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 2015  gennaio 21 Mercoledì calendario

PERISCOPIO


I servizi segreti italiani smentiscono che sia stato pagato un riscatto. Quindi probabilmente la cifra è più alta. Spinoza. il Fatto.

L’Isis si fa la sua rete tv. Pronto il reality Il Grande Coltello. MF.

(mfimage) Nichi Vendola è una specie di leone che si agita a vuoto e Giuseppe Civati è un indossatore di sartoria di grande qualità. Giuliano Ferrara. Corsera.

Altro che patto del Nazareno, l’Italia è governata dal patto dei lazzaroni. Roberto D’Agostino. Dagospia.

Dice Clemente Mastella (uno che da ex democristiano la sa lunga sul Quirinale) che il nuovo presidente della Repubblica o lo imponi alla prima votazione, o ti è imposto dai fatti. Secondo Mastella quindi, dalla quarta votazione in poi, Silvio Berlusconi sarà costretto a scegliere il meno peggio dei candidati che mai vorrebbe votare. «Matteo Renzi», profetizza Mastella, «una volta andata a vuoto la possibilità di un candidato di unità nazionale, cercherà di preservare l’unità interna del Pd. Allora sono due i candidati possibili: Romano Prodi e Pierluigi Bersani». Franco Bechis. Libero.it

Ho trovato molto demagogiche le critiche di Vincenzo Visco e di Stefano Fassina sulla delega fiscale del 24 dicembre 2014. Non è vero, come sostiene Visco, che ci sia una sorta di «liberi tutti» sulle fatture false sotto i mille euro. Infatti esse vengono depenalizzate penalmente. Ma le sanzioni amministrative restano molto pesanti. Per questo dico che le loro reazioni sono demagogiche. D’altra parte, negli ultimi vent’anni le politiche fiscali hanno avuto due padri: Visco e Tremonti. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ora basta! Possiamo smettere di ascoltare i loro consigli. O quelli di Berlusconi che oggi propone la flat tax. Ma non è lui che ha governato l’Italia per nove anni? Enrico Zanetti, deputato di Scelta civica e sottosegretario all’economia. (Vittorio Zincone). Sette.

Ci si è lamentati che le forze dell’ordine francesi non fossero riuscite a catturare rapidamente i due lombrosiani criminali artefici della strage parigina. Ignoriamo, o fingiamo di ignorare, che ciò era dovuto al fatto che il cosiddetto estremismo islamico naviga nel mare delle collusioni e delle complicità con l’islamismo che chiamiamo ostinatamente moderato. Che moderato non è e che si è profondamente radicato nel continente con l’immigrazione. È stupefacente che a non capirlo sia proprio quella stessa sinistra che, da noi, aveva felicemente contribuito a isolare il terrorismo delle Brigate rosse prendendo realisticamente atto che esso navigava nel mare delle complicità antiliberali e anticapitalistiche generate dal «lessico familiare» comunista. Piero Ostellino. Corsera.

Vorrei dare tempo a Matteo Renzi, prima di giudicarlo. Perché nessuno glielo concede. Alla fine mi è simpatico perché ha tanti, troppi nemici. Tutti sembrano voler parlare male di lui, si trova sotto un fuoco incrociato terrificante. Penso che il suo riformismo moderato possa essere una buona cura per questo paese, se sarà in grado di realizzarlo. Non ho certo un atteggiamento messianico. Non ho più l’età in cui ci si innamora di un progetto senza realizzazioni. Francesco De Gregori (Paolo Conti). Sette.

Se tante inchieste, annunciate con la grancassa sui mass media, finiscono poi, dopo qualche anno, per perdersi per strada, ciò non dipende, sempre e soltanto dalle manovre dei corrotti che riescono a farla franca ma invece, almeno in parte, da un cattivo funzionamento del sistema giudiziario, al fatto che non paga mai dazio, non subisce punizioni, quel magistrato che mette in piedi un’inchiesta senza avere in mano elementi sufficienti? E se fosse quest’ultima, la principale differenza fra l’Italia e gli altri paesi occidentali? Angelo Panebianco. Sette.

La casa torinese dove, tra il 1914 e il 1922, visse in subaffitto Antonio Gramsci è diventata un hotel a cinque stelle. La sezione della Bolognina in cui Achille Occhetto annunciò la fine del Pci ospita oggi un parrucchiere sotto l’insegna «Fashion mania». Il corso impetuoso della secolarizzazione rossa è inevitabile, ma ispira malinconia. Al piano terra del Palazzo delle Botteghe Oscure a Roma, dove c’era la storica libreria del Pci. «Rinascita» adesso è subentrato un supermercato. Filippo Ceccarelli. Il venerdì.

È la storia di un cane che si chiama da solo, e arriva soltanto se lo fa lui, e nessun altro, un cane di nome Fido. Fido Ciecamente, a cui lasci ogni iniziativa, liberamente, misteriosamente. Alessandro Bergonzoni. Il venerdì.

Partecipai come interprete sovietica alla Guerra di Spagna, ma l’illusione non durò a lungo. Cominciai a vedere cose che non funzionavano. Soprusi. Violenze. Morte. Compagni che eliminavano compagni. Soprattutto se anarchici o socialisti. Ero stordita e incredula. Non potevo credere che il compagno Stalin fosse all’origine di quelle atrocità. Fu un anno molto difficile quello che trascorsi in Spagna. Perdemmo la guerra, ma se l’avessimo vinta non so cosa ne sarebbe stato di noi. Per capirlo basta leggere George Orwell. Comprese perfettamente, dopo aver partecipato alle vicende spagnole, cosa sarebbe accaduto se a prevalere fosse stato Stalin. Julia Dobrovolskaja, scrittrice russa perseguitata dal regime sovietico, vive in Italia. La Repubblica (Antonio Gnoli).

Io sono diventato direttore per caso. Una serie di porte aperte del destino. Studiavo musica parallelamente al liceo, ma mio padre voleva il famoso pezzo di carta, l’università, cosa che io ho fatto. Per ognuno dei cinque figli aveva deciso un indirizzo. A me toccava di fare l’avvocato. Invece incontrai Nino Rota e decisi di studiare musica seriamente. Andai a Napoli, mi sono diplomato al Conservatorio in pianoforte col grande Vincenzo Vitale. Fu il direttore, Jacopo Napoli, a chiedermi a bruciapelo se volevo dirigere l’orchestra degli allievi. Feci due prove con successo. A quel punto mi disse: se vuoi diventare un direttore, da domani studi composizione. Ed è quello che ho fatto. Che hanno fatto Karajan, Toscanini, De Sabata... Ed è la prima cosa che chiedo ai giovani: conoscere la composizione, poi saper suonare il pianoforte e avere un buon bagaglio culturale sono le tre cose essenziali se non vuoi essere un vigile urbano ma trasmettere una idea musicale. Riccardo Muti, direttore d’orchestra. La Repubblica (Anna Bandettini).

Alle promesse di Renzi non credo. E mi consola che non ci creda neanche lui. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 21/1/2015