
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
A Messina, dopo sei giorni, l’acqua era tornata, ma l’altro giorno una nuova frana a Calatabiano ha provocato la rottura di una condotta e la città si trova quasi al punto di prima: mezza Messina riceve l’acqua grazie a un bypass tra la condotta di Fiumefreddo e quella di Alcantara, ma l’altra metà, e specie i quartieri che si trovano più in alto, è a secco e bisogna rifornirla con le autobotti. Considerando che siamo al decimo o undicesimo giorno di calvario, nell’anno 2015, in un Paese che è più o meno l’ottava potenza al mondo, è uno scandalo.
• È una settimana che ci diciamo: c’è Messina senz’acqua, c’è Messina senz’acqua, discutiamo di questo... Poi arrivano i corvi del Papa o le elezioni turche e siamo costretti a parlare di qualcos’altro.
In linea di massima Messina a secco è andata sulle prime pagine molto poco. Ci si sono messi con un paio di appelli Fiorello e la Cucinotta, e allora qualche titolo s’è visto. Adesso è senz’acqua anche Gela, che oltre tutto è la città natale del governatore Crocetta. Il quale ieri ha cambiato la sua giunta per la quarta volta, senza che ci sia la minima speranza che questo cambi qualcosa. Ed ecco la spiegazione della freddezza dei media: che Messina sia senz’acqua e non vi sia rimedio, che la Sicilia sia spaccata in due da parecchi mesi per il crollo di un viadotto, che per andare in treno da Catania a Palermo ci vogliano ore e ore di viaggio, beh tutto questo, trattandosi della Sicilia, risulta normale, già visto, ovvio. Che notizia è un qualunque casino laggiù? È tutto assolutamente nelle cose.
• Molto triste.
Renzi s’è scandalizzato, ha detto «è una vergogna», eccetera eccetera. Nessuno ci ha fatto caso più di tanto. Non cambierà niente nemmeno lui.
• Ha mandato l’esercito.
Sì, è arrivato l’esercito, perché potrebbero esserci problemi di ordine pubblico, e infatti già si dice che qualcuno paga di nascosto ai conducenti delle autobotti secchi d’acqua che non gli spetterebbero... C’è anche una nave cisterna in navigazione sullo Stretto che avrebbe una capacità di immissione di cinquemila tonnellate... La distribuzione dell’acqua fa capo al dirigente dell’Ispettorato dipartimentale foreste... Quello che sappiamo, in queste condizioni, ci viene comunicato dall’ufficio generale del Capo di Stato maggiore dell’esercito.
• E che cosa dice il Capo di Stato Maggiore?
«Da questa mattina l’Esercito con cinque autobotti da 80.000 litri sta lavorando nella parte alta della città, difficile da servire con erogazione diretta per ragioni di natura orografica. Gli interventi hanno permesso la prosecuzione della normale attività didattica in due scuole, il Liceo Artistico Statale Basile e l’Istituto Comprensivo San Francesco di Paola. Inoltre l’istituto Antoniano Cristo Re, che si occupa della distribuzione dei pasti per i poveri e dell’assistenza alle famiglie bisognose, ha potuto garantire, grazie all’acqua immagazzinata in mattinata, il funzionamento della mensa e del servizio docce. Di seguito, come indicato dalla Prefettura, i quartieri interessati: Cep, Minissale, Annunziata Alta (contrada Citola, contrada Sorba), Castane, Giostra, Villa Lina, Santa Chiara, Villaggio Svizzero, San Licandro (zona alta), Giampilieri, Zafferia (contrada Macchia), Santa Lucia sopra Contesse (zona alta), Istituto Ortopedico Scalabrino, Masse (San Giorgio, Santa Lucia, San Nicola), Faro Superiore (Luvarazzi), Torre Faro, Ganzirri. I punti di approvvigionamento cittadino saranno Amam, Mili e Torre Vittoria. [...] Tra le priorità per i rifornimenti d’acqua l’ospedale Papardo [...] e poi presidi ospedalieri minori, Case di cura, mense per i poveri, scuole di ogni ordine e grado».
• È come un bollettino di guerra. Ma alla fine: perché manca l’acqua a Messina?
Messina è stata alluvionata appena nel 2009. Adesso è piovuto tanto, ci sono state frane, le tubature si sono rotte. Frane e rotture sono il problema anche di Gela e di Milazzo. Le riparazioni sono complicate dal fatto che gli smottamenti hanno modificato i profili del territorio e non è semplice trovare il punto o i punti in cui le condutture si sono spaccate. Il sindaco di Messina, Roberto Accorinti, che fu in prima linea per la battaglia referendaria in favore dell’acqua pubblica, accusa la società francese che gestisce l’acquedotto «e che vende l’acqua a un prezzo insostenibile». Direi che si tratta piuttosto del solito problema relativo alla cura del territorio e alla manutenzione delle infrastrutture. La solita cialtronaggine nostrana, la stessa che si vede (o si è vista finora) in Liguria, in Campania, in Calabria e anche altrove. Le condanne europee per la nostra gestione delle acque e per l’incuria con cui non prendiamo e non spendiamo i molti miliardi che la Ue ci mette a disposizione riguardano 14 regioni su 20. E dall’anno prossimo, per questo, dovremo anche pagare 500 milioni di sanzione l’anno.
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