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 2015  gennaio 21 Mercoledì calendario

I ribelli Pd sfidano Renzi sull’Italicum • Dieci banche popolari dovranno trasformarsi in spa • L’Isis vuole un riscatto da duecento milioni di dollari per due ostaggi giapponesi • Espulso dalla Normale di Pisa uno studente turco che minacciava attentati • L’ottantatreenne sfrattata che ha fatto esplodere un palazzo a Roma causando un morto e ventuno feriti

 

Italicum Niente di fatto ieri al Senato sulla legge elettorale. I senatori, infatti, non hanno cominciato a votare gli emendamenti. E dunque niente resa dei conti nel Pd sulle proposte della minoranza contro i capilista bloccati. Scontro rinviato anche sul testo del democratico Stefano Esposito che “spianerebbe” la strada all’Italicum, spazzando via in un colpo solo migliaia di emendamenti. Questa proposta potrebbe essere votata oggi, ma è probabile che il suo esame slitti a domani. Con un calendario dei lavori, varato da una conferenza dei capigruppo riunita ieri sera, che ha spostato il sì definitivo all’Italicum alla settimana prossima. Senza specificare però il giorno. Dunque la giornata di Palazzo Madama si è conclusa con un “rivediamoci domani”. Ma era iniziata in pompa magna con l’incontro fra Renzi e Berlusconi. Subito dopo, il premier aveva riunito i senatori del Pd: «Dobbiamo fare la legge elettorale con Grillo e Berlusconi per non governare più con Berlusconi. Con buona pace dei frenatori noi andiamo avanti». Ma la minoranza non si è piegata. Miguel Gotor ha parlato di 29 senatori dem pronti a votare no. In realtà poi si sono ridotti a 26, perché 3 senatrici alla fine voteranno l’Italicum. In serata, a Davos, la replica di Renzi: «Bisogna avere il coraggio di togliere un po’ di polvere dal nostro paese e di superare qualche potere di veto». L’ex Cavaliere invece fa sapere che la legge è blindata e deve essere approvata a tutti i costi, votando a favore del testo Esposito. Facendo anche marcia indietro sul premio alla lista: l’ex Cavaliere adesso lo ritiene un incentivo verso il bipartitismo e la riunificazione del centrodestra. Passo che, dice Berlusconi, potrebbe servire «per introdurre l’elezione diretta del presidente della Repubblica». La decisione del leader viene spiegata in aula dal capogruppo Paolo Romani: «Renzi non ha più la maggioranza al Senato e noi riteniamo di sostituire i senatori che non concorrono all’approvazione della legge con i nostri». Posizione che Renato Brunetta traduce come la richiesta di una crisi e la nascita di un Renzi bis con dentro Forza Italia. Ma le scelte di Berlusconi spaccano Fi. Raffaele Fitto parla di «suicidio politico» di Forza Italia e venti senatori, 13 forzisti, più 7 di Gal, la pensano come lui. Stanno con il leader, invece, in 40. Renzi e Berlusconi devono fare i conti anche con il no di Lega e Fratelli d’Italia. E con quello dei grillini. Nel frattempo 12 dei fuoriusciti dal Movimento hanno creato un coordinamento: primo passo verso un nuovo gruppo (Buzzanca, Rep). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Popolari 1 Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’investment compact, la riforma che obbliga le prime dieci banche popolari per attivi a trasformarsi entro 18 mesi in società per azioni e abbandonare il sistema del voto capitario, che finora ha consentito ai soci di contare tutti allo stesso modo. I ministri del Nuovo centrodestra, Alfano e Lupi, hanno espresso la loro contrarietà. Matteo Renzi, al termine del Consiglio dei ministri: «Oggi è una giornata storica perché dopo 20 anni di dibattiti interveniamo attraverso un decreto legge sulle banche popolari bisogna aprirsi ai mercati e all’innovazione. Il nostro sistema bancario è solido sano e serio ma deve cambiare».

Popolari 2 L’obbligo di trasformazione in spa vale per Ubi, Banco Popolare, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Credito Valtellinese, Popolare di Sondrio, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Popolare dell’Etruria e Popolare di Bari. Sono state tenute fuori le Popolari più piccole (quelle che supereranno nel tempo gli 8 miliardi di attivi dovranno comunque trasformarsi in spa) e le banche di credito cooperative, che in un primo momento sembrava dovessero essere ricomprese. Una soluzione che «concilia la necessità di dare una scossa forte preservando però in alcuni casi una forma di governance che ha servito bene il Paese» ha spiegato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, «andranno valutati in futuro altri suggerimenti di modifica della governance». Oltre alla trasformazione delle Popolari il decreto introduce anche alcune novità sui servizi bancari per rendere più veloce e meno oneroso il trasloco del conto, e di tutti i prodotti connessi, da una banca all’altra.

Isis In un video diffuso ieri da al-Furqan, il braccio mediatico dello Stato Islamico (Isis), un uomo incappucciato con accento inglese — probabilmente il tagliateste Jihadi John — minaccia con un coltello due giapponesi inginocchiati per terra: Kenji Goto, un documentarista molto noto in Giappone, e Haruna Yukawa, un avventuriero approdato in Siria a improvvisare un’impresa militare privata malgrado il suo digiuno in fatto di armi. Nel video il boia, per salvare la vita ai due, chiede un riscatto di 200 milioni di dollari entro 72 ore. La cifra corrisponde ai 200 milioni di dollari promessi da Tokyo in aiuti non militari ai Paesi impegnati nella guerra contro l’Isis.

Turco 1 Furkan Semih Dundar, 25enne turco ammesso lo scorso novembre al corso di perfezionamento in Fisica della Normale di Pisa, è stato espulso dall’Italia e rispedito in Turchia. Motivo: gli investigatori della Digos della città toscana sono convinti che il giovane sia l’autore di una serie di messaggi inviati via mail a diversi siti istituzionali italiani e statunitensi in cui minacciava di farsi saltare in aria davanti alle ambasciate. L’abitazione pisana del 25enne è stata perquisita: in mezzo ai volumi di fisica e geometria dello spazio, gli inquirenti hanno trovato il tablet con cui sarebbero state spedite le mail di minaccia.

Turco 2 Furkan Semih Dundar ha raccontato a Repubblica, attraverso una lunga mail, la sua versione dei fatti: «Hanno usato Google per tradurre i miei messaggi, e tutti sanno che non funziona bene con la lingua turca. Così hanno capito che volessi farmi saltare in aria in luoghi pubblici. Ma è tutto un equivoco. Dal primo giorno in cui sono arrivato in Italia mi sono accorto che ero seguito, in strada e dovunque andassi, come se fossi un loro nemico. In uno dei messaggi che ho scritto alla Cia dicevo una cosa del genere: “Forse credete che mi voglia far esplodere di fronte all’ambasciata Usa... ritenete davvero che non abbia di meglio da fare che pensare a voi giorno e notte?”. All’inizio, in realtà, volevo che la Cia mi aiutasse a risolvere questo equivoco. Poi però ho cominciato a scrivere lettere più provocatorie indirizzate anche ad altri siti istituzionali. Volevo farmi arrestare per chiudere con questa situazione. E sono contento che sia finita. Tutto quello che volevo era stare tranquillo con la mente libera per studiare senza essere trattato come un nemico così, senza ragione. Sebbene sia deluso dagli italiani (e, per favore, non pensate che non sia deluso allo stesso modo dai turchi), vi sono grato per il vino buono, il liquore di mirtillo e il limoncello. Questo è tutto quello che ho da dire. Ora voglio soltanto tornare alle mie ricerche». (Tonacci, Rep)

Sfrattata L’83enne Giovannina Serra prima di essere sfrattata dal suo appartamento in via Galati 42, zona Colli Aniene, periferia est di Roma, ha lasciato una bombola del gas aperta, causando la scorsa notte un morto e 21 feriti (l’interruttore premuto da un ignaro vicino ha fatto da innesco). L’uomo che ha perso la vita è un 50enne di Afragola, Napoli, operaio che nei giorni lavorativi viveva nella Capitale con sei compaesani nell’appartamento sopra a quello esploso. Lascia tre figli ed è morto soffocato, la testa rannicchiata tra le gambe. Un suo collega si è salvato saltando dal balcone e ha le gambe fratturate. Altri due sono saliti ai piani più alti, dove li ha raccolti la gru dei vigili del fuoco. Una mamma con i figli piccoli ha scavalcato il divisorio tra il suo balcone al terzo piano e quello della scala confinante. Accusata di omicidio e strage, durante l’interrogatorio la Serra ha detto: «Non sono pentita». La donna, origini sarde, in lite con i figli dell’ex compagno — Mario Cifoni, morto 4 anni fa — e con il nuovo proprietario che domani sarebbe entrato in possesso dell’immobile, prima di rifugiarsi nella nuova casa presa in affitto aveva lasciato un biglietto, trovato su una delle auto danneggiate dai calcinacci: «Il Signore questa casa non ve la farà godere perché siete ladri». Tra i vicini la Serra, giudicata «un po’ strana, schiva e silenziosa», non aveva grande popolarità: chi dice di averla vista rovistare tra i rifiuti, chi racconta che stava sempre chiusa in casa, nascosta agli sguardi dei dirimpettai dai paravento scuri sui balconi fioriti. Il 3 gennaio uno dei condomini aveva chiamato i vigili del fuoco: c’era puzza di gas e la donna era stata vista bruciare una vecchia poltrona sul balcone. I tubi le erano stati sigillati.

(a cura di Roberta Mercuri)