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 2015  gennaio 21 Mercoledì calendario

DOPO 24 ANNI LA CINA NON FA CENTRO

La Cina è entrata nell’era della «nuova normalità» delineata da Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare. A certificarlo sono stati i dati sul pil del 2014 pubblicati ieri. L’economia cinese è cresciuta del 7,4%, il più basso dal 1990, anno in cui si trovò a scontare le sanzioni imposte dopo i fatti di piazza Tienanmen. Inoltre per la prima volta dal 1998 la Repubblica Popolare non ha centrato l’obiettivo di crescita che si era prefissata. Nonostante ciò Pechino ha ostentato tranquillità. Il rallentamento era in parte atteso e anche sul mancato target la dirigenza si è trincerata dietro la parola «circa», posta davanti all’obiettivo del 7,5% che si era data.
L’espansione meno sostenuta del prodotto interno lordo dovrebbe confermarsi anche per il 2015. Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per l’anno, tagliandole da +7,1% a +6,8%. Mentre per il 2016 l’aggiornamento del World Economic Outlook stima una crescita del 6,3%, limata dello 0,5% rispetto alle previsioni elaborate lo scorso ottobre. Per Standard & Poor’s la Cina chiuderà l’anno a +7,1%. Mentre più pessimistiche sono le stime di Fitch, che vede un 6,8% nel 2015 e un 6,5 per il 2016. Dati pur sempre ben al di sopra di quelli europei, ma in constante calo rispetto al 7,7% registrato nel 2012 e nel 2013 e soprattutto lontani dai tassi a doppia cifra cui Pechino aveva a lungo abituato.
Anche alla luce di questa situazione commentatori e analisti si aspettano che a marzo, al termine dell’annuale sessione plenaria dell’Assemblea Nazionale del Popolo, la leadership fisserà attorno al +7% il target per la crescita del pil di quest’anno. «Ci aspettiamo che il governo stabilirà per il 2015 un target più basso per la crescita del pil, che sarà però mancato», è il commento Craig Botham, economista di Schroders specializzato in mercati emergenti. «L’espansione del settore della finanza-ombra a dicembre costituisce una ragione importante alla base delle esitazioni di Pechino nel dare avvio a ulteriori stimoli monetari: questo tema resterà valido anche nel 2015».
Lo stesso governo cinese in una nota non ha nascosto le pressioni che l’economia del Paese dovrà fronteggiare. «Non abbasseremo la guardia contro i rischi fiscali e finanziari che ci aspettano per quest’anno e per il 2016», ha dichiarato Ma Jiantang, direttore dell’Ufficio Centrale di Statistica. L’elenco comprende i pericoli sul mercato immobiliare, sempre a rischio bolla, e il debito dei governi locali. Spetterà ora al premier Li Keqiang, partito alla volta di Davos, rassicurare il parterre del Forum economico mondiale. Il capo del esecutivo, spiega una fonte del governo all’agenzia ufficiale Xinhua, entrerà nel dettaglio delle riforme che il Paese intende attuare e delle trasformazioni del modello economico.
Segnali positivi sono arrivati dai dati dell’ultimo trimestre, chiuso, battendo le attese, con un +7,3%. Buone notizie sono arrivate dalla produzione industriale di dicembre (+11.9% su novembre), sebbene la crescita del 2014 si sia attestata all’8,3%, in frenata rispetto al +9,7% dell’anno precedente. Bene a dicembre anche le vendite al dettaglio, in aumento dell’13,6% rispetto allo stesso mese del 2013.
Andrea Pira, MilanoFinanza 21/1/2015