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 2009  giugno 19 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Dobbiamo riferire di due discor­si importanti pronunciati ieri. Il primo è di Emma Marcegaglia, il capo della Confindustria, cioè la persona che sta al sindacato degli industriali come Epifani sta alla Cgil. Marcegaglia ha det­to che o il governo vara aiuti con­creti per il mondo dell’industria oppure rischiamo di perdere un pezzo di sistema produttivo. «Al­cuni segnali di miglioramento non vogliono dire che l’emergen­za sia finita. Se non facciamo co­se concrete, ci metteremo alme­no 5 anni a tornare ai livelli pre crisi». I ragionamenti della Mar­cegaglia si basano sui dati sfor­nati dall’ufficio studi della Con­findustria. Il Pil – cioè la quanti­tà di cose che produciamo – scen­derà rispetto all’anno scorso di quasi il 5%. Tra gennaio 2008 e gennaio 2010 risulteranno persi un milione di posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione, che que­st’anno dovrebbe attestarsi in­torno all’8,6%, l’anno prossimo starà al 9,3%, un livello che non veniva toccato dal 2000. L’even­tuale ripresa si annuncia «ripi­da ». Il governo deve, secondo la Marcegaglia: sburocratizzare, cioè semplificare tutte le proce­dure che rendono tanto faticoso in Italia il fare impresa; interve­nire sulla scuola, giudicata «mo­desta » appena l’altroieri dall’Oc­se; rinforzare le infrastrutture, cioè costruire o ammodernare ponti, strade, ferrovie; combat­tere la criminalità, specialmen­te al Sud; liberalizzare, cioè con­trastare i cartelli e i monopoli, pubblici o privati, e le norme che li proteggono e favorire la libera concorrenza tra i soggetti che operano sul mercato.

Risposte?
Per ora nessuna. Anche se in al­tre occasioni i politici si sono sbracciati a far promesse.

E l’altro discorso?
L’ha pronunciato Sergio Mar­chionne, amministratore dele­gato della Fiat e della Chrysler. Ieri c’è stato un incontro a Pa­lazzo Chigi con i rappresentan­ti dei sindacati e delle Regioni e con Letta, Sacconi, Scajola e lo stesso Berlusconi che s’è complimentato con Marchion­ne per l’acquisto della Chrysler («un’operazione importantissi­ma che cambierà le abitudini degli americani sul fronte delle auto ecologiche»)

Ragione di questo incontro?
Il problema dei due stabilimen­ti Fiat a rischio, cioè Pomiglia­no d’Arco e Termini Imerese. Lei sa che da quando è partita l’offensiva su Chrysler e su Opel, il sindacato ha chiesto di sapere che fine avrebbero fatto questi due stabilimenti che la­vorano a meno del 50% delle loro potenzialità perché la do­manda di automobili è precipi­tata. Marchionne ha sempre ri­sposto di star tranquilli e di la­sciarlo lavorare. Adesso che Chrysler è conclusa, l’ammini­stratore della Fiat ha fatto il punto parlando di «razionaliz­zazione aziendale per contra­stare una sovracapacità produt­tiva cronica di fronte alla grave crisi del settore auto». Una fra­se un po’ complicata che signifi­ca: tagli. Le notizie più preoccu­panti riguardano lo stabilimen­to di Termini Imerese, in pro­vincia di Palermo. Fino al 2011 qui si continuerà a produrre la Lancia Y. Dopo, Marchionne ha garantito che qualcosa si fa­rà, ma ha annunciato che non si tratterà di automobili.

E che cosa può fabbricare la Fiat se non automobili?
E’ una domanda giusta, ma nes­suno può rispondere. Non ha una risposta neanche Mar­chionne. Il problema di Termi­ni è che l’indotto è scarso e i col­legamenti via nave o via treno difficili. Si tratta delle famose infrastrutture di cui parla la Marcegaglia. Tutto il lavoro preparatorio della Lancia Y de­ve essere fatto a Melfi. In que­sto modo è praticamente im­possibile rendere conveniente la produzione.

E a Pomigliano?
Si pensava che Pomigliano fos­se lo stabilimento più a rischio, perché l’unico modello di pun­ta fabbricato qui è l’Alfa 159 (la Gt è una macchina di nicchia, la 149 sta per uscire di produ­zione). Marchionne ieri ha spie­gato che fino al prossimo anno lo stabilimento continuerà con l’Alfa 159 berlina e con la 147 Gt, dopo di che si monteranno a Pomigliano nuove piattafor­me e si fabbricheranno nuovi modelli. Epifani s’è lamentato che il discorso è un po’ vago e soprattutto concentrato sulle scadenze più ravvicinate. Mar­chionne ha risposto che le con­dizioni di mercato sono talmen­te nebulose che è impossibile fare previsioni a lunga scaden­za. L’amministratore ha cerca­to di tranquillizzare tutti dicen­do che non si può immaginare la Fiat senza forti radici in Ita­lia. Ha poi ricordato che l’azien­da sta «usando tutti gli ammor­tizzatori sociali possibili anche se per almeno 10 stabilimenti nell’ultimo quadrimestre 2009 finiranno le 52 settimane di cas­sa integrazione». Mentre parla­va, fuori da palazzo Chigi un gruppo di operai inalberava cartelli con su scritto: «Pomi­gliano non si tocca». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/6/2009]

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