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 2009  dicembre 03 Giovedì calendario

CONTINUA LA CORSA ALL’ORO. NUOVO RECORD A 1.217 DOLLARI

La corsa all’oro non si ferma. A Londra il fixing pomeridiano ha visto il metallo a 1.212,50 dollari l’oncia, 20 in più rispetto al giorno precedente. Ma all’inizio della mattinata, in piena notte newyorkese, i computer del Nymex avevano fermato per qualche secondo la cifra al record assoluto di 1.217,30 dollari. Prima ancora, la City aveva registrato un primato assoluto anche per la quotazione espressa nella moneta unica: il picco di 805,502 euro per oncia (25,897 / gr) surclassa ogni primato e archivia il vertice di 784,877 del febbraio scorso, il record dei prezzi in euro che aveva resistito fino a mercoledì della settimana scorsa.
L’effetto di trascinamento è visibile su tutti gli altri metalli. Ieri hanno toccato i massimi da oltre un anno l’argento, volato oltre i 19 $/oz, il platino e il palladio, rispettivamente a 1.492 e 388 $/oz al primo fixing londinese, ma anche il rame,l’alluminio e lo zinco, tutti in rialzo, nonostante non si avverta una situazione di carenza d’offerta.
Molti elementi sembrano congiurare per impedire un’inversione di tendenza. Il dollaro è sempre debole, le banche centralicomprano riserve auree invece di venderle, i fondi pensione si proteggono investendo sulle commodity.
Il numero uno ci crede
Anche la mossa della canadese Barrick, la prima società aurifera mondiale, è considerata di intonazione rialzista: anticipando i tempi, Barrick ha riacquistato tutti i suoi contratti per consegna differita, quelli che costituiscono il cosiddetto hedge book, perché protegge le miniere da un calo dei prezzi del metallo che dovranno estrarre. Per farlo, la società ha investito 5 miliardi di dollari, indebitandosi, ma liberandosi in due anni di contratti di vendita per 9,5 milioni di once. La fine di questi riacquisti può rallentare la domanda, ma segnala una grande fiducia nelle possibilità di ulteriori rincari.
Qualche vendita di assestamento non potrà mancare nelle prossime settimane, ma per il momento,come si legge nell’ultimo report di Citigroup, «l’oro sale come se non ci fosse un domani ». Da un lato ci sono i fondi che investono nelle materie prime, concretizzando i suggerimenti di chi ritiene prudente dedicare ad esse dal 5 al 10% degli
asset. Oggi questo volume è stimato intorno a mille miliardi di dollari e Vaughan Wickins, di Standard Bank, ritiene che questo movimento proseguirà e finirà per farvi confluire in un paio di anni altri seimila miliardi, una parte dei quali interesserà anche l’oro.
I possibili traguardi
Sugli obiettivi dei prezzi,c’è ampia possibilità di scelta. Il primo è quello di 2.079 dollari per oncia, che corrisponde, deflazionato, al record di 870 dollari segnato nel gennaio 1981. Il secondo è quello di 3mila $/oz indicato da Tom Winmill come traguardo dei prossimi dieci anni. Winmill è presidente del Midas Management, un nome certamente non casuale, e si spinge a consigliare le azioni delle società aurifere medio-piccole, chea suo parere possono offrire guadagni superiori a quelli del metallo. Un ultimo obiettivo, provocatorio, è quello di 6.300 $ proposto a metà novembre da Dylan Grice, di Societé Générale, un prezzo che offrirebbe un "tallone aureo" a tutti i dollari circolanti.
Esagerazioni a parte, il punto di riferimento di molti analistiè quello espresso con semplicità da Jurg Kiener, di Swiss Asia Capital: «Si stampa troppa moneta e la gente oggi diffida delle banche e dei governi». Difficile dire però se il trend sia sostenibile. In uno scenario che non ha riscontri nel passato, l’unica risposta possibile è quella di Tom Kendall, di Mitsubishi: «Chi può saperlo?». Se il premio appena ricevuto dal 22enne calciatore argentino Lionel Andrés Messi fosse un pallone interamente d’oro (difficile da calciare, perché peserebbe più di un quintale) ieri mattina avrebbe raggiunto un valore ragguardevole, vicino a 2,8 milioni di euro. Una cifra ininfluente solo per lui, che ogni anno guadagna dieci volte di più.