il Fatto Quotidiano, 21 gennaio 2015
Ritratto del senatore Pd Stefano Esposito, 45 anni da Moncalieri, autore del canguro per l’approvazione della legge elettorale che ha già preso il nome di Espositum
Sveglio, rapido e diretto, a volte troppo. Uno che non disdegna i personalismi. Così è il senatore Pd Stefano Esposito, 45 anni da Moncalieri, autore del “canguro” per l’approvazione della legge elettorale che ha già preso il nome di “Espositum”: “Un furbo napoletano quando presenta gli emendamenti e un sottile torinese quando li scrive”, ha detto di lui ieri sera il senatore Gal Vincenzo D’Anna, inventore del nuovo termine. “Ma è un semplice emendamento come altri”, dice Esposito. Sì, ma sarebbe anche un bel regalo fatto a Renzi da chi, come lui, non è proprio un renziano, ma solo leale al partito.
Lo ritengono un “giovane turco”, lui si dice amico di Andrea Orlando, vicino a “Rifare l’Italia”, ma è pure un “tacchino felice”, come scritto nella spilletta regalata al premier ad agosto dopo il paragone tra i senatori favorevoli all’abolizione del Senato e i tacchini diretti al forno per il Ringraziamento. Con quella rivendicazione i contatti tra i due si sono intensificati, soprattutto quando il senatore ha scoperchiato l’aumento dei costi dell’alta velocità Torino-Lione: “Appicca il fuoco e poi si mette la divisa da pompiere”, spiega un politico del Pd che vuole rimanere anonimo.
Esposito ha cominciato a fare politica da giovane. “È una delle ultime leve della Fgci. Ha fatto tutta la trafila”, ricorda l’ex consigliere regionale Roberto Placido. Negli anni Ottanta è stato il segretario della Lega degli studenti medi di Torino, legata alla Federazione giovani comunisti italiani. Con la fine del Pci e la nascita del Pds si allontana dalla politica. Si mette a lavorare, prima il casellante, poi l’assistente di produzione per la Trident Agency, che organizza i concerti delle star italiane e con la quale gira per il mondo. “Quando Sergio Chiamparino stava lasciando la segreteria provinciale del Pds per quella regionale, Stefano tornò e mi sostenne al congresso – racconta l’attuale segretario provinciale del Pd Fabrizio Morri – Io persi, ma Stefano entrò nella segreteria e lì è cominciata la sua ascesa”. Nel 2001 diventa staffista dell’assessore Roberto Tricarico nella prima giunta Chiamparino. Nel 2002 viene nominato ad della Trm, società dell’inceneritore.
Diventa capogruppo dei Ds in Provincia nel 2004, carica che lascia nel 2006, anno in cui paga un’oblazione per delle firme elettorali irregolari. In quell’anno diventa il presidente della Seta, consorzio per lo smaltimento della spazzatura. Per gli incarichi nelle società pubbliche è ritenuto componente del “Pd dei rifiuti”, contrapposto al “Pd delle autostrade”. Tuttavia i suoi nemici più agguerriti sono altri: gli autonomi con cui si è scontrato negli anni della Fgci (“Alle proteste contro il ministro Franca Falcucci e negli anni della ‘pantera’ c’erano botte da orbi”, ricorda il senatore), nei cortei del Primo maggio e negli ultimi anni sui social network e in tribunale. Il campo di battaglia è l’Alta velocità Torino-Lione: Esposito è un Sì Tav: “Quando si fissa un’idea non molla – dice Luca Cassiani, consigliere comunale Pd a Torino – Un esempio è la Tav, che gli sta costando molto”. Da alcuni anni il senatore vive sotto scorta per le minacce ricevute. “È un fedayn e ora che è entrato nell’esercito regolare continua a fare missioni spericolate”, dice di lui l’anonimo democratico. Gli piace muovere i fili. Per Placido “ama sparigliare le carte, è una delle sue caratteristiche principale”. Morri nota che “chi gli vuole bene critica i suoi personalismi”. Perché? Lo spiega Cassiani: “Non le manda a dire, è molto diretto e impulsivo. Non fa giochi tattici, va al dunque”. Come vorrebbe fare con la nuova legge elettorale.