g. cr., ཿIl Sole-24 Ore 18/6/2009;, 18 giugno 2009
L’ITALIA DOVR ASPETTARE ANCORA
Appena un mese fa, collegato in videoconferenza da Seattle a Milano, Diego Piacentini, italianissimo senior vice president di Amazon, non aveva voluto sbilanciarsi sull’eventuale commercializzazione di Kindle in Europa e in Italia.
Ma c’era chi, speranzoso, aveva ipotizzato che dal 2010 non sarebbe più stato necessario volare in America per comprare il nuovo gadget. Amazon però, da Seattle, non conferma né smentisce e gli editori italiani, nel dubbio, hanno cominciato ad attrezzarsi.
Tra le case editrici di libri, sono quelle che si occupano principalmente di saggistica ad essersi mosse da tempo, anche perché sul mercato italiano sono già disponibili lettori di e- book, magari non tanto sofisticati quanto Kindle. Inoltre, il mercato dei testi scolastici elettronici, per le scuole secondarie e in particolare per l’università, è sempre più promettente (si veda Il Sole 24 Ore dell’11 giugno). Sul sito della Franco Angeli, ad esempio, sono già scaricabili, a pagamento, 250 libri, che dovrebbero diventare un migliaio entro il 2009.
A giudicare dalla velocità con cui, nei mesi scorsi, hanno creato versioni per iPhone dei rispettivi siti web, gli editori di quotidiani potrebbero essere più veloci di quelli di libri nell’aprire la strada all’utilizzo di Kindle. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna molti editori hanno già schemi di abbonamento mensili. In Italia per ora c’è solo il Corriere della Sera (si veda l’articolo a fianco),
La Stampa ha però annunciato di avere allo studio una versione elettronica del quotidiano, su misura per il gadget che Jeff Bezos sogna di mettere in tasca a ognuno di noi. Ma il fondatore di Amazon pensa addirittura di far pagare ”se letti attraverso Kindle – i blog. In America ha già deciso le tariffe (0,99 centesimi di dollari per l’Huffington Post e 1,99 dollari per il Daily Kos). L’iniziativa ha avuto, per ora, scarso successo. I blog sono figli di internet e della cultura del gratuito che ha fin qui improntato l’informazione in rete. E forse nemmeno Bezos riuscirà a cambiare le cose.