5 novembre 2015
NUOVO Paolo Santachiara, 51 anni. Tetraplegico dalla nascita, costretto a vivere sulla carrozzella e a dormire attaccato a un respiratore, stessa sorte toccata qualche anno fa al fratello sposato
NUOVO Paolo Santachiara, 51 anni. Tetraplegico dalla nascita, costretto a vivere sulla carrozzella e a dormire attaccato a un respiratore, stessa sorte toccata qualche anno fa al fratello sposato. Cionostante s’era diplomato a pieni voti, andava volentieri allo stadio e ai concerti, e aveva tanti amici. Viveva in una villetta a Suzzara, nel Mantovano, col padre Luigi, 88 anni, ex dipendente di una scuola superiore che per muoversi aveva bisogno del girello, e con la madre Selene Zaolini, 84 anni. Da tempo il Santachiara Paolo si chiedeva cosa ne sarebbe stato del figlio quando lui e sua moglie non avrebbero più avuto le forze per accudirlo. L’altro giorno, la Zaolini in ospedale con un braccio rotto, il Santachiara Paolo tolse il respiratore al figlio, gli sigillò bocca e naso col nastro adesivo, e lo lasciò nel letto agonizzante. Quindi andò in balcone, legò una corda alla ringhiera e all’inferriata della finestra, l’altro capo se lo girò attorno al collo, e si buttò di sotto. A vederlo che penzolava fu la dirimpettaia quando, appena sveglia, aprì la finestra. In casa fu trovato un biglietto: «Scusatemi per il folle gesto». All’alba di mercoledì 3 novembre in una villetta linda e ordinata in via Omero a Suzzara, nel Mantovano.