L’Espresso, 18 giugno 2009, 18 giugno 2009
Pochi ricorderanno la notizia che la Rai avrebbe ceduto alcune sue frequenze per permettere a Europa 7 l’inizio delle sue trasmissioni, come stabilito da varie sentenze
Pochi ricorderanno la notizia che la Rai avrebbe ceduto alcune sue frequenze per permettere a Europa 7 l’inizio delle sue trasmissioni, come stabilito da varie sentenze. Pur di non toccare l’inviolabile Rete 4 di Emilio Fede, il governo (nella persona del sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani) impose alla tv pubblica di lasciare una delle frequenze di Raiuno per far posto all’emittente di Francesco Di Stefano. Entro giugno questo lavoro di ’ricanalizzazione’ (così si dice in gergo tecnico) del segnale di Raiuno sarà completato, ma nessuno avverte i telespettatori che in molte zone d’Italia, dall’oggi al domani, potrebbero non trovare più la rete ammiraglia Rai dove stava prima sul telecomando, con inevitabili cacce al tesoro per scoprire la nuova frequenza e risintonizzarla. Sarà l’ennesimo disagio dopo quelli che verranno richiesti di qui a breve per il passaggio al digitale terreste. Alla Rai questa imposizione del governo è costata cara: i tecnici di Raiway stanno infatti lavorando per ricanalizzare 28 impianti e 154 ripetitori ad essi agganciati, con una manovra costosa e che potrebbe rivelarsi inutile, visto che pare che Europa 7 non voglia utilizzare i canali liberati. Si parla di oltre 8 milioni che in parte sarebbero dovuti arrivare dal governo ma di cui la Rai non ha visto ancora un centesimo. Ai disagi si aggiunge un danno ulteriore: presto Raiuno non si vedrà più bene non solo per colpa del digitale, ma anche per la ricanalizzazione, soprattutto nelle zone del centro Italia. Chi rifonderà la Rai degli ascolti perduti?