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 2015  novembre 05 Giovedì calendario

Una lettera di D’Annunzio a Giselda Zucconi (Elda)

P escara, 19 luglio mattina
Mia mia mia mia mia divina!
Ti soffoco dai baci, ti mordo, ti sciolgo i capelli, me li cingo come serpi al collo, t’alzo di peso fra le mie braccia e ti porto correndo, come si porterebbe una bimba, fra le tue grida, fra le tue risa, avventando baci alla cieca, senza curarmi dove cadano, sul viso, sul seno, sulle gambe, sulle mani, da per tutto – Ma chi t’insegna, di’, chi t’insegna a scrivere di queste lettere? Chi t’insegna questi incantesimi, queste magie, questi fascini che mi levano il senno, che mi strappano gridi supremi d’amore e di desiderio, che mi fanno tremare e piangere, che mi fanno dimenticare ogni altra cosa, di’, chi te l’insegna? – Ieri io non potevo staccarmi da quelle pagine, le leggevo, rileggevo senza saziarmene mai, le bevevo, lasciami dir così! – Oh, quel sogno, quel sogno, quell’indimenticabile sogno!
– Tu non puoi immaginare, Elda tu non puoi immaginare quel che sentivo, leggendo: dovevo essere pallido come un cadavere, ma dagli occhi dovevano uscire lampi.
– Mia mia mia gentile, mia bella, mia fulgida, mia santa, mia divina, immortale amante! E, sai!, non mi dir più: no!
Una delle lettere di Gabriele D’Annunzio inviate a Giselda (detta Elda) Zucconi, foglio contenuto nel corpus donato da Zanetti.