la Repubblica, 5 novembre 2015
Il banchiere Nattino utilizzava i suoi conti allo Ior per riciclare denaro sporco? Lui smentisce, i giudici vaticani indagano
CITTÀ DEL VATICANO. Per Vatileaks 2 non ci sono al momento altri indagati, dice il portavoce papale, padre Federico Lombardi. Ma sulla trasparenza finanziaria un nuovo fronte si apre in Vaticano per sospetto riciclaggio di denaro, insider trading e manipolazione del mercato. Il promotore di giustizia pontificio ha avviato le indagini su operazioni di compravendita di titoli e transazioni riconducibili a Giampietro Nattino, presidente di Banca Finnat Euramerica. Un provvedimento scattato dopo un rapporto dell’Autorità di informazione finanziaria. «Il medesimo ufficio – ha detto Lombardi – ha richiesto la collaborazione dell’autorità giudiziaria italiana e svizzera mediante lettere rogatorie».
Il nome di Nattino era emerso martedì in un rapporto pubblicato dall’agenzia Reuters, su possibili reati che avrebbero coinvolto l’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica che gestisce finanze e immobili. Secondo il dossier di 33 pagine gli inquirenti vaticani sospettano che Nattino abbia utilizzato conti Apsa con un saldo di oltre 2 milioni di euro, poi spostati in Svizzera alcuni giorni prima che il Vaticano introducesse regole più severe contro il riciclaggio. Il presidente di Finnat ha replicato: «Ribadisco di avere sempre operato nel pieno rispetto delle normative in vigore con la massima trasparenza e correttezza. Sono ovviamente a disposizione delle autorità competenti per ogni chiarimento».
Una nuova indagine è anche quella della procura di Roma sugli ex dirigenti dello Ior, Paolo Cipriani e Massimo Tulli. Sono accusati di abusiva attività bancaria e finanziaria per fatti avvenuti prima del 2011. Fino a quella data, infatti, lo Ior avrebbe gestito fondi e finanziamenti senza esserne autorizzato.
Prosegue intanto a fasi serrate l’inchiesta su Vatileaks 2, alla ricerca di altri corvi oltre a quelli già individuati. Il sito cattolico spagnolo “Religion digital” sostiene che la Gendarmeria vaticana starebbe indagando sul marito di Francesca Chaouqui, la pierre arrestata assieme a monsignor Lucio Vallejo Balda. La ex esponente della Commissione referente per l’Economia, che sta collaborando con gli inquirenti, era stata subito rilasciata. Il marito, Corrado Lanino, è un informatico che ha contribuito alla realizzazione della rete intranet del Vaticano. A questo proposito padre Lombardi ha detto che «una cosa è che alla luce delle risultanze degli interrogatori si facciano altre verifiche, altro è che vengano interrogate delle persone come indagate».
Sui due libri in uscita che pubblicano diversi documenti segreti il portavoce ha detto che le rivelazioni di entrambi sono già superate dalle riforme del Papa: «La riorganizzazione dei dicasteri economici, la nomina del revisore generale, il funzionamento delle istituzioni di controllo delle attività economiche e finanziarie». Il Pontefice «va avanti molto sereno». Ma è «assolutamente surreale» pensare che il Vaticano decida cosa fare, sulla riforma economica e amministrativa, in base «ai libri di Nuzzi o Fittipaldi».
Ieri il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha anche rinnovato il consiglio direttivo della Fondazione Bambin Gesù, al centro delle polemiche per i soldi destinati ai lavori nell’attico del cardinal Bertone. Per garantire «trasparenza, solidarietà e innovazione» sono stati nominati sei consiglieri i cui nomi più noti sono quelli di Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, Anna Maria Tarantola, ex presidente Rai, e il diplomatico Antonio Zanardi Landi, già ambasciatore italiano presso la Santa Sede.
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Corrado Zunino
ROMA. Nel Portfolio 339 dell’Apsa, l’Amministrazione che cura i beni materiali, mobiliari e immobiliari, della chiesa romana, c’erano quattro conti su cui il banchiere Giampietro Nattino, 80 anni, in gioventù addetto all’anticamera del pontefice, in vecchiaia presidente della potente Banca Finnat, si muoveva autonomamente. Privatamente, ipotizzano gli investigatori dell’Ufficio del promotore di giustizia della Città del Vaticano. La segnalazione — che ha portato il cattolicissimo banchiere ad essere indagato per riciclaggio, insider trading e manipolazione del mercato — è stata tutta interna alla chiesa, visto che all’inizio dell’anno l’Autorità vaticana di informazione finanziaria aveva segnalato incongrue operazioni di compravendita di titoli di Borsa, a febbraio il promotore di giustizia ha fatto partire l’indagine, il 7 agosto ha firmato le rogatorie con la Svizzera e dopo nove mesi, ieri, il portavoce del Papa ha dato pubblicità all’azione giudiziaria. Anche questa è una novità assoluta: mai un’inchiesta penale dedicata a clienti non religiosi era stata autodivulgata.
L’ex procuratore di Borsa Giampietro Nattino e il Portfolio 339 non c’entrano con la seconda tranche di Vatileaks, ma c’entrano con le ripetute operazioni di emersione della finanza malata avviate a San Pietro dal 13 marzo 2013, salita al soglio di Jorge Bergoglio. Nel dossier investigativo lungo 33 pagine, anticipato dall’agenzia Reuters, si racconta come l’Apsa sia stata utilizzata «da persone estranee alla Santa Sede con probabili complicità interne ». Nattino è accusato di aver utilizzato i quattro conti nelle sue disponibilità per quasi undici anni — dal maggio 2000 al marzo 2011 — per realizzare transazioni personali sul mercato azionario italiano, almeno fino al 2009. Si legge nel dossier Aif: «È dubbia l’origine e dubbia la destinazione finale dei fondi alla chiusura della rubrica 339» e, di certo, «la presenza di quel correntista esterno è una violazione delle regole del dipartimento». In nove anni Nattino ha spostato in Svizzera, via Apsa, cifre consistenti ma non ancora definite. In un’occasione i conti del banchiere apostolico sono stati usati per acquistare azioni prima che queste fossero collocate ad altri investitori, che ne avevano diritto. E alla chiusura dei quattro conti, marzo 2011, Nattino avrebbe fatto sparire oltre due milioni di euro, poche ore prima che leggi antiriciclaggio più severe potessero intercettare il contante nella sede apostolica. Ora delle movimentazioni abusive in Vaticano sono informate la magistratura svizzera e anche le procure di Roma e Milano.
Il regolamento Apsa dice che i suoi dipartimenti possono svolgere operazioni finanziarie per singole persone solo «eccezionalmente» e dopo autorizzazione del cardinale presidente. In quegli anni le guide dell’Amministrazione furono monsignor Attilio Nicora, otto stagioni, e poi, fino ad oggi, Domenico Calcagno, uomo di Tarcisio Bertone. Nel giugno 2013 e nel gennaio successivo la Guardia di finanza ha arrestato il contabile dell’Apsa, monsignor Nunzio Scarano, accusandolo di riciclaggio e di non aver versato tasse per venti milioni: utilizzava false donazioni transitanti da paesi off shore. Proprio Scarano, poi scarcerato, ha rivelato alle procure il sistema Finnat, le probabili operazioni di riciclaggio, portando in seconda battuta il promotore di giustizia vaticano su Giampietro Nattino. Il banchiere disse: «Non conosco monsignor Scarano », così come oggi scrive: «Sono a disposizione delle autorità, ho sempre operato nel rispetto delle norme».
All’Apsa papa Francesco ha assegnato motu proprio il ruolo di banca centrale della Santa Sede. Dal dopoguerra è la vera immobiliare del Vaticano con proprietà nel mondo per 2,7 miliardi di euro. I palazzi sono concentrati a Roma, ma centinaia si trovano a Parigi, Ginevra, Losanna, Lugano. In questo regno del materialismo cattolico è entrato per vie naturali — una storia personale sotto l’ala di Giulio Andreotti, poi del ragionier banchiere Cesare Geronzi, sempre del Vaticano — Nattino senior. La sua famiglia è su piazza dai tempi di Leone XIII, 1898. Nella modernità “senior” ha affiancato le scalate temerarie di Francesco Gaetano Caltagirone e davanti al pm che lo interrogava il furbetto Stefano Ricucci ha detto: «Mi chiede di Nattino? Ma , lei vuole che mi uccidano stasera? Non si rende conto di chi sta a toccare, quella è massoneria». Di certo con la Finnat di Lugano lavora Luigi Mennini, figlio di Paolo, per dieci anni alla guida della sezione straordinaria dell’Apsa, fratello del nunzio apostolico a Londra e figlio del Luigi che, come ha ricordato L’Espresso, fu coinvolto nei crac Sindona e Ambrosiano.