
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Renzi, Berlusconi, il Pd, Forza Italia, il Senato e il governo sono a questo punto aggrovigliati intorno alla legge elettorale e allo strano emendamento presentato dal senatore Esposito che fa le veci di un voto di fiducia e carica di tensione istituzionale la vigilia del voto per il presidente della Repubblica, previsto in prima istanza per giovedì pomeriggio.
• Chiariamo i termini della questione.
Prima che i senatori si riunissero, c’è stata un’assemblea dei democratici che siedono a Palazzo Madama. È stato messo ai voti l’impianto dell’Italicum così com’è adesso. Settantuno parlamentari hanno votato sì, mentre 29 sono usciti dall’aula per non rendere formalmente palese il loro dissenso, ma dichiarando alle agenzie che al momento del voto avrebbero votato contro la legge. Questi 29 sono riuniti intorno a un emendamento preparato dal senatore Michele Gotor, grazie al quale, se passasse, sarebbe fortemente ridotta la possibilità di preparare liste bloccate e verrebbe fortemente aumentata la capacità di scelta degli elettori.
• Messa in questi termini, mi pare difficile contestare che l’emendamento Gotor sia lodevole. Intanto non ho mai capito bene che cosa sono le liste bloccate.
I collegi dell’Italicum saranno cento, e copriranno, ciascuno, un territorio piuttosto ridotto. Ogni partito presenterà liste, mediamente, di sei candidati, alternati per sesso, e tra questi gli elettori potranno scegliere i loro preferiti. Ma non per quanto riguarda il capolista, cioè il primo di ogni lista: costui avrà il privilegio di ottenere il suo seggio, se la sua lista avrà diritto a un seggio, anche nel caso che uno di quelli che gli sta dietro abbia preso più voti. Questo è il capolista bloccato. Ieri abbiamo chiamato questo punto della legge elettorale una «porcheriola». La porcheriola è resa più fetida dal fatto che ogni capolista si può riprodurre, in altri collegi, fino a dieci volte. In questo modo, è innegabile, la capacità di scelta degli elettori è fortemente ridotta sul piano sostanziale, e resta fermo il primato dei partiti. Quindi, su questo, è difficile non ammettere che Gotor ha ragione.
• E allora?
Il punto è che questa legge è frutto di un accordo del Pd con Berlusconi, e la storia delle liste bloccate, per il capo di Forza Italia, è dirimente. Ci si chiede: si poteva presentare al Parlamento una legge che non fosse frutto di un accordo con Berlusconi? Renzi sostiene di no, e non ha torto: la legge elettorale – dice - non può essere scritta solo dalla maggioranza, l’opposizione in qualche modo deve dare il suo contributo. Ed è proprio questo il nodo che Gotor e i suoi vogliono colpire. Essi sono nemici dell’accordo Renzi-Berlusconi, detto «Patto del Nazareno», che ha compiuto un anno in questi giorni, e la loro battaglia sui capilista bloccati nasconde in realtà un senso politico più vasto. Tu non devi navigare col nemico, ma venire casomai a patti con noi, dicono i sinistri del Pd. Sulla legge elettorale, sulla riforma del Senato, e sul presidente della Repubblica. La questione, che si è spostata a stamattina, non riguarda una mera tecnicalità, ma tutto lo stato dei rapporti all’interno del Pd. Badi che sta accadendo la stessa cosa in Forza Italia: Berlusconi ieri ha riunito i suoi e vuole appoggiare Renzi in questo passaggio, e ieri sera Fitto, il suo oppositore interno più importante, gli ha dato addosso parlando di «suicidio del nostro partito». Le due questioni sono speculari.
• Che cosa accadrà oggi?
Il senatore Stefano Esposito, del Pd, ha presentato un emendamento-preambolo alla legge in cui si riassume tutto l’Italicum e si chiede all’Assemblea di votarlo. Se il Senato approverà, avrà di fatto dato il suo consenso alla legge e questo consenso farà cadere di colpo i 40 mila emendamenti presentati soprattutto dalla Lega. È un emendamento, cioè, che fa in qualche modo le veci di un voto di fiducia, dato che il governo, onestamente, non può mettere la fiducia sulla legge elettorale. Il preambolo Esposito verrà votato stamattina con il sì sicuro dei renziani e dei berlusconiani. Tremonti ieri si è alzato e ha detto: «Prendiamo atto che si è formata una nuova maggioranza». È un’esagerazione, ma va capito.
• È mai capitato in passato che qualcuno presentasse un emendamento simile a quello proposto ieri dal senatore Esposito?
Direi che il caso è completamente nuovo. Molti pensano che Esposito, il quale grida la propria autonomia e indipendenza, abbia dato retto a un suggerimento di Renzi. Che a volere questo emendamento, insomma, così come era capitato col celebre 19bis che avrebbe salvato Berlusconi, sia stato lo stesso presidente del Consiglio.
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