Corriere della Sera, 21 gennaio 2015
La Zakharova, cigno della danza, sostenitrice di Putin in Parlamento, e ballerina sulla musica che le suonava il marito, il grande violinista Vadim Repin
Il gesto poetico delle sue braccia, l’estensione delle gambe, l’eleganza del portamento, l’ossessione della perfezione. E poi quel volto che non ricorda nessun’altra ballerina, il naso affilato, il collo lungo…
Il cigno della danza si chiama Svetlana Zakharova, classe 1979, l’étoile della Scala e del Bolshoi contesa dai più importanti teatri del mondo. Erano anni che una ballerina non richiamava attenzioni da rockstar. Si è appena ammirata a Roma nel gala curato da Daniele Cipriani, dove si è lanciata in Souvenir del repertorio di Petipa ma anche in una piccola gemma poco nota in Occidente, dal Talismano creato per il Mariinskij di San Pietroburgo nel 1889.
Si è formata all’Accademia di danza Vaganova dell’ex Leningrado, una delle scuole di balletto più note al mondo: «lì dentro la lotta è durissima, avevo dieci anni, più volte avrei voluto lasciare tutto per tornare a casa dalla mia famiglia. Questo non significa che il mondo della danza sia quello raccontato nel film Il cigno nero, che avevo sempre evitato fino a quando mi capitò di vederlo in aereo mentre ero in volo per gli Stati Uniti».
Vuole dire che non ha mai vissuto episodi sgradevoli, come ci raccontò la prima ballerina dell’Opera di Roma, Gaia Straccamore, che ha lavorato con lei, a cui tagliarono i lacci delle scarpette? «Beh, io un giorno al Bolshoi trovai l’abito tagliato a metà, un minuto prima di entrare in palcoscenico: ricordo le mani tremanti di una sarta del teatro che riparava il mio costume mentre stava per iniziare lo spettacolo. Non ho mai capito chi fu il colpevole. Ci sono molte invidie intorno a me, ma cerco di non lasciarle avvicinare, di farmele scivolare sopra».
Se i gala sono serate da fuochi d’artificio, sono le pietre miliari del balletto classico, come Giselle, a dare un’idea completa del pianeta Zakharova: «Non dimentichiamo la danza contemporanea, che ti permette di accedere a nuove tecniche e conoscenze. Ma certo Giselle … Avevo 17 anni quando lo ballai la prima volta al Mariinskij, avevo studiato con la mia insegnante Olga Moiseyeva ogni dettaglio del corpo e dell’anima; pur essendo molto giovane avevo la consapevolezza che stavamo realizzando qualcosa di veramente importante».
Dal 2005 è Artista Emerito della Russia, l’anno dopo ha ricevuto il Premio di Stato di Russia. È stata anche parlamentare nel partito della Russia Unita (sostenitore di Putin), come a dire la prima étoile alla Duma, esperienza che non deve aver lasciato buoni ricordi se non ne vuole parlare.
È nata in Ucraina, ma si considera russa al cento per cento. «Non so quale sarà la via d’uscita della crisi attuale, non parlo di politica». Molto riservata, dice che il suo idolo è stato Baryshnikov, non si sbilancia sui propri partner ma dice di amarne tre, Roberto Bolle, David Hallberg e Igor Zelensky; e sulle sue preferenze nel repertorio di oggi se la cava con una battuta: «Sono infedele. Ma solo con i coreografi».
Ha una bambina di quattro anni, suo marito è il celebre violinista Vadim Repin, con cui ha tenuto uno spettacolo a Ravenna. Lui suonava, lei ballava: «Fu un progetto unico, spero di trovare il tempo per svilupparlo in futuro».
Una volta ha detto che le piacerebbe fare l’attrice in un film… «Mi piace il cinema, amo le storie di re e regine, ultimamente ho rivisto Il dottor Zivago ed è stato elettrizzante; così come mi piace l’idea di debuttare come attrice, ma non adesso, non posso permettermi di lasciare la danza per un lungo periodo di tempo».
Già, la danza: il primo grande amore. «Il mio mondo è totalizzante, richiede abnegazione. Quanti sacrifici, anche nel cibo! Mi nutro di vitamine, la mia dieta è il mio lavoro. La danza è la mia vita».