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 2015  gennaio 21 Mercoledì calendario

Esposito risponde agli attacchi dei democratici anti-Renzi: fatevi un altro partito, convivere in questo modo è impossibile. Dicono del premier cose che non hanno mai detto neanche di Berlusconi

La sinistra del Pd in una parola? «Parassiti». In un angolo di Transatlantico il senatore Stefano Esposito rivendica l’emendamento più odiato dalla minoranza dem. La voce è calma, ma lui è scatenato.
 Ventinove senatori non la seguono. Così l’Italicum rischia di passare grazie ai voti di FI.
«Non saranno 29. Quelli che votano contro la legge sono 18-20. Con gli altri ci abbiamo parlato». La maggioranza, comunque, rischia di cambiare. «Auspico che i coraggiosi che non voteranno l’Italicum ne traggano le conseguenze. Avranno tutto il mio rispetto».
Meglio la chiarezza, anche se cambia la maggioranza?
«Meglio la chiarezza. Sa, un conto è modificare drasticamente i connotati del partito tradizionale, altro è stravolgere le regole basilari della convivenza. Nel Pd siamo all’impazzimento. Ci sono esponenti di questo partito che dicono cose su Renzi che non si sono mai neanche immaginati di affermare contro Berlusconi. Non si capisce allora perché uno deve stare insieme. Fai un’altra cosa, legittimamente».
Ognuno per la sua strada, insomma.
«Ritieni Renzi il peggio del peggio del peggio della politica e della società italiana? Cristo santo, vai! Fai un partito! Il popolo sicuramente è lì plaudente, non aspetta altro. Vai e ti misuri, avrai il mio grande rispetto. Così sei un parassita».
Le pesa aver presentato l’emendamento spacca-Pd?
«Sono buoni gli emendamenti che vanno in c... a Renzi e non sono buoni quelli che tengono la linea del partito?».
Ma lei è un ex Ds. È la “sua” Ditta a essere contraria.
«La Ditta è la Ditta. Non è Ditta a seconda di chi la dirige...».
È il punto di non ritorno del Pd?
«Ma io non vedo l’ora. È un anno e mezzo che lo auspico. Non se ne può più. Per tutto questo tempo non si è voluto prendere di petto la situazione del Senato. Non è che qui tutto può diventare coscienza. Pensi che oggi ho sentito la senatrice Lo Moro dire che è un fatto di coscienza: ma come si fa? E quindi quando discuteremo di temi etici, cosa saranno? Questioni di cuore?».
È la linea Renzi. La minoranza è un partito nel partito?
«Sì, ma l’appunto di Renzi arriva tardi. Era tutto evidente già con il voto sul Quirinale del 2013. Poi ci fu chi non votò la fiducia a Letta. E all’epoca non c’era ancora Renzi...».
E poi?
«Man mano la tendenza si è accentuata. Anche perché quando non meni mai, non metti mai un paletto, alla fine...».
Tutto potrebbe sfogarsi nel voto per il Colle?
«Secondo me 505 voti li trovi comunque. Naturalmente spetta a Renzi fare la scelta giusta. Se fa lo sparigliatore, il giocatore di poker che fa all-in a ogni mano, la porta a casa. Se si mette a ragionare troppo, si fa impallinare».
E la minoranza resterà a guardare?
«C’è un pezzo che non ha accettato la sconfitta al congresso. E poi, scusi: questi hanno votato zitti e muti la lista bloccata sull’Italicum, noi la miglioriamo e loro... Ma ci pensa a Migliavacca? Cosa non ha fatto contro quelli che, come me, volevano le preferenze nella scorsa legislatura! Li conosco tutti e non sopporto l’ipocrisia. Io non mi faccio prendere per il c...».