, per esempio, li faceva lei. vero però che stava vendendo gli elettrodomestici. Ma non so niente della telecamera». Che telecamera? Nessuno ha parlato finora di telecamere. «Era piccola, di quelle senza cassettine, digitale. La usava per filmini amatoriali coi clienti. Non so che fine abbia fatto». Di che umore era Brenda, ultimamente? «Nell’ultimo mese è stato un crescendo di depressione e nervosismo, era sempre più agitata, beveva sempre di più. Prendeva il Minias, ma non tutti i giorni, solo quando era troppo agitata». Beveva, anche? «Molto, da sempre. Ma nell’ultimo periodo beveva di più». Si faceva chiamare Blenda Ballantine’s, come un noto whisky. «Le piaceva il sapore del Ballantine’s, ma a dirla tutta, beveva qualsiasi cosa, dalla birra in su. Faceva anche uso di cocaina». Via Due ponti 180, dove Brenda viveva, è un casermone di cemento e parabole con le case una dentro l’altra. L’interno F1, dove lei fino ad agosto stava con l’amica Michelle e dove ha continuato a vivere da sola fino a quando non è stata trovata morta venerdì 20 novembre, era di soli 18 metri quadrati. I vigili del fuoco sono stati avvisati alle 4 e 16; quando sono arrivati alle 4 e 33 hanno trovato il corpo di Brenda. Dei 18 metri quadrati del monolocale, dieci sono al pian terreno e otto su un soppalco. Sotto, un letto usato a mo’ di divano e un angolo cottura. Sopra, il lettone e un bagnetto. Nonostante sia piccolo, il monolocale ha due ingressi: un portoncino in ferro battuto e vetro rossi sul pianerottolo; una grata di fortuna ricoperta con un sacchetto nero da immondizia che chiude la cucina, ricavata abusivamente da una specie di intercapedine. Entrare in casa di Brenda non era difficile: «Negli ultimi giorni c’era un gran via vai di persone che aprivano con le chiavi», dice Maria, una vicina con la porta a due metri da quella della trans scomparsa. «Lei le chiavi di casa sua non le dava a nessuno», ci dice Giorgio. L’unica che poteva averle ancora è Michelle, che viveva lì e che da settimane è sparita». Ma, continua Giorgio, questo potrebbe non voler dire nulla: «In quelle case la gente ci resta poco, poi lascia a un altro. E mica si mettono a cambiare le serrature», racconta. Insomma, chiunque in passato ha vissuto in quella casa potrebbe ancora conservarne copia. Un particolare importante visto che quando gli inquirenti arrivano sulla scena trovano elementi giudicati discordanti tra loro: la porta chiusa con una mandata, ma con le chiavi appese in casa; delle valigie piene di vestiti accanto alla porta (da dove si è propagato l’incendio); il pc di Brenda nel lavandino, sotto il rubinetto aperto; bottiglie vuote di Ballantine’s e un flacone vuoto di Minias, potente sonnifero. Brenda è sul soppalco e l’autopsia ha stabilito che quando l’incendio dilaga lei è già sdraiata in terra nella posizione in cui viene ritrovata. La morte è stata con ogni probabilità provocata dal fumo di una valigia in fiamme, che in poco tempo ha saturato il piccolo ambiente. Tante le domande che gli inquirenti leggono nella scena del crimine. Perché il computer sotto l’acqua? Perché quelle valigie? «Le trans tengono sempre i vestiti nelle valigie: si muovono di continuo, se sono clandestine sono sempre pronte a scappare, oppure vivono in tante in una casa e allora per non mischiare i vestiti li lasciano nelle borse invece che nell’armadio. E’ un’abitudine per loro, sono gelosissime, anche dei loro abiti. Quelle valigie lì non significano nulla», dice Giorgio. Vero è che Brenda aveva subito lo sfratto, e quindi poteva aver iniziato a radunare le sue cose. Ma l’incendio da cosa può esser nato? Gli inquirenti non hanno trovato inneschi né liquidi infiammabili. Alcuni parlano di una candela, che la trans accendeva quando tornava a casa, ma gli investigatori sembrano escludere che una candela possa aver dato fuoco al trolley. Una sigaretta? In fondo la trans era stordita da alcol e psicofarmaci, potrebbe essersi addormentata con la sigaretta in mano. «Non credo. Brenda fumava quasi solo canne, che a differenza delle sigarette se non aspiri si spengono», ci racconta Giorgio. Per capire cosa sia successo in quei 18 metri quadrati bisogna capire cosa abbia fatto Brenda prima di ritornarci. Secondo 1a ricostruzione degli inquirenti, quella notte, dopo aver lavorato in via dell’Acqua Acetosa, alle 2 o 2 e 30 la trans prende un taxi; va da un’amica a recuperare una ricetta per il Minias, passa in farmacia a prenderlo e torna a casa. In questo tragitto telefona a Giorgio. Ancora poco chiaro il peso dell’"ultimo cliente", un uomo con un camioncino bianco che quella notte ha caricato Brenda per ben due volte e le ha dato 5-600 euro, che lei ha mostrato trionfante alle sue amiche. La morte di Brenda ha riportato all’attenzione degli inquirenti anche il decesso del pusher Gianguerino Cafasso, che era conosciuto in zona come "Rino" e tutti sapevano che era un informatore di alcuni dei Carabinieri arrestati dopo lo scoppio dello scandalo-Marrazzo. Rino è stato trovato morto al Motel Romulus di via Salaria lo scorso 12 settembre. Allora si parlò di arresto cardiaco causato da overdose (era obeso, diabetico e tossicodipendente), ma adesso la procura indaga anche su quel corpo con l’ipotesi di omicidio. Secondo i Carabinieri finiti nell’inchiesta, fu proprio Cafasso a girare il video dell’irruzione dello scorso 3 luglio a casa di Natalì, mentre la trans era in compagnia del suo cliente più prezioso, Piero Marrazzo. Quel video fu poi al centro del presunto tentativo di ricatto ai danni dell’ex governatore. Questo lo scenario. Che registra però una grande assente: Michelle, che ha vissuto con Brenda fino a tre mesi fa e che con lei ebbe almeno due incontri a pagamento con Marrazzo. Incontri che sarebbero stati filmati da Brenda e le cui immagini gli inquirenti cercano ancora. Miche1le è, secondo le trans di via Due ponti, a Parigi. Ma nessuno riesce a trovarla. Negli ultimi venti mesi tra Giorgio e Brenda c’è stata una profonda amicizia. Ma dal 2006 a tutto il 2007 il loro rapporto è stato assai più profondo: «Stavamo insieme», dice Giorgio. Che accetta di raccontarci la sua vita con la trans brasiliana. «Brenda è arrivata in Italia nel 2005, ma ancora non aveva l’aspetto con cui l’avete conosciuta voi. Sembrava un uomo a tutti gli effetti. Una volta qui, si è rifatta il seno, ma era più piccolo di adesso, credo fosse una terza. Circa un anno e mezzo fa se l’è aumentato, e poco tempo fa si è rifatta anche il naso». Natalì su Novella ha fatto notare una strana coincidenza: Brenda si era tinta di nero e si era rifatta il naso dopo aver girato il video di Marrazzo. Come se si fosse "cambiata i connotati". «Io il mese preciso in cui s’è rifatta non me lo ricordo». Quando vi siete conosciuti? «All’inizio del 2006. Io all’epoca spacciavo marijuana e cocaina alle trans e una sua amica, Vagnolia, mi chiamò perché le portassi della marijuana a casa di una sua arnica, che era appunto Brenda. Ci siamo piaciuti subito». Brenda abitava già nella casa di via Due ponti andata a fuoco? «No, era in largo Sperlonga, lì vicino. Divideva un appartamentino con due trans brasiliane, Jeanette e Granpolla.Tra me e Brenda era nato un feeling, che presto si è trasformato in amore. Lei mi diceva che non si trovava bene con queste sue amiche. Anche io non stavo bene in quel periodo: dividevo un attico al Nuovo Salario con Nancy, una trans che era innamorata di me, ma io non l’amavo, e in più mi rendeva la vita un inferno perché era gelosissima». Cosa accadde dopo quel primo incontro? «Ci siamo fidanzati, stavamo insieme pomeriggi interi, tutti i giorni, a casa sua. Allora ho pensato di farle un regalo e ho affittato un monolocale in via Gradoli». Vicino casa di Natalì... «Natalì è al 96, noi eravamo al 69, più avanti, sul lato opposto della strada. Dopo aver preso la casa sono andato da Brenda, l’ho svegliata e le ho detto: «Vestiti, c’è una sorpresa". E l’ho portata in quella casa, che avevo preso solo per lei. Fu lei a volere che anche io mi trasferissi lì e lasciassi Nancy». Com’era la vita con Brenda? «Ci volevamo bene, ma litigavamo tanto. Lei aveva un carattere molto iracondo, era facile perdesse le staffe, specie quando beveva. Capitava anche che distruggesse a calci le macchine ai clienti che la facevano arrabbiare». Come facevate la pace? «Lei non amava cucinare, riusciva meglio a me. E per fàr pace mi chiedeva di farle la pasta con tonno, patate e pomodoro, che le piaceva tanto». Andate a vivere insieme, quindi. Poi cosa succede? Verso la fine di luglio del 2006 Carlo Tagliente e Nicola Testini (due dei quattro Carabienieri coinvolti nel presunto ricatto a Piero Marrazzo, ndr) mi arrestano per detenzione e spaccio e finisco in carcere». A questo punto, Giorgio descrive un "sistema" che ruotava intorno a via Gradoli e via Due ponti. Un "sistema" che sta agli inquirenti e solo a loro indagare. la sua è una versione dei fatti che ha un "difetto d’origine", dovuta ai rapporti per l’appunto burrascosi con i Carabinieri che l’avevano arrestato. Tuttavia, il fatto che in questa storia vi siano fin qui due cadaveri, quello di Brenda e quello del pusher Cafasso, rende la sua testimonianza perlomeno interessante, anche se tutta da accertare. Come hanno fatto i Carabinieri a scoprirla? «Con la solita trappola che si fa per beccare gli spacciatori: hanno chiesto a una trans di ordinarmi della droga e quando sono arrivato lì c’erano loro ad aspettarmi». In quel periodo era già attivo in zona il pusher Rino Cafasso? «No, lo era stato in passato ma poi aveva cambiato giro. In quel momento c’ero io». Quindi è finito in carcere. «Non era la prima volta. Avevo già fatto prima tre anni e mezzo. Poi Testini mi aveva arrestato di nuovo e ci sono rimasto dieci mesi e mezzo. Nel 2006 la condanna fu a otto mesi, ma uscii dopo sei e mezzo per buona condotta». Brenda veniva a trovarla in carcere? «Non poteva, possono solo i parenti. Ma ci scrivevamo». Può mostrarci le vostre lettere? «Ogni volta che esco dal carcere distruggo tutto quello che avevo in cella, per scaramanzia. Le ho strappate». Cosa accadde dopo la sua scarcerazione? «Ho passato i primi due giorni da mia madre, poi sono tornato a casa mia e di Brenda. Quando sono entrato lei mi ha guardato e prima è stata zitta poi ha iniziato a dirmi "Giorgio, sei tu! Sei tu!", e mi ha abbracciato». Brenda viene descritta come una persona iraconda. Com’era in privato? «Affettuosa, era una compagna amorevole. Mi faceva regali quando andavamo in centro... Ma cucinare no, faceva fare a me, che ero più bravo. Dopo il carcere però le cose sono cambiate». Perché? «Mentre ero in carcere il "mio" posto in zona è stato preso da Rino Cafasso, che ha iniziato a fare l’informatore di Carlo e Nicola, un confidente, come si dice». Non è che lo dice perché ce l’ha con i due che l’avevano arrestata? «Sta di fatto che Cafasso era l’unico pusher a durare, in zona. Comunque, quando sono uscito dal carcere ho cercato di cambiare vita e sono diventato autista delle trans». In che senso autista? «Una specie di tassista, ma abusivo. Loro mi chiamano e io le accompagno, a casa loro o dai clienti. Le accompagno dappertutto, d’estate anche in spiaggia». E la pagano? «Dai 5 ai 10 euro a corsa, poi se dobbiamo andare lontano possono darmi anche 20-30 euro». Ma se lei aveva smesso di spacciare, perché dice che sono iniziati i problemi con Brenda? «Perché lei era gelosa delle trans che accompagnavo. Le trans sono molto gelose, di fidanzati e clienti. Sono possessive». Brenda aveva motivo di esserlo? «Un paio di volte l’ho tradita, con Andreina e Tamara. Lei l’ha saputo ed è andata fuori di testa. Però anche lei mi aveva messo le corna con un ragazzo italiano che si chiamava Luca. Litigavamo tutti i giorni, la situazione era diventata pesante, non reggevo più». E vi siete lasciati. «Sì, alla fine del 2007. Ma siamo rimasti sempre in stretto contatto, c’era un affetto profondo e una grande amicizia. Lei all’inizio del 2008 si è messa con un ragazzo russo, Dimitri, che poi è sparito, si dice sia morto, ma non so se sia vero». Un altro morto... «Ma quella è un’altra storia, non c’entra con questa». E lei a quel punto che fa? «Io mi sono fidanzato con la mia attuale compagna, Adriele». Adriele non era gelosa di questa amicizia? «Sì, ma lei è più ragionevole, sa che il mio è un lavoro e che Brenda era solo un’amica». «Quando io e Brenda ci siamo messi insieme, lei era già una confidente dei Carabinieri Nicola Testini e Carlo Tagliente», dice Giorgio. Che cosa intende per "confidente"? «Li aiutava a prendere gli spacciatori». In che modo? «Con le trappole: ordinava al pusher delle dosi e quando lui gliele portava loro arrivavano per arrestarlo». Un’opera meritoria? «Parrebbe. Ma quello che succedeva dopo l’arresto e il sequestro di droga non lo voglio dire». Lei era d’accordo con questo ruolo di Brenda? «No. Per me o stai di qua o stai di là. Le spie non mi sono mai piaciute» Perché Brenda si prestava? «Era spaventata, clandestina, non poteva tornarsene in Brasile per via di quelle condanne in sospeso. Sapeva che quello era un modo per stare tranquilla». Cioè non essere denunciata? «Sì. E loro la pressavano, andavano da lei tutti i giorni». Mentre abitavate insieme i Carabinieri sono mai venuti a casa? «Solo quando mi hanno arrestato». Brenda era solo una confidente? «All’inizio. Poi, ai primi del 2007 cominciò a subire pressioni perché facesse altro». Che cosa? «Brenda mi raccontò che le avevano detto che quando riceveva clienti con un po’ più di soldi doveva filmarli e poi loro sarebbero passati a prendere questi video». Le avevano anche dato gli strumenti per filmare? «Li aveva lei, come le ho detto, aveva una telecamera piccolina, che teneva nascosta in casa e che usava per dei porno amatoriali con clienti». Quando comincia questo genere di richieste? «Quando sono uscito dal carcere, inizio 2007». Che ruolo aveva Rino Cafasso in tutto questo? «Gliel’ho detto, faceva il confidente». Ci spieghi meglio, allora. «Brenda mi ha raccontato quello che si diceva in giro su come avvenivano queste cose. Secondo loro, funzionava così: quando una trans gli ordinava solo un pezzo o due di cocaina (un pezzo è circa mezzo grammo, per un valore di 50 euro, ndr) Cafasso si limitava a portarli. Se invece la richiesta era dai 7 pezzi in su, allora lui capiva che la trans era in compagnia di qualcuno facoltoso e avvertiva i Carabinieri, che facevano irruzione nell’appartamento». E cosa avveniva durante l’irruzione? «In genere prendevano i soldi, la cocaina e le cose di valore, in cambio della mancata denuncia del cliente, a cui prendevano però le generalità. Poi la droga la ridavano a Rino. Era sempre la stessa, che girava». Sta dicendo che i Carabinieri cedevano parte della droga al pusher Cafasso. una grave accusa, la può dimostrare? «Sto dicendo quello che Brenda e altri mi hanno raccontato». Durante le irruzioni, i Carabinieri facevano filmati coi cellulari? «No, con i clienti più importanti sapevano che era Brenda a filmare». E poi passavano a prendere i filmati? «Sì, lei mi diceva di sì». Cosa facevano con questi video? « stata sempre Brenda a raccontarmi che li usavano per ricattare quelle persone: avvocali, medici, commercialisti, anche politici». Dalle parole di Giorgio vengono fuori dettagli importanti, anche sul video che ritrarrebbe l’ex governatore Piero Marrazzo in compagnia di Brenda e della sua ex coinquilina trans Michelle. Intanto scopriamo che quel video esisterebbe in una doppia versione: una girata con il cellulare di Brenda (è lei stessa a dirlo agli inquirenti, e lo stesso Marrazzo lo avrebbe confermato, almeno a Natalì); una girata con una telecamera nascosta in casa della trans durante i rapporti con Marrazzo. Che fine ha fatto questo video? Ce ne sono altri, con altri protagonisti? «Certo. Brenda aveva avuto il compito di filmare tutti i clienti "importanti’", e Marrazzo era uno di quelli». C’erano altri politici? «Sì, ma i nomi non li so. So che ci sono altri video con politici». Di destra, di sinistra? «Su ’ste cose destra e sinistra non esistono». Quanti saranno, più o meno? «Direi che i video fatti da Brenda a persone importanti sono più di dieci, che sappia io». E le "vittime" sono mai riuscite a recuperare i loro video? «So che alcuni ci sono riusciti, altri no». Ci sono altre trans che fanno quello che faceva Brenda per i Carabinieri? «Sì, ce ne sono, parecchie, anche in largo Sperlonga, in via Gradoli». Torniamo al video di Marrazzo. Brenda lo consegnò ai Carabinieri dopo averlo girato? «No. Lo fece vedere ad amiche trans, per sfoggiare quel cliente famoso. Forse anche per farlo sapere a Natalì, per farla rosicare. Ma non lo diede ai Carabinieri». Perché? «Non lo so. So che per metterlo al sicuro, come faceva con i video che non voleva dare ai Carabinieri, lo aveva dato a una sua amica». A chi? «Non lo so». Al posto di Brenda, a chi lo avrebbe dato? Di chi si sarebbe fidato? «Di Michelle». Brenda non potrebbe aver provato, secondo lei, a ricattare "in proprio" Marrazzo con quel video? Lo ha anche chiamato in Regione, tra il 7 e il 17 luglio, e la sua amica China parla di 30.000 euro che l’ex governatore diede a Brenda... «Non credo che lei tenesse per sé i video per ricattare i personaggi come Marrazzo. Li metteva via, magari per il futuro». Quindi Michelle, ovunque lei sia, potrebbe avere con sé i video che Brenda non volle dare ai Carabinieri, compreso quello dell’incontro con Marrazzo? «Sì, è molto prohabile». Quanti video? «Non saprei. So che Brenda una parte li dava ai Carabinieri, una parte so che sono stati recuperati in qualche modo dai clienti. Alcuni, invece, li metteva al sicuro, dandoli a un’amica». Quanti, all’amica? «Giuro che non lo so». Del video di Marrazzo diede ai Carabinieri la versione girata col cellulare? «Non lo so. Ma so che prima della rapina dell’8 novembre a Brenda era capitato altre volte di esser derubata del telefonino». Natalì dice che Marrazzo credeva di aver cancellato le immagini dal cellulare di Brenda. «Brenda mi disse che non erano state cancellate». Carlo Tagliente, in uno degli interrogatori, dice di aver visto un video di Marrazzo con una trans bionda. Brenda e Michelle sono mai state bionde nel 2009? «Michelle ultimamente portava sempre i capelli biondi. E anche Brenda, che cambiava spesso tinta, quest’anno è stata a lungo bionda». Secondo lei perché Michelle è andata via da casa di Brenda? «Era una casa piccola, era difficile viverci in due. E poi ultimamente Brenda beveva troppo, era diventato impossibile starle vicino». Secondo lei, Michelle è viva? «Io dico di sì». Scappata per salvare i video o la pelle? «E io che ne so?» La domanda è lecita: perché i quattro Carabinieri finiti nell’inchiesta-Marrazzo hanno cercato di vendere quel video? Se ho immagini compromettenti su un politico ricco e famoso, perché dovrei cercare di venderlo a un giornale invece di usarlo per ricattarlo e spremerlo tutta la vita? «Marrazzo all’inizio gli aveva detto che gli avrebbe dato dei soldi, ma poi non ha mantenuto la promessa. Loro hanno chiamato in Regione e lui non ha risposto». Hanno provato a contattarlo tramite Brenda? Risulta una telefonata di Brenda in Regione... «No, Brenda non fu usata per questo, chiamò per cose sue. Hanno cercato di far fare da intermediaria a Natalì». E lei che ne sa? «Qui tutti sanno tutto. Sono andati da lei e le hanno detto di dire a Marrazzo di pagare, lei lo fece ma lui non pagò». E per questo cercarono di venderlo ad altri. «Sì». Anche a rischio di scoperchiare tutta l’organizzazione? «Credo che non pensassero di esser scoperti. Volevano farci un po’ di soldi, tanto sapevano che non sarebbe uscito. Puntavano a darlo a qualcuno che l’avrebbe comprato per tenere in pugno Marrazzo». Dal 2001 Piero Marrazzo si incontrava con Natalì. «Lei era la sua trans, era sempre stato solo con lei. Ma negli ultimi tempi forse s’era un po’ stufato, poi lei era in Brasile e ha iniziato a vedere anche altre», dice Giorgio. Brenda e Michelle? «Sì, era stato un paio di volte con loro». A casa del governatore? «No, Brenda lì mi ha detto di non esserci mai stata. Quando si sono visti, sono andati in via Due ponti, nella casa dove viveva fino a pochi mesi fa con Michelle, quella dov’è stata trovata morta Brenda». C’erano altre trans con cui Marrazzo si incontrava? «Quando è scoppiato il casino per un po’ tutte dicevano di esser state con lui. In realtà a parte Tabata, che è morta pochi mesi fa in Brasile per un infarto...». Un altro morto... «Tabata era grassa, di salute instabile, anche se non si drogava... Oltre a lei, Marrazzo è stato con Brenda, Michelle e Adriele, la mia fidanzata». Anche la sua fidanzata? «Una sera, a giugno, credo, lui l’ha caricata in Smart mentre lei lavorava in via dell’Acqua Acetosa. Adriele mi ha telefonato a casa dicendomi che stava arrivando con un cliente, ma non lo lo aveva riconosciuto».  sicuro fosse Marazzo? «Sì, quando sono arrivati io ero in giardino, mi sono affacciato e l’ho visto. Parlava con Adriele, le prometteva soldi, diceva che le avrebbe cambiato la vita». Così, papale papale? «Glielo disse più volte. Io me ne andai nell’altra parte della casa, Adriele mi raggiunse e mi disse che il presidente le aveva dato duemila euro per passare la notte con lei, quindi tornò da lui. Poi però Marrazzo disse di volerle dare altri soldi e stava per staccarle un assegno. Adriele però assegni non ne accetta. Allora lui ha preso la macchina, è andato a casa sua a prendere i contanti ed è tornato». E’ tornato coi soldi? «Ha dato ad Adriele altri tremila euro e sono rimasti insieme fino alle 20 del giorno dopo. A un certo punto, chiese alla mia fidanzata di chiamare un’amica, voleva stare con due trans, ma ho consigliato ad Adriele di non farlo, altrimenti avrebbe incasinato tutto. Sempre meglio tenersele per sé queste cose, anche perché poi magari arrivava Nicola... (uno dei Carabinieri arrestati, ndr). C’avevo paura. Alle 20 Marrazzo se ne andò, so che è passato da Natalì, dov’è rimasto una mezz’ora, l’ho saputo da un mio amico che vive lì vicino. Poi se n’è tornato a casa sua». Come lo sa? «Perché una volta arrivato lì ha richiamato Adriele e le ha chiesto di raggiungerlo». Lei è andata? «Era titubante, stanca, erano stati insieme tante ore. Poi però mi disse che le sembrava un cliente buono da tenere e allora l’ho accompagnata lì». Come fa a dire che fosse proprio la casa di Marrazzo? «Adriele ha suonato al citofono e c’era il nome sopra». Quanto è rimasta lì? «Due, tre ore al massimo, era molto stanca. Lui le ha dato un altro po’ dì soldi e le ha chiamato un taxi». Si sono più rivisti? «Lei ci sperava, ha provato anche a cercarlo sui due cellulari che le aveva lasciato, ma lui non ha mai più richiamato». Lei che idea s’è fatto? Brenda è stata uccisa o è stato un incidente? «Di sicuro non è un suicidio. L’incidente mi pare improbabile. Questa è una morte strana». Crede per caso a un complotto di servizi deviati e poteri forti? «Guardi, questa secondo me è solo una storia di balordi».