
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è allarme perché, in base ai primi dati, il numero di bocciati nelle scuole superiori è in netto aumento. Il ministero della Pubblica Istruzione, che ha evidentemente fretta di far sapere quanto prima che la mano dura è in azione, ha anticipato i risultati relativi a un 10% di studenti. I non ammessi alla maturità sono l’1,6% in più rispetto al 2008, i bocciati nelle altre quattro classi superano i 372 mila, vale a dire +15,4% rispetto all’anno scorso. Subito le agenzie hanno registrato un profluvio di dichiarazioni: nella maggior parte dei casi, l’alto numero di bocciature viene considerato un fallimento della scuola e il quotidiano la Repubblica, nemico dichiarato del governo, ha calcolato che tenere un anno in più a scuola questi studenti rappresenta oltre tutto un costo di 300 milioni. Il ministro Gelmini ha parlato al Tg1: «Non è mai bello che un ragazzo perda l’anno, però io credo che questo aumento delle bocciature stia a significare il ritorno a una scuola dell’impegno e del rigore, a una scuola che prepara i ragazzi alla vita».
• E’ vero?
Io partirei dalla constatazione che le mega riforme degli ultimi vent’anni hanno dato risultati molto deludenti. Ieri è arrivato un nuovo rapporto Ocse che giudica il nostro sistema scolastico «tra i più modesti nonostante la spesa per studente sia molto elevata». Si sottolineano le forti differenze tra una regione e l’altra (il Sud è in fondo a tutte le graduatorie, ma Sicilia e Calabria sono le regioni col maggior numero di 100 e lode alla maturità), si mette in evidenza il fatto che l’Italia ha la classe docente più anziana (il 52% di insegnanti oltre i 50 anni, appena il 3% sotto i 30). L’Ocse non parla della femminilizzazione dell’insegnamento, che è un altro problema. Ma i dati su questo ce li ho io: le donne sono il 95% alle elementari, il 75,6% alle medie, il 59,4% alle superiori. Mario Giordano, nel suo libro appena uscito sulla scuola ( 5 in condotta, Mondadori), dice che il numero di insegnanti laureati non arriva al 60%. Una piccola quota (lo 0,6%) avrebbe solo la licenza elementare. L’83% sarebbe in possesso di una laurea che non c’entra niente con quello che insegna. Adopero il condizionale perché mi sembrano dati incredibili.
• E’ vero che spendiamo tanto per ogni studente?
Stati Uniti, 6580 euro; Italia, 5710; Francia, 5288; Germania, 4856; Inghilterra, 4.964. Sono soldi con cui per il 97% ci si limita a pagare gli stipendi. Più di 40 miliardi l’anno.
• Le bocciature servono?
Meglio bocciare che non fare niente. vero che nella bocciatura c’è una quota di fallimento della scuola e dello stesso insegnante. Però, quasi mai lo studente può essere considerato del tutto innocente. necessario che i docenti siano pronti al massimo sacrificio per insegnare, ma anche che gli studenti siano pronti al massimo sacrificio per imparare. Altrimenti è un esercizio vuoto. Alla fine i ragazzi si diano da fare e si stressino per farsi entrare in zucca qualcosa. Nel 1952 la quota dei bocciati alla maturità fu del 28,4%. Nessuno s’è mai permesso di dire che la classe del 1934 fosse ignorante. Invito a leggere le lettere che le compagne di scuola scrissero alla madre di Daria Bignardi, mi pare nel 1942 o ”43, ristampate nel libro della medesima intitolato Non vi lascerò orfani (Mondadori). Si faccia il raffronto con le scritture dei ragazzi di adesso. L’Ocse dice che uno studente italiano su tre non sa neanche convertire i valori tra una moneta e un’altra. I respinti alla maturità del 2006 sono stati il 2,8%.
• Ma perché adesso ci sono più bocciati?
Il ministro, senza mettersi in capo di rovesciare l’universo, ha introdotto piccole novità piuttosto significative. Sono tornati i voti numerici (da 1 a 10), non si passa alla classe successiva senza il 6 in tutte le materie, con una media inferiore a 6 non si è ammessi alla maturità. Col 5 in condotta si ripete l’anno. Per tanti insegnanti, per tanti consigli di classe è stato difficile. Da anni aggiustavano le situazioni con i giudizi, che servivano anche a informare le famiglie sullo stato reale della preparazione dello studente. Di fronte al diktat del voto numerico, adesso molti 5 sono diventati 6. rimasta la necessità di far sapere a casa che in quella certa materia il 6 è ingannevole. S’è inventato così il 6 rosso, il 6 con l’asterisco, il 6 «per voto del Consiglio di classe» ossia politico. Io dico che in questi casi, che capisco, si poteva dare 6 e fare una telefonata alle famiglie.
• Già, le famiglie. Come hanno reagito?
Per ora stanno zitte. Ma non ci conterei troppo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/6/2009]
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