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 2009  giugno 19 Venerdì calendario

LA MODA A BASSO COSTO FA VOLARE IL NUOVO LUSSO


La moda a basso costo fa volare il nuovo lusso

Il Financial Times: il più richiesto? Un sandalo da mille euro

MILANO – Certo non ba­sta sognare per superare la cri­si. Ma è anche vero che la crisi induce a sognare e a desidera­re in modo diverso. Almeno sul fronte del lusso, dove i se­gni di ripresa vengono da una nuova voglia di qualità, di raf­finatezza, di gusto dell’esclusi­vo e, inevitabilmente, di più costoso.

Un po’ per la vecchia regola del poco ma buono. Ma anche per una certa saturazione del mercato a basso costo, che è onesto, non stressa il portafo­glio, però non riesce e fare in­namorare. E questo non deve essere sottovalutato.

Spunti di discussione, di ri­flessione e soprattutto di so­gnata prospettiva, che vengo­no dalle pieghe di un summit sul lusso, organizzato dall’au­torevole Financial Times a Montecarlo, isola apparente­mente immune o comunque più vaccinata ai pessimismi del momento.

Il quotidiano economico in­glese sottolinea in prima pagi­na come la speranza di vedere nuova fiducia nei consumato­ri e quindi una nuova voglia di acquistare, possa proprio venire dai marchi e dagli og­getti che sanno far sognare.

Ne è convinto Bernard Ar­nault, numero uno di LVMH, primo pool del lusso mondia­le che comprende fra gli altri Louis Vuitton e Moët & Chan­don. «In realtà la moltiplica­zione dei prodotti nelle varie catene a basso prezzo – dice – avrà l’effetto di rendere più forte la richiesta per oggetti di qualità e prezzo più alti. I su­permercati sono importanti ma non sono posti dove si pos­sono comprare i sogni».

Certo si deve sempre tenere un occhio sui conti. E oggi lo scenario non è di quelli che se­minano entusiasmi. E doma­ni? Bisognerà abituarsi a un cliente che ha profondamente cambiato pelle. «Un tempo – spiega Diego Della Valle, presi­dente di Tod’s – il mercato era capace di assorbire qualsia­si cosa, oggi è diverso. C’è più selezione e più sensibilità. E quindi la qualità tornerà a fa­re la differenza. In fondo è quello che sta già accadendo nelle aree Cina-India, dove sta salendo una nuova fame di lusso».

Resta sempre la perplessità di come con stipendi che glo­balmente soddisfano sempre meno le priorità basilari, si possa pensare a spese volut­tuarie che inceneriscono le carte di credito. E invece sono molti a sostenere che i prezzi alti nelle vetrine d’un grande negozio non siano affatto un deterrente. Al contrario.

Da Jimmy Choo, marchio di culto per scarpe sexy, il model­lo più venduto risulta un san­dalo da quasi mille euro. Per­ché «se un articolo crea deside­rio, si vende facile», spiegano. Si parlava di prospettive e di speranze. Più le seconde delle prime? «Nessuno può sa­pere – avverte Patrizio di Marco, presidente e a.d. di Gucci – quando il mercato del lusso recupererà. Noi sia­mo sereni: abbiamo trovato un giusto equilibrio tra 90 an­ni di storia e capacità di inno­vare. E il primo trimestre 2009 ci da ragione. Il cliente non scende più a compromes­si, cerca il prodotto giusto in prezzo e valore».

Google, il motore Internet più usato, un mese fa ha pre­sentato uno studio statistico in cui si evince che dopo un periodo di profondo nero, ne­gli ultimi tre mesi il popolo del Web ha ritrovato familiari­tà se non con l’acquisto, almeno con il sogno. Come? Nel numero crescente di con­tatti con i siti dei più prestigio­si e costosi marchi di macchi­ne, orologi e abbigliamento. Gli stessi siti che nei momenti peggiori era­no stati com­p­rensibilmen­te messi da parte. Lusso e qualità dun­q ue come possibile trai­no della ripre­sa. Anche se non si può certo dimenticare che il lusso più estremista è comunque istituzionalmente inseguito da quei ceti cui questi momen­ti difficili non tolgono certo il sonno. «Il protrarsi della crisi – conferma Francesco Trapa­ni, amministratore delegato di Bulgari – ha inevitabilmen­te condizionato i risultati del primo trimestre. In aprile si è aperto invece un significativo spiraglio che fa ben sperare, anche se il contributo decisi­vo delle vendite viene dall’alta gioielleria».