Carlo Moretti, la Repubblica 18/06/2009, 18 giugno 2009
L’OPERA PROIBITA DEI GIGANTI 40 ANNI DOPO IL DISCO ANTIMAFIA
Faremo la stagione grazie all´aiuto di molti artisti dal Piccolo a Dario Fo e gli spettacoli saranno gratuiti
Fu la prima opera rock italiana. Nel 1971 il 33 giri si andava affermando sempre più, sostituiva nei gusti dei più giovani la passione per il 45 giri: con più spazio a disposizione, le canzoni cominciarono a dilatarsi in ampie suite, c´era una nuova possibilità di sviluppare temi e storie. I Giganti la colsero al volo, ben prima di altri gruppi progressive italiani, intercettando l´onda in arrivo dall´Inghilterra, ma toccarono un nervo scoperto: con Terra in bocca - Poesia di un delitto osarono parlare di mafia, la mafia dell´acqua, e dieci giorni di messa in onda radiofonica del disco a Per voi giovani, il programma Rai di Paolo Giaccio che partiva proprio in quei mesi, furono fatali all´album appena uscito: «Arrivò una telefonata della commissione censura» racconta Mino Di Martino, fondatore dei Giganti e autore delle musiche dell´album con Vince Tempera, «la mafia era un argomento tabù insieme al Papa e al Presidente della Repubblica, e così convinsero Giaccio a smettere».
Di Terra in bocca, di quell´omicidio in Sicilia contro chi aveva osato ribellarsi al controllo mafioso dell´acqua, nessuno parlò più, a parte una parentesi nel 1993 quando al Teatro Lirico di Milano, per ricordare Gianni Sassi, patron della Cramps e autore della splendida copertina del disco, i Giganti si ricostituirono per suonare parte dell´album. Ora un libro-cd intitolato "Terra in bocca-Quando i Giganti sfidarono la mafia", scritto da Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini (ed. Il Margine, introduzione di Don Luigi Ciotti), ricorda la nascita di quell´album e permette l´ascolto di un´opera per lo più dimenticata. «Sull´entusiasmo di quella serata al Lirico pensammo di portare Terra in bocca in teatro» racconta Di Martino. Con Franco Battiato, del quale aveva utilizzato otto battute per un passaggio musicale cruciale nel concept, Di Martino pensò di affiancare alla vicenda una messa cantata in dialetto siciliano, pensarono anche a coinvolgere Fabrizio De André, che però era al lavoro con Fossati su Anime Salve: «Pensammo a lui perché l´autore Piero De Rossi, che aveva scritto la canzone "Lungo e disteso" da cui aveva preso le mosse l´intera storia, componeva in uno schema tipico da cantautore, molto vicino allo stile di De André».
L´andamento dell´album è cinematografico, il movimento narrativo segue un suggestivo flashback che si snoda tra primi piani e campi lunghi: « un disco con qualche ingenuità ma è l´unica cosa che riprenderei dei Giganti» dice Di Martino. «Una storia ancora attuale: la mafia è ancora qui, e ora pensano di privatizzare l´acqua».