21 gennaio 2015
Toto-Quirinale: risalgono le quotazioni di Padoan e Veltroni, scendono quelle di Mattarella, ancora favorito Amato, stabile Casini, ritorna l’outsider Cassese. Una lobby a Palazzo Madama per la Finocchiaro, mentre Minzolini propone Prodi e punta su De Siervo. Ma la sorpresa potrebbe essere il vicepresidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia
Il meglio dai giornali di oggi sulla corsa per il Quirinale.
«Ma allora, al Quirinale chi vorresti? Si potrebbe fare Amato o Casini...». L’incontro tra Renzi e Berlusconi stava per finire. I due si stavano dando la mano proprio sulla soglia dell’ufficio del presidente del consiglio. Il commesso aveva già aperto le porte dell’ascensore di servizio che porta gli ospiti davanti allo scalone d’onore di Palazzo Chigi. E, proprio in quel momento, il leader di Forza Italia si è fermato un momento. Ha lanciato uno sguardo verso Gianni Letta, poi si è rivolto sorridendo al premier: «Chi vorresti al Quirinale? Amato o Casini?». Renzi non ha risposto. Ha continuato a camminare verso l’ascensore e ha tagliato corto: «Ne parliamo martedì». La partita è dunque ufficialmente aperta [Claudio Tito, Rep].
Renzi e Berlusconi hanno concordato di rivedersi martedì 27 per chiudere su un nome, giusto il giorno prima della “proclamazione” pubblica all’assemblea dei grandi elettori del Pd come annunciato da Renzi. E questa volta sarà un incontro ufficiale all’interno delle consultazioni di rito previste a partire da lunedì mattina con tutti i gruppi parlamentari: il premier sarà accompagnato dalla delegazione decisa all’ultima direzione del Pd, ossia i vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, il presidente del partito Matteo Orfini e i capigruppo di Camera e Senato Roberto Speranza e Luigi Zanda [Emilia Patta, S24].
Dopo la proclamazione del nome si procederà con le votazioni e il Pd darà ai suoi circa 450 grandi elettori l’indicazione di votare scheda bianca, un modo per controllare subito la disciplina dei parlamentari e dei delegati regionali (per mettere la scheda nell’urna senza scrivere il nome non occorre fermarsi). Modello Napolitano 2006, dunque. Mentre Forza Italia dovrebbe dare indicazione di votare un candidato di bandiera come Antonio Martino. Poi l’elezione alla quarta votazione, scontando i dissidenti fittiani e gli irriducibili contro del Pd [Emilia Patta, S24].
Con i suoi fedelissimi Renzi sta mettendo a punto il suo piano. «Abbiamo tre forni cui rivolgerci – osserva –: il nostro partito con la minoranza in primo luogo. A Bersani l’ho detto: dobbiamo decidere insieme». Poi c’è il secondo fronte: quello dei «berlusconiani». E infine i «dissidenti grillini». Il candidato, da ufficializzare al quarto scrutinio, sarà il risultato dell’accordo stretto con «uno o due» di questi forni [Claudio Tito, Rep].
Sebastiano Messina di Repubblica come ogni giorno è andato a farsi un giro in Transatlantico e ha incontrato Augusto Minzolini che «anche se ha perso la sua battaglia tra i berlusconiani, è il più sorridente di tutti. Gli domando chi vorrebbe al Quirinale Berlusconi. Lui non si tira indietro. “Al momento il dilemma è tra Casini e Amato” risponde, spiegando che Alfano spinge per Casini ma l’ex Cavaliere vuole pensarci su. A Minzolini piace sparigliare, e infatti è stato lui a suggerire a Berlusconi di eleggere Prodi, “l’unico che riuscirebbe a tener testa a Renzi”. Ma poi: “Io ho una mia idea, un altro nome. Un uomo che ha un profilo identico a quello di Mattarella, però non è un politico e non lo è mai stato”. Tre colleghi si avvicinano, incuriositi. E chi sarebbe, gli domanda uno, un altro giudice costituzionale? “Un ex giudice costituzionale”. Un avvocato? “Un ex presidente della Consulta”. Il nome? “Ugo De Siervo. Voi dovete andare in Toscana. Dovete cercare le radici del renzismo. Dovete tornare a Matulli. Quello è il giro. De Siervo non solo è toscano come Renzi, ma è stato il suo professore. E poi, diciamoci la verità, bisogna vedere se Renzi cede o no. Se cede, si va su Amato. Se non cede, arriveremo a un nome del genere”».
Se il Cavaliere avanza i nomi di Amato e Casini, nel centrosinistra si rincorrono quelli di Anna Finocchiaro e praticamente ti tutti gli ex segretari di partito da Veltroni a Bersani. Più qualche ministro come Padoan, le cui quotazioni sono tornate a salire, anche se di poco. E infine quello che i renziani definiscono il «colpo a sorpresa» [Claudio Tito, Rep].
Tra gli ex segretari di centrosinistra l’unico che tiene botta è Walter Veltroni. Anzi, il sito di scommesse Paddy Power dà l’ex sindaco di Roma come favorito a 6,50. Nel tabellino dei bookmakers Veltroni supera Romano Prodi, quotato a 9, Roberta Pinotti, 10 come Fassino, e Paolo Gentiloni, 11. Staccati Amato, Mattarella, Stefano Rodotà, Laura Boldrini e Pier Carlo Padoan [Massimiliano Scafi, Grn].
Scrive Fabio Martini sulla Stampa che «a Palazzo Madama c’è una consistente e trasversale “lobby Finocchiaro” che nelle ultime ore ha proiettato la senatrice siciliana del Pd nella pole position per la scalata al Quirinale. E per tutta la giornata Anna Finocchiaro ha indirettamente incoraggiato le dicerie che si stavano infittendo sul suo conto: mentre nell’aula del Senato tutti gli oppositori della legge elettorale urlavano, lei è rimasta statuaria, con la posa presidenziale, alla necessaria distanza dai suoi ex compagni di cordata dentro al Pd. E d’altra parte proprio in Senato la Finocchiaro vanta i suoi più convinti sostenitori. Una “lobby” formata dai capigruppo della “nuova” maggioranza: Luigi Zanda, Paolo Romani e Renato Schifani. Ma anche dal leghista Roberto Calderoli, il primo a lanciare la sua candidatura alla presidenza della Repubblica».
Riccardo Nencini, segretario Psi e viceministro dei Trasporti, spiega: «Intanto abbiamo individuato i criteri: europeista, garante dell’unità nazionale, politico. Amato? Certo, ma non è l’unico. Anche altri rispondono a quei requisiti, non siamo un Paese che si è impoverito così tanto. E poi, sarebbe un bel binomio: le capacità di Renzi e un presidente con esperienza. Noi siamo un pacchetto di mischia, 31 voti. Sa chi propose per primo, nel 2006, il nome di Napolitano? Furono i parlamentari della Rosa nel pugno. Ed erano di meno» [Massimo Rebotti, Cds].
Restano stabili le quotazioni di Amato, che faceva parte della rosa di Bersani la volta scorsa e che Renzi ancora sindaco di Firenze aveva già allora approvato. Sulla carta una larghissima maggioranza che in un Parlamento non così balcanizzato come l’attuale potrebbe essere eletto alla prima votazione. Ma sono in molti, tra i renziani, a pensare che in realtà sia Sergio?Mattarella ad avere più chance. Nonostante il fatto che Berlusconi avrebbe nuovamente fatto pollice verso, come nel 2013. Certo, a Mattarella mancherebbe lo standing internazionale che ha invece Amato, si riflette. E non è ancora esclusa la carta di un outsider alla Sabino Cassese [Emilia Patta, S24].
Marta Cartabia, segnatevi questo nome. Solo pochi mesi fa non la conosceva nessuno, oggi è vicepresidente della Corte Costituzionale e domani, chissà, potrebbe essere la sorpresa, l’asso rosa di Matteo Renzi per il Colle. È lei infatti, la giurista lombarda allieva di Valerio Onida, l’ultimo regalo di Napolitano al premier, la soluzione di riserva, la carta nascosta da giocare in caso di necessità. La Cartabia in molti punti corrisponde perfettamente al profilo ideale del capo dello Stato cercato da Renzi. È una donna, e già questo per il Quirinale sarebbe una mezza rivoluzione. È giovane, cinquant’anni, l’età minima per diventare presidente. È «nuova», nel senso che non ha in tasca tessere di partito e non viene dalla politica. È cattolica, di sinistra ma non troppo. E poi, grazie a Giorgio Napolitano, ha una carica istituzionale di rilievo [Massimiliano Scafi, Grn].