SANDRO VERONESI, rep.it, 19 giugno 2009
Esce in Italia il romanzo di Josh Bazell "Vedi di non morire", negli Usa un caso letterario Il protagonista Peter Brown è un medico con un violento passato di sicario di mafia Tra Nietzsche e John Travolta ecco l’America pulp e nichilista di SANDRO VERONESI Mettiamo che abbiate appena finito di leggere un romanzo e che, voltata l’ultima pagina, vi imbattiate in questa avvertenza: "Questo libro è frutto di fantasia in ogni sua parte, fatta eccezione per il presente paragrafo, i ringraziamenti e la dedica
Esce in Italia il romanzo di Josh Bazell "Vedi di non morire", negli Usa un caso letterario Il protagonista Peter Brown è un medico con un violento passato di sicario di mafia Tra Nietzsche e John Travolta ecco l’America pulp e nichilista di SANDRO VERONESI Mettiamo che abbiate appena finito di leggere un romanzo e che, voltata l’ultima pagina, vi imbattiate in questa avvertenza: "Questo libro è frutto di fantasia in ogni sua parte, fatta eccezione per il presente paragrafo, i ringraziamenti e la dedica. Anche l’epigrafe è fasulla. Illudersi del contrario, con particolare riguardo agli aspetti di carattere medico, potrebbe rivelarsi una pessima idea". Non dovreste sorprendervi più di tanto, dato che eravate consapevoli di star leggendo, per l’appunto, un romanzo - eppure ci rimanete male. Andrete a rileggervi l’epigrafe fasulla: "Se è vero quel che dice Nietzsche, ovvero che disonorare un uomo significa ucciderlo, allora ogni onesto tentativo di autobiografia è un gesto di autodistruzione. Albert Camus". Peccato, penserete, era bella. Per un po’ di tempo rimuginerete su tutte le cose che vi erano piaciute e che avevate creduto vere, "con particolare riguardo agli aspetti di carattere medico": dovete fare uno sforzo per rassegnarvi a considerarle balle, tutte, senza eccezioni, come suggerito dall’avvertenza. Andrete a riguardarvi quelle che vi avevano colpito particolarmente, e che vi eravate segnati a penna sul testo con l’intento di approfondirle (certe suggestive citazioni di Plutarco, Freud e Platone, le percentuali di figli malformati nelle unioni endogame, quelle di sopravvivenza nelle cadute dal quinto piano, una droga chiamata moxfane utilizzata dai piloti americani che andavano a bombardare l’Iraq, "sotto le ascelle si suda per l’agitazione, mentre all’inguine per via del caldo"...). Tutto fasullo - hah. Poi però vi accorgerete che tutto questo lo rimuginate per evitare di ripensare al finale ter-ri-fi-can-te che avete appena letto, in cui il protagonista riesce a cavarsela compiendo un gesto pazzesco, splatter e decisamente inverosimile che mentre veniva descritto vi ha fatto quasi svenire - e vi sentirete profondamente grati con l’autore per quell’avvertenza. Tanto accattivante, infatti, e brillante e esilarante è stata la sua scrittura, da attivare un meccanismo di sospensione d’incredulità così potente che solo l’autore stesso, alla fine, poteva disinserirlo - e solo con una dichiarazione brutale e inappellabile come quell’avvertenza: e in tutto ciò dovrete riconoscere che questo autore, allora, questo giovane medico tirocinante dell’ospedale di San Francisco, addirittura all’esordio come romanziere, vi ha manipolato davvero bene, giocando magistralmente fin dalla prima pagina con la vecchia, manzoniana ambiguità tra vero e verosimile... E’ stato un caso letterario, negli Stati Uniti, questo Vedi di non morire, di Josh Bazell, pubblicato da Einaudi Stile Libero, pagg. 322, euro 18,50 (Beat the Reaper il titolo originale, frase idiomatica americana che suona all’incirca come "Buggera la Morte"), e se ne è parlato citando una quantità impressionante di modelli da cui sembra derivare. In effetti è quella la strada più comoda per rendere l’idea - tipo: prendere Elmore Leonard e mischiarlo con Dashiell Hammett, Raymond Chandler, Rex Stout e Chuck Palahniuk, il risultato incrociarlo con Quentin Tarantino, Martin Scorsese e Francis Ford Coppola, il risultato incrociarlo con ER, i Soprano e Dr. House e, infine, immergere l’emulsione in un robusto Bloody Mary... Ma c’è una storia, ovviamente, e soprattutto c’è un protagonista, di cui occorre dar conto: Peter Brown, medico del "peggior ospedale di New York" (il Manhattan Catholic, naturalmente inventato), viene da un violento passato di sicario di mafia e da un brusco passaggio nel programma di protezione federale che gli è valso la laurea in medicina ma anche la condanna a morte da parte della famiglia che ha tradito. Durante la frenetica giornata da internista viene riconosciuto da un picciotto, malato terminale di cancro, ricoverato per un disperato intervento di eviscerazione, e da questi inchiodato con una telefonata a un amico: se morirà, l’amico rivelerà alla mafia la sua scoperta; se no no. Altro, di questo ramo della storia, non va raccontato. Ma vi è anche, in racconto alternato, il passato di Brown, di quando si chiamava con l’improbabile nome di Pietro Brnwa e di come è andata che, cercando vendetta per l’assassinio dei suoi nonni, sia entrato giovanissimo a far parte della cosca newyorchese di Locano. Balle splendenti si susseguono, tra presente e passato, per costruire questa insolita figura di morammazzato-supereroe, manierato quanto si vuole ma anche perversamente credibile, che fa il gradasso come Archie Goodwin, risuona di solitudine come Philip Marlowe, pianta pallottole in corpo come John Travolta di Pulp Fiction, mena come Pai Mei di Kill Bill, s’imbottisce di droghe come Hunter Thompson, escogita diagnosi geniali come House, s’innamora perdutamente come De Niro in C’era una volta in America, e nel duello che combatte di continuo con la Grande Mietitrice tiene insieme l’alto e il basso della nostra cultura di massa, tutto sempre acceso in un citazionismo forsennato che va dalle note di David Foster Wallace in Infinite Jest alle barzellette da Saturday Night Live Show - ce n’è una formidabile - , fino a quella terribile e originalissima apoteosi splatter che, nella sua sbruffoneria, suona come una sfida terminale lanciata a tutti gli scrittori di thriller, pulp, horror, noir e hard-boiled ancora in attività: ecco fatto, bastardi contaballe sempre alla ricerca di un finale all’altezza dei vostri fottuti inizi folgoranti - fate di meglio, d’ora in poi, o cambiate mestiere. (18 giugno 2009) rep.it