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 2009  giugno 18 Giovedì calendario

VEGECONOMY, ISTRUZIONI PER L’USO - PER VOCE ARANCIO


Dal 5 al 7 giugno, a Grugliasco (Torino), si terrà la sesta edizione del Vegfestival. Il programma prevede conferenze sull’alimentazione vegetariana, lezioni di cucina, laboratori di produzione di seitan e una sfilata di abbigliamento veg.

Il mondo del vegetarismo è più vasto di quanto si pensi. Ci sono i vegetariani classici, che non mangiano carne di alcun tipo. I vegani (o «vegetaliani»), che non mangiano nessuno dei prodotti derivati da animali (latte, uova, miele e formaggi) e rifiutano di indossare lana, seta e pelle. I crudisti, che ammettono solo verdura e frutta cruda perché convinti che cuocere cibi sia ”innaturale”. I fruttariani, che mangiano soltanto frutta. Lo stadio ultimo è quello del fruttarismo simbiotico: si assume solo frutta di stagione coltivata biologicamente e colta dall’albero un attimo prima che cada.

Gli elementi di base dell’alimentazione vegetariana sono grano, riso, mais, avena, farro, miglio, orzo, segale, legumi, frutta, verdura, aromi. I condimenti sono olio di oliva, burro (non per i vegani), spezie, sale integrale, gomasio, miso e tamari. La ”carne” dei vegetariani è la soia, utilizzata per fare hamburger, polpette, crocchette e spezzatini. Derivati della soia sono il tofu e il seitan.

In Italia, secondo l’Eurispes, i vegetariani sono più di sei milioni (circa il 10% della popolazione), maZuppa di cereali nel 2050 potrebbero arrivare a 30 milioni. Sono per la maggioranza donne, con un livello di istruzione medio-alto e vivono prevalentemente al Nord o al Centro.

Sono vegetariani Margherita Hack, Jovanotti, Steve Jobs, Dario Argento, Madonna, Franco Battiato, Roberto Gervaso, Michelle Hunziker, Bryan Adams, Ornella Muti, Pamela Anderson, Michela Vittoria Brambilla, Jim Carrey, Gwyneth Paltrow, Pink. Sono vegani: Moby, Prince, Carl Lewis, Paola Maugeri.

Adamo ed Eva erano vegetariani. Nella Genesi l’uomo diventa carnivoro solo dopo il Diluvio Universale, quando Dio lo autorizza a mangiare carne animale: «Crescete, moltiplicatevi, e riempite la Terra. E avranno timore e spavento di voi tutti gli animali della terra e tutti gli uccelli del cielo. […] Tutto ciò che si muove ed ha vita vi servirà di cibo» (9, 1-4).

Greci, romani e mediterranei in generale amavano la dieta vegetariana. Il filosofo greco Pitagora per lunghi periodi visse nutrendosi di solo latte. A Roma, una legge delle Dodici Tavole (V secolo a.C.) comminava l’esilio o la pena di morte a chi uccideva un bue non malato o non esaurito dal lavoro.

Leonardo da Vinci ai banchetti rifiutava i piatti di carne e spiegava: «Chi non rispetta la vita, non la merita». Benjamin Franklin smise di mangiare carne a 15 anni pensando di aumentare così le proprie facoltà mentali, George Bernard Shaw era solito dire: «Una mente del mio calibro non può prendere nutrimento dalle mucche». Si dice che anche Adolf Hitler fosse vegetariano, ma qualche storico insinua che gli piacessero le salsicce. Mussolini, vegetariano convinto, quando era parecchio impegnato col lavoro non dedicava più di tre minuti ai pasti e si nutriva quasi soltanto di latte (ne beveva anche tre litri al giorno) e frutta.

«L’evoluzione verso una dieta vegetariana è inevitabile. […] Oltre al bisogno di più cibo e acqua sul pianeta, il vegetarianesimo risponde anche alla domanda di buona salute. Non ci sono dubbi scientifici sul fatto che un’alimentazione povera di carne e ricca di vegetali è la più adatta a proteggerci dalle malattie più gravi e mantenerci in buona forma» (Umberto Veronesi). Una ricerca dell’Imperial Cancer Resarch Fund di Oxford ha dimostrato che la dieta vegetariana riduce il rischio di tumore. Secondo l’American Journal of Cardiology non mangiare carne diminuisce il tasso di colesterolo e i grassi pericolosi del 20%. Alcuni studi dell’Istituto francese per la nutrizione hanno rilevato che i vegetariani sono meno soggetti a ipertensione, problemi cardiaci, diabete e obesità.

Jeffrey Moussaieff Masson nel saggio Chi c’è nel tuo piatto? (Cairo editore) esamina la correlazione tra la nostra dieta e lo stato di salute della Terra. «Ci consideriamo una specie superiore, eppure stiamo distruggendo il solo pianeta che abbiamo, mettendo a rischio la nostra stessa esistenza. L’appetito umano per la carne animale è l’impulso alla base di quasi tutte le principali categorie di danni ambientali che oggi minacciano il futuro dell’uomo: deforestazione, carenza di acqua, inquinamento idrico e atmosferico, mutamenti climatici, ingiustizia sociale, diffusione delle malattie. Ogni pasto è come l’espressione di un voto. Possiamo fare la differenza con ogni boccone».

La popolazione mondiale di mucche e maiali conta attualmente circa 2,5 miliardi di esemplari. I loro allevamenti industriali occupano il 70% di tutte le terre agricole e il 30% della superficie del pianeta. Una mucca, se lasciata all’aria aperta, avrebbe bisogno di 12 ettari di terreno per il pascolo e produrrebbe 230 chili di carne. Se in solo mezzo ettaro si piantasse della lattuga, con 171 dollari (tra acqua ed energia) se ne otterrebbero 30 tonnellate l’anno.

La maggioranza degli animali che finiscono sulle nostre tavole si nutre di cibi che sono alla base della nostra alimentazione: cereali, legumi, proteine e grassi animali. Per far ingrassare di mezzo chilo un manzo servono quattro chili di cereali. Un vitellone da 475 chili arriva al macello dopo aver ruminato nella sua breve vita quasi 1.300 chili di derivati dal frumento. Su scala mondiale il 50% dei cereali e il 75% della soia prodotti sono destinati a nutrire gli animali anziché gli esseri umani.

Quasi un sesto dell’intera popolazione mondiale (854 milioni di persone) patisce la fame. Allo stesso tempo gli scienziati rilevano che nel mondo si produce una quantità di cibo sufficiente a nutrire una popolazione doppia di quella planetaria. Il problema è che il cibo esistente viene consumato dalla metà ricca del pianeta.

Se si applicassero i principi della permacultura, lo stato della California potrebbe produrre frutta e verdura in quantità sufficiente per nutrire il mondo intero.

Il consumo e la richiesta di carne sono in continuo aumento (dai 14 kg del 1980 ai 28 del 2002). A causa della globalizzazione, molti dei cosiddetti paesi poveri hanno iniziato a consumare carne. Persino l’India, paese vegetariano per tradizione. Nel 1961 il mondo consumava 71 milioni di tonnellate di carne l’anno, oggi siamo a quota 248 milioni di tonnellate, cifra destinata a raddoppiare nel 2050.

L’80% dell’acqua del pianeta (l’Italia è il quinto importatore) viene utilizzata per l’agricoltura e per gli allevamenti. Per ottenere un chilo di carne bovina occorrono 15.000 litri di acqua, mentre per un chilo di cereali ne bastano poco più di cento. Ogni anno, in America, per irrigare i campi necessari alla produzione di cibo per il bestiame vengono utilizzati 64.345 miliardi di litri d’acqua. Ad essa va sommata quella necessaria ad abbeverare gli animali. Una vacca da latte beve 200 litri di acqua al giorno, 50 litri un bovino o un cavallo, 20 litri un maiale e circa 10 una pecora.

Gli allevamenti di bestiame sono responsabili del 18% delle emissioni di gas che causano l’effetto serra. Più di quelle dei trasporti (13%). Le immense pozze di rifiuti organici create dagli allevamenti intensivi producono il 20% delle emissioni totali di metano, che ha un effetto 23 volte più dannoso dell’anidride carbonica, e il 65% dell’ossido nitroso, il cui effetto sul riscaldamento globale è ben 296 volte superiore a quello dell’anidride carbonica. Sempre gli allevamenti sono responsabili del 64% delle emissioni di ammoniaca, che contribuiscono alla formazione di piogge acide.

Il letame mondiale di bovini e suini ammonta a 80 milioni di tonnellate. L’intera popolazione umana ne Animaliproduce poco più di 30 milioni. Negli Stati Uniti, gli animali negli allevamenti industriali producono 40 tonnellate di rifiuti al secondo. Una città di 50mila abitanti produce feci pari a quelle di un solo allevamento di maiali. I deflussi degli allevamenti industriali (circa 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti) rappresentano una fonte di inquinamento per i nostri fiumi e contribuiscono al 70% dei problemi relativi alla qualità dell’acqua.

Esiste anche un problema scarti (zoccoli, ossa, cartilagini, piume, testa). Fino a poco tempo fa venivano essiccati, tritati in farine e aggiunti ai mangimi degli animali erbivori. Dopo il caso mucca pazza, questo non è più permesso. In Italia, il costo dello smaltimento di questi scarti è stimato intorno ai 150 milioni di euro l’anno, a cui vanno aggiunte le spese per i circa 800mila esami necessari a partire dal 2001 su tutti i bovini oltre i 30 mesi portati al macello, il cui costo è stato stimato in 75 milioni di euro.

Ogni minuto viene rasa al suolo una superficie di foresta equivalente a sette campi di football per far posto a nuovi allevamenti e ai campi necessari per il nutrimento degli animali. Quasi il 70% della foresta amazzonica è stato convertito in pascolo per animali. Dopo pochi anni di pascolo il suolo diventa sterile e gli allevatori passano ad abbattere un’altra parte di foresta. Questo sfruttamento intensivo del suolo porta alla desertificazione, cioè all’azzeramento della produttività di queste terre.

Nelle colture destinate agli allevamenti vengono usati fertilizzanti e pesticidi. Ogni anno vengono immessi nell’agricoltura mondiale tre milioni di tonnellate di pesticidi. Il loro impiego è legato soprattutto alla pratica della monocoltura (mais, soia,…) che, conveniente perché produttiva, impoverisce il terreno. Se i suoli fossero destinati per l’uso umano, e quindi coltivati a rotazione, non sarebbero necessari prodotti chimici in quanto la terra rimarrebbe fertile.

Secondo una stima della Union of Concerned Scientists ogni anno gli allevatori statunitensi impiegano 11.158 tonnellate di antimicrobici pur in assenza di una qualsiasi malattia e per scopi non terapeutici. Otto volte la quantità usata per gli uomini. Questo potrebbe portare alla nascita di «superbug» capaci di uccidere le persone e immuni ai nostri potenti farmaci.

Da uno studio della Southampton University pubblicato dal British Medical Journal: le persone più intelligenti sono vegetariane.

Il sito Meetless Monday (lunedì senza carne) chiede agli utenti di non mangiare carne per un giorno alla settimana. Così facendo possiamo ridurre del 15% il rischio di malattie cardiache, infarti, cancro e diabete. Gli Americani consumano circa 22mila animali nel corso della loro vita. Non mangiare carne per un giorno salverebbe la vita a oltre 3000 animali. Il comune di Gand, in Belgio, ha scelto il giovedì.

Nel 2008 la Peta ha eletto Leona Lewis la vegetariana più sexy vivente. Anthony Kiedis il più sexy.

Vegetarian è una ”pelle per vegetariani”, ottenuta da animali morti ”esclusivamente per cause naturali”. Stella Mc Cartney, vegana, in passato ha progettato per Gucci una linea di accessori tutti in eco-pelle e tessuti naturali. Il suo rifiuto di usare prodotti animali è totale tanto che viaggia solo su aerei che abbiano sedili non di vera pelle.

I Glyde sono preservativi vegani ovvero non testati su animali e privi delle proteine del latte utilizzato durante la lavorazione del lattice di gomma. Una scatola da 24 costa 15 dollari.

Il New Zealand Centre for Human and Animal Studies Annie dell’Università di Canterbury (Nuova Zelanda) ha fatto una ricerca su 157 vegani scoprendo che costoro si rifiutano di avere rapporti sessuali con chiunque non condivida il loro vegetarianesimo radicale.

L’inglese www.veggievision.tv è la prima televisione online dedicata ai vegetariani.

Negli Stati Uniti il reverendo George Malkmus ha messo a punto ”The Hallelujah Diet”, l’alimentazione vegetariana ispirata al Giardino dell’Eden.

”Il nuovo Anticristo sarà vegetariano, pacifista, buonista e aperto al dialogo” (Cardinale Giacomo Biffi).