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 2015  gennaio 21 Mercoledì calendario

Intervista a Robert Kapito, presidente del colosso da 4.600 miliardi di dollari BlackRock: «Non vedo perché il quantitative easing europeo non debba avere un effetto positivo sull’economia: ha funzionato negli Stati Uniti, funzionerà anche in Europa. E non credo che le elezioni in Grecia possano risultare destabilizzanti per i mercati»

«Non vedo perché il quantitative easing europeo non debba avere un effetto positivo sui mercati e sull’economia: ha funzionato negli Stati Uniti, sono sicuro che funzionerà anche in Europa. E non credo che le elezioni in Grecia possano risultare destabilizzanti per i mercati: il dibattito sull’uscita dall’euro del Paese ellenico mi sembra più un gioco politico che un reale pericolo. Noi crediamo ancora nell’Europa e riteniamo tutt’ora attraente il suo mercato azionario». Incluso «quello italiano».
Parlare con Robert Kapito, presidente di BlackRock, alla vigilia del meeting della Bce e delle elezioni elleniche, infonde una certa serenità. Non solo perché BlackRock è la più grande società di gestione del risparmio del mondo, con 4.652 miliardi di attivi: ha insomma una tale potenza di fuoco (stiamo parlando di una quantità di denaro pari al più del doppio del Pil italiano) che se continua a investire in Europa non può che aiutare il Vecchio continente. Ma Kapito infonde tranquillità soprattutto per quello che dice: tutte le preoccupazioni che girano sui mercati in questi giorni non lo turbano affatto.
Non teme la Grecia. E ha fiducia nel «quantitative easing» della Bce. Solo una cosa lo preoccupa davvero: «Le famiglie in Europa e in America hanno ancora troppa paura e preferiscono tenere la liquidità a portata di mano in banca piuttosto che investirla. Questo è un problema epocale: se oggi gli uomini e le donne non pensano al loro futuro e non investono i risparmi guardando al lungo termine e alla pensione, un giorno avranno problemi seri. Secondo un nostro sondaggio, due terzi degli americani destinano meno di 25mila dollari alla pensione e un terzo non fa nulla su questo fronte: questo è drammatico». L’unica cosa di cui avere paura, sembra dire Kapito parafrasando Roosvelt, è la paura.
Partiamo dalla Bce. Un sondaggio di Rbs dimostra che solo il 4% degli investitori crede che la manovra di Draghi farà tornare sia la crescita economica sia l’inflazione, mentre il 52% ritiene che l’effetto si sentirà solo sui mercati finanziari. Lei sembra ben più ottimista della media dei suoi colleghi...
È normale che il mondo si divida tra ottimisti e pessimisti. Io sono nella prima categoria: constato che negli Stati Uniti il «quantitative easing» ha riportato la crescita economica e non vedo perché questo non debba accadere anche in Europa. Forse la manovra della Bce potrà avere effetti differenti tra un Paese e l’altro, ma nel complesso servirà.
Però gli Usa hanno un’economia molto finanziarizzata, mentre quella europea è bancocentrica. Oltreoceano se si inietta liquidità sui mercati, si sa che arriverà alle imprese perché si finanziano in gran parte proprio sui mercati. In Europa, dove prevalgono le piccole imprese che per avere credito possono solo rivolgersi alle banche, la situazione è invece ben diversa.
È vero, la struttura economica è diversa in Europa, ma non c’è motivo di pensare che il «quantitative easing» non funzionerà. La domanda tra i consumatori aumenterà e questo sosterrà l’economia.
Per questo BlackRock continua a investire in Europa?
Bene inteso: noi consideriamo attraenti le Borse, ma non il mercato dei titoli di Stato. Ormai i rendimenti sui bond sono molto bassi e lo spread è troppo influenzato da variabili imprevedibili come quella politica. Puntiamo invece con convinzione sui listini azionari: la nostra prima scelta è la Borsa statunitense, poi alcuni listini del Sud America, ma in Europa privilegiamo Gran Bretagna, Italia e Germania. Nelle Borse del Vecchio continente ci sono molte società esportatrici, che beneficeranno dalla debolezza dell’euro. Italia inclusa: a Piazza Affari guardiamo con favore le aziende alimentari, quelle legate alla sanità e il settore della difesa.
E le banche? In Italia si parla di riformare le Popolari, abolendo in qualche modo il voto capitario: crede che questo sarebbe positivo per gli investitori come voi?
Riformare le banche Popolari significa mettere mano su una legge antiquata. Vecchia. Questo dovrebbe migliorare la governance e la trasparenza: tutti aspetti positivi per chi investe in Borsa.
Torniamo al debito pubblico. Molti in Italia pensano che il Paese dovrebbe ristrutturarlo in qualche modo, evitando però di generare panico sul mercato. Lei pensa che possa esistere una forma ristrutturazione del debito accettata dai mercati?
Perché no? In un mercato maturo come quello americano le ristrutturazioni dei debiti sono all’ordine del giorno. E questo non è un dramma. In fondo agli investitori interessa ricevere i soldi alla fine: se si allungano le scadenze, oppure se si sostituisce parte del debito con titoli garantiti da infrastrutture, immobili o altro non ci vedo nulla di strano. Si può fare, senza creare alcuno shock sui mercati. Detto questo, però, non ritengo che l’Italia abbia bisogno di farlo: i Paese non ha problemi sul rifinanziamento del debito.
Cosa accadrà se la Fed quest’anno alzerà i tassi d’interesse? È possibile che questo scateni volatilità sui mercati?
Non credo. Se i tassi Usa salgono di 25 o 50 punti base, non cambia la vita di nessuno. La Fed sta annunciando questa mossa da tempo, ormai i mercati sono preparati.
Pensa per contro che la Fed potrebbe ritardare il rialzo dei tassi se il dollaro, per effetto del «quantitative easing» europeo, dovesse salire ulteriormente?
La Fed non vive isolata dal mondo, ovvio. Loro terranno conto degli effetti della Bce e degli effetti sull’inflazione del ribasso del petrolio. Ma, nonostante questo, continuano a dire che ad un certo punto quest’anno alzeranno i tassi. Io credo che lo faranno: del resto 25 o 50 punti base, come detto, non cambiano la vita a nessuno.
Lei si definisce un ottimista. Qual è però il principale rischio, oggi, sui mercati?
Il ribasso del prezzo del petrolio. Questo potrebbe porre il tema della sostenibilità dei conti di alcuni Paesi esportatori.
E non crede che sui mercati ci siano bolle speculative?
No, questa storia delle bolle è fomentata dai giornali. È da anni che si parla di rischio-bolle, ma le Borse e i bond continuano a salire. Questo ha generato paura tra la gente, con il risultato che oggi le famiglie non investono i risparmi per assicurarsi il futuro pensionistico. Questo è il vero dramma: tenere i soldi in banca non porta da nessuna parte, bisogna investirli pensando al futuro. Non aspettando lo scoppio delle bolle.