Francesco Sisci, La Stampa 18/6/2009, 18 giugno 2009
La generazione perduta dei maschi giapponesi: rossetto, reggiseno e menù vegano - Da samurai a bamboccioni - In una società che per secoli si è modellata sul valore virile dei samurai, guerrieri che tagliavano la testa del nemico con un solo colpo di sciabola e si bagnavano degli spruzzi del suo sangue come insegne di valore, una società che ancora sogna di trangugiare cruda la carne rossa del tonno, il nome è tutto
La generazione perduta dei maschi giapponesi: rossetto, reggiseno e menù vegano - Da samurai a bamboccioni - In una società che per secoli si è modellata sul valore virile dei samurai, guerrieri che tagliavano la testa del nemico con un solo colpo di sciabola e si bagnavano degli spruzzi del suo sangue come insegne di valore, una società che ancora sogna di trangugiare cruda la carne rossa del tonno, il nome è tutto. I giornali li chiamano «maschi erbivori» (soshoku-danshi) o semplicemente «erbivori» (soshouku-kei) e nell’appellativo c’è tutto il disprezzo di un popolo che sente di dover essere cacciatore e quindi guarda di traverso chi non mangia carne. Sotto, nei tempi antichi, c’erano i contadini, che mangiavano cereali, sotto ancora gli erbivori. Una larga fetta di maschi fra i 20 e i 35 anni non ha interesse a fare carriera, trascura il lavoro, non pensa a farsi una famiglia e nemmeno a trovarsi fidanzate fisse o occasionali. Sono loro gli erbivori, il contrario dei vecchi marziali impiegati in giacca cravatta e gilet che hanno dedicato la vita a rifondare la forza dell’economia giapponese, e lanciarla verso il modo, quasi come i loro genitori di baionetta e fucile ed erano corsi a conquistare l’Asia. Per loro l’azienda, la patria e la famiglia erano tutto, condite di sbornie ai bar e avventure occasionali nei karaoke. Oggi però, secondo ricerche di mercato, due terzi dei giapponesi tra i 20 e i 35, quelli con più energia, sono del tutto o parzialmente «erbivori». Vivono con la mamma, amano i dolci, compreso il «tilamisù», trascorrono ore in chiacchiere platoniche con l’altro sesso sul computer o sulla panchina di un parco, spendono in trucchi e belletti quanto le donne, si fanno la manicure, stanno più attenti al taglio dei capelli, con brillantina, che ai risultati del proprio ufficio. una crisi spirituale, che però ha chiare radici economiche. Negli ultimi 20 anni il Giappone si è trasformato. Non è più il Paese sostanzialmente egualitario di un tempo, quello incentrato sul posto fisso a vita. Secondo i dati della Tv nipponica l’82% degli uomini giapponesi di 35 anni guadagna meno di 2 milioni di yen al mese, considerata la soglia della povertà. nel 2007, secondo un rapporto dell’Ocse, il Giappone era al secondo posto dopo gli Usa per la povertà relativa tra i paesi sviluppati. Un terzo della forza lavoro giapponese oggi lavora con contratti a termine senza prospettiva di impiego fisso. Il risultato è che per metter su casa bisogna lavorare in due. E spesso le donne, mogli o madri, portano a casa più del marito o del figlio. Il risultato è una trasformazione epocale delle abitudini di vita. I dati di fabbricanti di sanitari suggeriscono che il 40% degli uomini urini da seduto, oppure appoggiandosi a una specie di inginocchiatoio. Il tutto su pressioni della donna di casa che vuole prevenire quegli spiacevoli schizzi dal water. Questi comportamenti sono solo la punta dell’iceberg: negli ultimi dieci anni la vendita di preservativi è crollata progressivamente e il quotidiano in lingua inglese Japan Times riporta che un grande magazzino di Tokyo ha venduto 4mila reggiseni da uomo. Dicono che indossarli dà loro maggiore tranquillità, serenità. C’è un «vuoto di speranza», come denunciano i giornali nipponici. I trentenni hanno visto sbriciolarsi il mondo per cui i loro genitori, «carnivori», si erano spaccati la schiena. Il Giappone non sarebbe stato più «il numero 1» come sognavano gli opinionisti di metà degli anni ”80, rispolverando i miti degli anni ”30. Tokyo, nel frattempo, è stata stracciata dalla nuova economia americana e sta per essere sorpassata in curva dalla nuova vaporiera cinese. Ora sta arrancando sotto la crisi finanziaria con oltre il 180% di deficit sul Pil. Lo yen, una volta imperatore dell’Asia, ormai, nell’ordine delle monete globali, è dietro il dollaro, l’euro e fra poco anche lo yuan cinese. Dopo la fine di queste idee di grandezza, il destino del Giappone, e dei giapponesi, sembra incerto. Perché bisogna lavorare e divorare? Meglio prendersela calma, meglio pascolare tra l’erba, perché forse, chissà, è proprio l’anima del samurai che si sta estinguendo. E alla fine, forse, potrebbe anche non essere un male. Il reggipetto da uomo Il quotidiano in lingua inglese Japan Times nei giorni scorsi riferiva che un grande magazzino di Tokyo ne ha già venduti oltre quattromila. Gli «erbivori» lo indossano perché così si sentono più sicuri. Il cuscino da WC I dati dei venditori di sanitari dicono che il 40% dei maschi giapponesi fa pipì seduto, per evitare i rimproveri delle donne di casa. Per questo motivo alcune aziende stanno commercializzando un cuscino da WC ad hoc. Il «tilamisù» Nonostante spendano molti soldi in trucchi e parrucchieri, e siano maniaci della forma fisica, i ragazzi giapponesi hanno un’incredibile passione per i dolciumi e in particolare per una versione locale del tiramisù italiano.