ItaliaOggi, 5 novembre 2015
Altro che bistecche, i veri rischi per i tumori arrivano dal pesticida più usato al mondo. E su questo Usa e Ue litigano
Dunque, è una balla colossale che le bistecche di carne rossa o qualche fetta di salame provochino il cancro al colon. Resta tuttavia il fatto che la chimica nel piatto, con le ovvie incognite per la salute umana, sta diventando sempre più un nervo scoperto della società contemporanea, con inevitabili ricadute sulla politica e sui media. Morta e sepolta la lotta di classe, ora va di moda la lotta per il piatto pulito. E sotto questo profilo, l’allarme crescente sui pesticidi usati in agricoltura sembra più solido e fondato di quello sulle bistecche e sui salumi. Basta guardarsi intorno.
In Germania, per esempio, i ministri per la tutela dei consumatori dei 16 Laender hanno appena chiesto al governo di Angela Merkel di mettere al bando il Glyfosato, l’erbicida più usato al mondo, classificato come «probabile cancerogeno» dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che fa capo all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Non è la prima volta che questo erbicida, brevettato dalla multinazionale Usa, Monsanto, viene posto sul banco degli accusati. Ma ora si dà il caso che entro il 31 dicembre prossimo l’Unione europea dovrà decidere se prorogare o meno l’autorizzazione per il suo impiego nelle colture agricole e nella manutenzione dei giardini e del verde, sia pubblici che privati, nei 28 Paesi Ue. Una decisione per nulla scontata, visto che alcuni Paesi si sono già mossi senza aspettare Bruxelles.
La Danimarca, già dal 2003, ha vietato l’uso del Glyfosato su tutto il territorio nazionale; Francia e Olanda si preparano a fare altrettanto; il governo di Berlino, pressato dai Laender e dalle associazioni ambientaliste, ha preso tempo, spiegando di volersi attenere alle procedure che saranno decise a Bruxelles sulla materia. Quanto all’Italia, l’Alto Adige è stato il primo a dire no a questo erbicida, quando il 2 luglio scorso la provincia autonoma di Trento e Bolzano ha approvato una mozione di Paul Koellensperger (M5s), in cui si vieta «l’uso del Glysofato e di prodotti contenenti Glysofato su tutte le aree pubbliche e da parte di strutture pubbliche (società, associazioni, Comuni, istituti di ricerca)», decisione in sintonia più con i Laender tedeschi che con le altre Regioni italiane.
Dietro questa battaglia, che in Europa sta assumendo sempre più peso politico, ci sono interessi colossali. Inventato e messo in commercio dalla Monsanto con il nome di Roundup, il Glyfosato è stato coperto da brevetto fino al 2001. Da allora, scaduto il brevetto, è un principio attivo impiegato da molte imprese nella produzione di 750 erbicidi destinati all’agricoltura e al giardinaggio. La sua efficacia è fuori discussione. Di solito, viene impiegato due volte, la prima per preparare il letto di semina, la seconda per essiccare le erbe infestanti due settimane prima del raccolto. In quest’ultimo caso, l’erbicida svolge una funzione doppia: distrugge le erbacce, ma non le piantine di grano, soia o mais, anzi nel caso del grano fa seccare la spiga matura, rendendo più facile il rilascio dei chicchi durante la trebbiatura, con un aumento del raccolto. Ciò si deve al fatto che la Monsanto ha brevettato i semi Roundup Ready, ovvero sementi Ogm di soia, grano, mais, cotone e colza, che resistono agli erbicidi, in quanto geneticamente modificati. Ed è grazie a questi sementi, il cui brevetto non è scaduto, che la Monsanto continua a fare profitti colossali: oggi la soia Roundup Ready è la coltura Ogm più diffusa al mondo.
Per i ricercatori sul cancro e per le associazioni ambientaliste di mezzo mondo, il Glyfosato costituisce un serio pericolo per la salute umana. Il fatto che venga spruzzato in grandi quantità sui terreni coltivati, finisce per inquinare terra, acqua e aria, tanto che tracce di questo erbicida sono state rinvenute nei cibi, ma soprattutto nelle urine degli agricoltori e perfino nel latte materno, segno che l’erbicida viene assorbito dal corpo umano. Un danno provato con ricerche di laboratorio, tanto che lo Iarc-Oms sostiene che può causare la comparsa di linfomi no-Hodgkin (una forma di tumore maligno).
«Scienza spazzatura», ha replicato la Monsanto, che negli Usa non ha mai avuto problemi: nel 1991, in risposta alle prime accuse, l’Epa (l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente) classificò il Glyfosato come non cancerogeno. Da allora il giudizio non è più cambiato, grazie anche al fatto che la Monsanto, in fatto di lobbismo, sa il fatto suo. Nel 2009 un suo vicepresidente, Michael Taylor, è stato imposto a Barack Obama come senior advisor della Food and Drug Administration (Fda), e nel 2010 perfino come deputy commissioner della stessa Fda per «la sicurezza alimentare». Ora però si attende il giudizio della Commissione Ue, che sta procedendo alla revisione decennale dei permessi sull’impiego del Glyfosato e di altri 38 composti chimici. L’attivismo dei lobbisti a Bruxelles è risaputo, ma questa volta devono fare i conti anche con 16 Laender tedeschi, oltre che con francesi, olandesi e danesi. L’Italia? Non pervenuta.