Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 3/12/2009;, 3 dicembre 2009
IL PESSIMISMO DI ALITALIA. SABELLI PREVEDE UN 2010 ”DIFFICILISSIMO”
Silvio Berlusconi li ha elogiati pochi giorni fa, i ”patrioti coraggiosi” di Alitalia che, sotto la guida del presidente Robetro Colaninno e l’amministratore delegato Rocco Sabelli, hanno riportato la compagnia aerea in utile. Almeno – per ora soltanto – nel trimestre estivo (15 milioni). Ieri, a Roma, Sabelli ha ridimensionato di molto l’ottimismo sulla ripresa di Alitalia. In un convegno organizzato dalla Cgil ha spiegato che ”il 2009 si chiuderà in modo accettabile ma il 2010 sarà difficilissimo”. La strategia di comunicazione del capo operativo di Alitalia prevede anche un attacco a Ryanair ”che ha registrato 92 milioni di euro di profitti operativi ma 190 milioni di contributi dichiara t i ”. Il messaggio è: senza aiuti pubblici anche la compagnia di Michael O’Lear y avrebbe chiuso i bilanci in rosso. Ma le low cost, che non piacciono alla Cgil perché riescono ad aggirare in parte le leggi sul lavoro italiane, e spaventano Alitalia perché entrano in competizione diretta, restano il modello da seguire. Sabelli lo spiega in modo esplicito, anche se evita di dire che Alitalia deve diventare low cost ”perché mi darebbero del matto”. Ma l’analisi è questa: quando sarà passata la crisi, diventerà evidente che le abitudini di consumo sono cambiate in modo strutturale ”e bisognerà avere costi inferiori della metà rispetto a prima”, prerequisito per provare poi a competere in un mercato dove bisogna adattare l’offerta alle nuove esigenze del pubblico. Visto che anche i clienti di alta fascia, come quelli che viaggiano in business class, sono diventati improvvisamente sensibili al prezzo del biglietto. E il primo passo della strategia di Sabelli, che passa per una riduzione dei costi (visto che per ora non si può aumentare il prezzo sui biglietti) lo hanno già sperimentato i fornitori: pochi giorni fa, in un incontro con Alitalia, hanno ricevuto la notizia che verranno pagati a 150 giorni. ”Così Sabelli ci guadagna due volte, perché incassa oltre 60 giorni prima, vendendo i biglietti con grande anticipo sul volo, poi paga i fornitori due volte all’anno mettendo in difficoltà i conti di imprese che dipendendono soltanto da Alitalia”, dice una fonte che segue da vicino le vicende dell’indotto Alitalia, ”dove la spinta al contenimento dei costi sta portando a una precarietà strutturale, con lavoratori assunti per 4 ore che ne lavorano 10, con straordinari pagati pochissimo”. Alla vigilia della stagione natalizia, Sabelli ci tiene a mandare messaggi di distensione ai sindacati: ”Non ho il timore di un rapporto consociativo, non riteniamo che il contratto nazionale sia un problema, siamo pronti” e ancora: ”La nostra priorità è stabilizzare l’occupazione”. Ma la vicenda Flightcare, la società di servizi di terra all’aeroporto di Fiumicino che nei giorni scorsi ha protestato, crea qualche preoccupazione: ”In questo periodo potrebbe diventare molto difficile volare ”, dice un sindacalista. I dipendenti di Flightcare erano in agitazione per le nuove condizioni di lavoro derivanti dalla privatizzazione (prima erano dipendenti di Adr Aeroporti di Roma) ma sono stati convinti dal prefetto e dall’Enac, l’ente nazionale aviazione civile, a sospendere le proteste fino al 10 gennaio. ”Non volevano problemi per gli ”altr i’, cioè per i passeggeri. E per noi? Per le nostre famiglie? Come lo passeremo in Natale e Capdoanno?”, si sfoga un dipendente Flightcare con il Fatto. Spiega Sabelli che, nel medio periodo, si dovrà cambiare la disciplina degli scioperi. Ma per ora il primo obiettivo è confermare quello che il capo operativo di Alitalia definisce ”un trend incoraggiante”. Nonostante le perdite di bilancio previste per fine anno e le critiche del segretario della Cgil Guglielmo Epifani (’Alitalia non può vivere alla giornata. Ci vuole un piano di r ilancio”), Sabelli rivendica: ”Il piano idustriale era corretto nell’approccio, rifarei tutto quello che ho fatto nell’ultimo anno”.