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 2009  giugno 18 Giovedì calendario

CACCIA, AMORI E ERRORI D’ORTOGRAFIA COSI’ SCRIVEVANO I REALI DI FRANCIA


Un figlio illegittimo del Re Sole che cerca di addolcire la freddezza della moglie con un´appassionata lettera in latino; Luigi XV che si dilunga sulla caccia, sua grande passione, o sulla distribuzione dei titoli aristocratici; il Delfino che ad appena cinque anni scrive due frasi, condite con errori di ortografia, ma firmate orgogliosamente con il suo titolo di erede al trono. Non capita tutti i giorni di vedere lettere scritte di proprio pugno dai sovrani. Di solito dettavano ai loro segretari e non intingevano la penna nell´inchiostro, pratica ritenuta poco consona al loro rango. E proprio la loro rarità ha trasformato in un avvenimento la vendita all´asta (per oltre 290mila euro) di 345 lettere scritte dai monarchi francesi (o dai loro numerosi rampolli legittimi e illegittimi) tra il 1698 e il 1830. Nessuna rivelazione, ma uno squarcio di vita quotidiana nelle regge di Versailles o Fontainebleau. Con una sorpresa: le lettere manoscritte dei re sono banali, niente a che vedere con il sottile quadro della vita a corte disegnato, tanto per fare un esempio, dal duca di Saint-Simon nelle sue formidabili Memorie. Gli ori e gli stucchi dei palazzi reali sono qui ridotti ad osservazioni ordinarie, la politica europea sembra molto meno importante dei problemi del personale che partecipa alla caccia.
La raccolta di lettere autografe era stata messa insieme da Maria Adelaide d´Orléans, madre di Luigi Filippo e discendente di uno dei 16 figli illegittimi del Re Sole. Il documento più vecchio è del resto firmato dal duca del Maine, figlio della marchesa di Montespan. Scrive in latino alla moglie, dalla quale ha avuto sette figli, ma che sembra non ricambiare il suo amore: «Mia sposa, dimmi dunque perché ti privi di ascoltare il cuore. Tu sola governi la mia vita: sto bene se tu stai bene. Risparmia, ti prego, chi ti ama. Temo che tu rifiuti il tuo volto a me, che sono già stato cacciato dal tuo giaciglio». Più prosaica, invece, la seconda: riguarda il mal di denti della moglie e caldeggia un´otturazione.
Molte le lettere manoscritte di Luigi XV, quasi tutte firmate con il nome di battesimo o con una semplice L. Gli amori e la politica sono assenti, si parla invece moltissimo di caccia, insaziabile passione del monarca, che racconta anche episodi gustosi, come l´inseguimento di un cinghiale finito con una pallottola nel sedere del cavallo reale. Più toccante la lettera alla contessa di Tolosa in cui descrive la malattia mortale del figlio, padre di Luigi XVI, il 31 ottobre 1765: «Confesso, Madame, di non aver avuto finora né il coraggio, né la forza di scrivervi per darvi delle così brutte notizie. La mia anima era troppo triste e il mio cuore troppo straziato. Grazie a Dio sono un po´ migliori da tre giorni, gli incidenti, vale a dire la febbre, diminuiscono e le espettorazioni sono meno brutte. Spero che i rimedi faranno effetto». Un´illusione, poiché il Delfino morirà di tubercolosi in dicembre a Fontainebleau.
Collezione unica, questo insieme di lettere è arrivato fino a noi in maniera misteriosa. A lungo, infatti, si è pensato che tutti i documenti della famiglia fossero spariti durante la Rivoluzione del febbraio 1848, visto che Luigi Filippo scappò senza riuscire a portar nulla con sé. Riapparse alla fine degli anni Venti, sono state messe in vendita da un collezionista.