Paolo Tomaselli, Corriere della sera 19/06/2009, 19 giugno 2009
LA RIVOLUZIONE VA DI MODA CON LE PANCHINE GIOVANI
Turnover mai visto, tra «guardiolismo» e usato sicuro
MILANO – L’Ufficio-facce (caro a Enzo Jannacci) non ha mai lavorato così tanto. In nove mesi, cioè dall’inizio degli ultimi campionati (30-31 agosto 2008) fino a oggi, sono transitati sulle panchine di serie A e B ben 73 allenatori diversi. Considerato che mancano ancora 2 caselle da riempire in A (chi salirà dalla B e il Siena) e addirittura 8 in B, siamo di fronte a un rimescolamento della categoria senza precedenti, frutto di mode (come il «guardiolismo» che lancia i giovani, in qualche caso semi-debuttanti), di scelte economiche, di scommesse e, in molti casi, anche di errori.
La serie A offre casi eccellenti che spiegano bene la tendenza in atto: le scelte di Allegri al Cagliari, Mihajlovic al Bologna e Ferrara alla Juve nel campionato appena concluso e ora di Leonardo al Milan e di Atzori al Catania sono indicative. La serie B invece è un laboratorio in continua ebollizione, dove la questione tecnica è letteralmente esplosa nell’ultimo anno. Due dati aiutano a capire: dall’agosto 2008 ai nuovi acquisti delle ultime ore, in serie B sono stati chiamati 16 allenatori al debutto assoluto nella categoria. Un vero esercito di riserva, ingrossato da tanti ex calciatori in panchina da meno di cinque anni. Le scelte infelici (da Balbo al Treviso a Costacurta al Mantova, debuttanti assoluti) non mancano, ma la terza promozione in A (domani alla guida del Livorno contro il Brescia nel ritorno del playoff) può conquistarla un tecnico, come Gennaro Ruotolo, che ha esordito alla guida dei toscani all’ultima giornata di campionato al posto di Acori prima degli spareggi decisivi: «Ruotolo è con me dall’86, l’ho scelto perché so che di lui mi posso fidare», ha detto il presidente Spinelli. Antonio Conte, che il Bari l’ha portato in A con tre giornate di anticipo, si prepara ad esordire tra le big festeggiando i suoi primi quarant’anni il 31 luglio.
I playoff di B e quelli di Lega Pro che terminano nel fine settimana daranno il via libera agli ultimi spostamenti: oltre alle due neopromosse dall’ex serie C alla B, almeno tre delle 8 indecise si potrebbero affidare ad altri esordienti, ingrossando le fila di un blocco decisamente rivoluzionario. Ma non per questo necessariamente vincente: nello scorso campionato gli esoneri sono stati addirittura 30 (11 in A, 19 in B) su 42 squadre, una cifra che da un lato indica una mobilità assoluta, dall’altro un’isteria di fondo e una mancanza di progettualità un po’ preoccupanti, soprattutto se associate alla condizione economica in cui versano molte società.
Un altro dato fotografa bene la situazione: in serie B soltanto due allenatori si siederanno alla prima del prossimo campionato sulla stessa panchina del 2008-2009: sono Madonna dell’AlbinoLeffe e Foscarini del Cittadella, non a caso due tecnici inseriti in realtà piccole, ma capaci di una programmazione altrove sconosciuta. Bisoli del Cesena ha fatto il salto di categoria con la sua squadra, dopo essere stato vicino al Cagliari: Cellino ha scelto di continuare con Allegri, sul quale aveva puntato nel 2008, con un’intuizione rivelatasi geniale, però forse non avrebbe sbagliato nemmeno in questo caso. Discorso diverso per Giuseppe Giannini: l’ex principe romanista ha vinto il campionato di Prima divisione con il Gallipoli, ma ha dato il benservito ai pugliesi (per i quali è in corsa anche Zeman) perché la società non darebbe garanzie economiche, con il presidente Barba che minaccia di non iscrivere la squadra al campionato, se sarà costretto a giocare a Lecce.
Con l’addio di Ancelotti, al Milan dal novembre 2001, se ne è andato il tecnico più fedele del calcio italiano. I campioni di resistenza, in due piazze non esattamente semplici da gestire, sono Prandelli alla Fiorentina e Spalletti alla Roma: entrambi, tra alti e bassi, sono sulla stessa panchina dall’estate 2005. Avranno qualche vantaggio sui concorrenti o almeno su quelli più inesperti? Il tempo dirà. L’aumento esponenziale della concorrenza e lo svecchiamento sostanziale dei candidati alle panchine potrebbero anche formare una nuova classe di allenatori più moderni e preparati, sul campo, davanti ai microfoni e nella gestione dello spogliatoio. Sempreché a un quarto di stagione, non si innesti la retromarcia, tornando agli allenatori navigati, con vent’anni di esperienza.