Il Messaggero, 5 novembre 2015
Houston, abbiamo un papiro. Grazie alla tecnologia Nasa sono stati digitalizzati e messi in rete mille manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana. Un universo librario di 82 mila testi, tra papiri, codici e incunaboli di valore inestimabile
Le missioni spaziali Apollo in aiuto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Gli storici viaggi dell’uomo sulla Luna sembrano destinati a regalare una “seconda vita” hi-tech al tesoro di manoscritti millenari dei Papi. Si chiama Fits (Flexiball Image Transformation System), ed è la tecnologia della Nasa utilizzata per la ciclopica operazione di digitalizzazione di codici, volumi, libri. Un progetto che sta segnando l’era dell’avanguardia per almeno tremila manoscritti pronti per essere consultabili sul web con un solo clic. A mettere in campo la tecnologia delle esplorazioni nello spazio è la sinergia tra la Biblioteca Apostolica Vaticana e l’azienda Ntt Data: «Tutto questo nasce nelle missioni Apollo negli anni ’60 e ’70, quando gli scienziati si sono resi conto che il patrimonio che arrivava dalle esplorazioni lunari era non tanto negli oggetti fisici, quanto nei dati informatici raccolti, che rischiavano di andare persi perché strettamente legati ai programmi dell’epoca», racconta Walter Ruffinoni amministratore delegato della Ntt Data Italia. La digitalizzazione attraverso la tecnologia della Nasa, allora, risolve una duplice sfida: «Rende fruibile il patrimonio a tutti da smartphone, tablet, pc, e lo preserva nel futuro indipendentemente dai cambi tecnologici», dice Ruffinoni. Un patrimonio millenario, le potenzialità di Internet e, soprattutto, uno spirito divulgativo senza precedenti. A voler cercare una metafora, è su questi pilastri che si basa l’operazione che sta traghettando la Biblioteca Apostolica Vaticana (Istituzione sorta nel 1450) nell’era digitale.
I TESORI DI CARTA
In ballo c’è un patrimonio di 82mila esemplari per 41milioni di pagine. «La missione della Biblioteca è di mettere al servizio del pubblico in modo libero e gratuito ciò che qui è conservato da secoli – racconta monsignor Cesare Pasini prefetto della Biblioteca – L’antichità più disparata, dal nostro mondo europeo a quello greco e latino e tutto il Mar Mediterraneo, dall’America precolombiana al Giappone. Un’antichità che si racconta attraverso tutte le lingue, dall’armeno al copto, dall’arabo al siriaco», avverte monsignor Pasini. Dalla collaborazione con la Ntt (suo il lavoro alla National Diet Library, vale a dire la libreria del Parlamento giapponese), è nata l’idea di un nuovo progetto specifico che «debutta con una prima fase di tremila manoscritti digitalizzati in quattro anni». Operazione nata nel 2014, del valore di 18milioni di euro, affiancata dall’apertura di un sito di crowdfunding per raccogliere fondi e sostenere le nuove fasi di digitalizzazioni. «Oggi siamo arrivati al millesimo manoscritto digitalizzato da Ntt Data che sarà reso disponibile on line entro dicembre», annuncia Ruffinoni. Si tratta della “Bibbia Urbinate”, gioiello del Rinascimento, commissionata da Federico da Montefeltro duca di Urbino ad una bottega fiorentina: è l’opera libraria più costosa mai realizzata, con le sue splendide pagine miniate e broccato d’oro. Rimasta nella biblioteca di Urbino fino a quando Alessandro VII, nel 1670, non acquisì l’intero corpus. Quasi impossibile raccontare tutto l’universo librario. «Non è una Biblioteca di soli testi religiosi o teologici, ha un carattere più umanistico tipico del ’400, tra scienza, medicina, letteratura, storia dell’arte», dice il vice-prefetto Ambrogio Piazzoni. C’è il Libro delle Ore, un libro di preghiere per i laici, una specie di alternativa al breviario degli ecclesiastici. «Realizzato tra il 1475 e il 1485 – avverte Piazzoni – è illustrato da Francesco Rosselli, uno dei maggiori miniatori dell’epoca, conserva ancora la legatura originale in damasco rosso e oro, molto raro». Spiccano gli incunaboli, i libri pionieri della stampa a caratteri mobili (1450-1500): di questi, 600 già sono on line e chiunque li può sfogliare.
IL MONDO ISLAMICO
La Biblioteca Vaticana custodisce anche un importante fondo di manoscritti arabi, sia cristiani sia islamici, deposito tra i più vasti al di fuori del mondo islamico. «Fra questi abbiamo un frammento di Corano che risale al VII secolo o I secolo dell’Egira, ed è fra le più antiche testimonianze del Corano», avverte il viceprefetto. Fino ad un volume speciale dell’Iliade di Omero: il testo greco, con accanto la traduzione latina. Risale alla metà del ’400. «L’idea moderna di una traduzione dal greco al latino con il testo a fronte nasce da questi esperimenti librari».