Grazia, 5 novembre 2015
Violante Placido racconta perché non potrebbe mai innamorarsi di George Clooney
Gli occhi sono lo specchio dell’anima, dice un proverbio. Sarà forse un po’ abusato, ma lo trovo più che mai adatto all’attrice Violante Placido: nei suoi, molto grandi e molto azzurri, traspaiono mille emozioni contrastanti. Curiosità, pudore, passione, malinconia, sospetto, divertimento. Le intercetto tutte quando, in una mattina di sole autunnale, la incontro a Roma per farmi raccontare il suo ritorno sullo schermo. Per un paio d’anni, se si eccettua la serie internazionale Transporter che ha interpretato in Francia, Violante, 39 anni, ha fatto soprattutto la mamma: nel 2013 ha avuto un bambino, Vasco, dal compagno, il regista Massimiliano D’Epiro, 37 anni. Ora, dal 9 novembre, l’attrice torna in tv, protagonista della serie di Rai Uno Questa è la mia terra con la regia di Michele Soavi. E ha un ruolo che lascia il segno: è Anna, coraggiosa sindaco di un paese del Sud alle prese con la mafia, un marito infedele, interpretato dall’attore Fausto Sciarappa, e un amore tornato dal passato che ha il volto di Francesco Montanari.
Alla soglia dei 40, Violante, figlia d’arte (i genitori sono Michele Placido e l’attrice Simonetta Stefanelli) sembra più serena, matura e consapevole. Capelli biondi, corpo sexy e una passione per il rock che l’ha portata anche a cantare in tournée sul palco con il pancione, è un tipo determinato, ma mai aggressivo. E di questo nuovo film mi spiega che «ha rappresentato un’esperienza molto intensa». Si è affezionata al suo personaggio, «una donna vera e combattiva che per molti aspetti mi somiglia».
In che cosa la sente vicina?
«Anna si ritrova travolta dagli eventi, dalle responsabilità. Ma ha un senso di giustizia forte e dà voce a chi non ce l’ha: anch’io sono fatta così».
Intende dire che è sempre in prima linea?
«Sì, non esito a espormi, dico sempre la mia. Anche nel lavoro sono pronta a rischiare. Se qualcosa non mi piace, non sono capace di stare zitta».
Quelle come lei vengono considerate rompiscatole, lo sa?
«Sì, e a volte lo dicono anche di me. Le spiego: il mio comportamento non nasce da un partito preso, ma dal grande amore per il mio lavoro. Dire quello che penso, non necessariamente in maniera aggressiva, mi viene spontaneo, mi parte dalla bocca dello stomaco. Non posso farci niente».
Da chi ha ereditato questa franchezza, da papà o mamma?
«Da mia madre Stefania, forse. Ma il carattere è stato influenzato molto anche da mio padre».
In che modo?
«Mi piace costruire qualcosa di positivo e ho un grande rispetto per il mio lavoro. Ma per papà è sempre venuto al primo posto mentre io, essendo donna e madre, preferisco lasciare grande spazio alla vita privata».
Si è mai ribellata a un genitore tanto importante e, per certi versi, ingombrante?
«La ribellione, se c’è stata, è avvenuta in silenzio.Tra noi non c’era dialogo. Papà era sempre impegnato, aveva la testa e il corpo da un’altra parte. E io mi sono fatta la mia strada da sola».
Ne ha sofferto?
«Non più di tanto. Oggi penso che un buon genitore non possa essere invadente. Deve osservare il figlio e lasciarlo libero di scegliere. Papà non mi ha mai chiesto se volessi fare il suo lavoro e non mi ha guidato quando ho cominciato a recitare. Ma anche se sono stata costretta a diventare indipendente molto presto, ho dei ricordi meravigliosi dell’infanzia: mio padre, pur essendo spesso assente, sapeva essere molto dolce, un “mammo”».
Oggi che l’ha reso nonno, che rapporto avete?
«Ci siamo riavvicinati e parliamo molto. Se c’è di mezzo il lavoro, possiamo però anche scontrarci».
A che età è andata via di casa?
«A 18 anni. In quel periodo mia madre viveva a Londra e ho dovuto imparare a mantenermi da sola. È stata una bella scuola di vita».
Oggi è soddisfatta della sua carriera?
«Sì, sono felice di quello che ho fatto finora. La mia curiosità per le nuove esperienze non è mai venuta meno. E ora il ruolo di Anna nella serie Questa è la mia terra mi ha rimessa in discussione. Non pensavo che sarei stata presa, credevo di non essere adatta a questo personaggio. Ma poi, alla fine, questa donna coraggiosa mi ha conquistata, anzi “risucchiata”».
E la musica? Continua a cantare?
«Per il momento è tutto sospeso. Ho inciso un disco e fatto l’ultimo tour quando ero incinta. Non è il bambino a impedirmi di cantare, figuriamoci. Lo porto con me ovunque, gli amici lo hanno ribattezzato Vasco da Gama, come il celebre esploratore. Sono presa da mille progetti ma sogno di riprendere la musica: è un campo che mi appartiene quanto il cinema».
Posso chiederle se diventare madre ha rappresentato per lei un grande cambiamento?
«Sì, non c’è dubbio. Oggi sono una donna più equilibrata, centrata, serena. E pensare che per anni la maternità mi ha fatto paura. Rimandavo, sempre. Poi, quando l’orologio biologico si faceva sentire, dicevo a me stessa che non avevo alcun bisogno di fare un figlio, sarei stata benissimo anche senza. E se non avessi incontrato l’uomo giusto non l’avrei fatto».
Ma ha capito da che cosa nasceva la sua paura?
«Dalla consapevolezza che il ruolo di mamma va vissuto davvero, nella sua totalità. Non puoi fare un figlio e dimenticartene, continuando la tua vita come se niente fosse. Sono diventata madre quando mi sono sentita pronta».
E adesso che mamma è?
«Non sono ansiosa. Mi faccio guidare dall’istinto e ascolto mio figlio. È buonissimo, socievole, saluta tutti e nel quartiere è già una star».
Perché Massimiliano è l’uomo giusto per lei?
«Con lui mi sento rilassata, avvolta dall’amore e molto protetta. Abbiamo avuto la fortuna di incontrarci quando entrambi volevamo le stesse cose: una famiglia, un figlio».
Deve togliermi una curiosità: come ha fatto a non innamorarsi di George Clooney con cui, nel 2010, ha girato le scene bollenti del film The American?
«Clooney è un uomo molto intelligente, carismatico, un magnifico compagno di lavoro. Fa mille cose insieme, ma il suo attivismo sfiora la nevrosi. Non potrei mai innamorarmi di un tipo come lui, che finirebbe per riservare a me solo un piccolissimo spazio della sua vita. Io ho bisogno di condividere tutto con l’uomo che amo».
In passato ha sofferto per amore?
«Moltissimo, anche quando ho deciso io di rompere un rapporto. Sono sentimentalmente troppo sensibile».
Quando si è resa conto di possedere sex appeal?
«Da quando avevo otto anni il mio mito è Marilyn Monroe. Ho sempre giocato con la mia femminilità, essere sexy mi viene naturale».
Le attrici della sua generazione sono tante e brave. Come pensa di distinguersi?
«Rimanendo fedele a me stessa. Ho chiari i miei obiettivi e non intendo farmi portare dalla corrente. Non sarò una foglia al vento».
Che cosa le ha lasciato il ruolo della pornostar Moana Pozzi, scomparsa nel 1994, che ha interpretato per la televisione?
«Una traccia profonda. È stato il personaggio più sfaccettato e complesso in cui mi sia mai imbattuta. Durante le riprese vivevo in simbiosi con lei e la sera rientravo a casa distrutta, incapace di tornare a essere me stessa. Moana mi è entrata sotto la pelle e mi ha cambiata per sempre».
C’è un suo difetto che vorrebbe correggere?
«Nella quotidianità vorrei essere meno caotica. Invece mi lascio travolgere dalle incombenze, accumulo gli impegni e non riesco a gestire tutto».
Come si vede a 40 anni?
«Non ci penso. Spero di avere delle belle sorprese da quella nuova fase della mia vita, mi aspetto tanta energia in più. E non credo che l’anno prossimo il mio modo di vedere le cose possa cambiare».
Ha girato la fiction in Puglia, la regione d’origine di suo padre. Si riconosce nelle donne del Sud?
«Certo. In occasione di matrimoni, battesimi e feste familiari torno nella nostra terra popolata di donne coraggiose e indomabili. Come le mie nonne Maria e Anna, che porto nel cuore: mi hanno insegnato ad affrontare le difficoltà senza perdere l’umanità. Mi piace pensare di avere ereditato qualcosa da loro».
Violante guarda l’orologio e capisco che vuole tornare dal suo bambino. Si allontana agile sui tacchi e in controluce sembra una ragazzina. Crescere in fretta, penso, l’ha resa una donna dolcemente tosta. Le auguro di esserlo sempre.