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 2015  gennaio 21 Mercoledì calendario

La sfrattano da casa dopo vent’anni e lei fa esplodere il palazzo. Ha 83 anni, si chiama Giovannina Serra ed è stata accusata di aver lasciato la bombola del gas volutamente aperta al 42 di via Vito Giuseppe Galati a Roma. Una vendetta che è costata la vita a Pasquale Castaldo, 51 anni, muratore di Afragola e ferite a ventuno inquilini

I vestiti, i capelli e un piede bruciato. È stata trovata soltanto a tarda serata, in un appartamento non lontano da quello in via Vito Giuseppe Galati, nel quartiere Colli Aniene, periferia est di Roma. Quell’appartamento nel quale aveva abitato per vent’anni, dal quale era stata sfrattata e che, secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, avrebbe fatto esplodere nella notte tra lunedì e martedì. Giovannina Serra, 83 anni, di origini sarde è stata fermata dagli agenti di polizia del commissariato San Basilio: è indiziata del delitto di strage e omicidio. Ma lei nega tutto, respinge ogni accusa: gli agenti l’hanno rintracciata nel nuovo appartamento dopo che era stata all’ospedale per farsi medicare. «Il Signore la casa non ve la farà godere perché siete ladri, più ladri» c’è scritto su un biglietto trovato sul cruscotto di una Smart parcheggiata davanti al cancello dal quale Giovannina passava ogni giorno per andare a casa. Una bombola di gas con la manopola lasciata aperta nella casa al primo piano, qualcosa che ha innescato le fiamme (forse un fornelletto) e poi l’esplosione poco prima le 3.40 che ha distrutto un palazzo. Le accuse contro l’anziana sono pesanti, la Procura indaga per strage. Secondo gli investigatori, che devono ancora accertare la colpevolezza della donna, l’anziana sarebbe stata aiutata da qualcuno. In passato aveva lasciato biglietti con minacce a tutti gli inquilini e il 3 gennaio aveva già aperto i fornelli del gas. «Non voleva andare via da quella casa, quattro anni fa era morto il compagno proprietario della casa e combatteva in ogni modo per non andarsene» raccontano i condomini.
L’ESPLOSIONE
Il boato, le fiamme, fumo nero, due piani della palazzina sventrati, gli inquilini che si gettano dalle finestre per conquistare una speranza di vita. Pasquale Castaldo, 51 anni, muratore di Afragola, morirà soffocato: viveva con altri sei colleghi e ogni venerdì tornava a casa per riabbracciare i suoi figli, Ciro 17 anni, Rachele, di 23. Ventuno i feriti, alcuni in gravi condizioni ricoverati in diversi ospedali della città (ospedale Pertini, Policlinico Umberto I, Sant’Andrea e San Giovanni). Giovannina è stata vista nel pomeriggio di lunedì mentre portava via le ultime cose dalla casa, oggetti caricati con l’aiuto di traslocatori su un furgoncino. L’anziana entro domani avrebbe dovuto lasciare la casa: aveva ricevuto quattro ingiunzioni di sfratto.
LE INDAGINI
Già in passato l’anziana aveva lasciato biglietti di minacce agli inquilini del palazzo e in particolare al nuovo proprietario dell’appartamento che abita al quarto piano. La casa dove viveva Angelina era di proprietà del compagno, Enrico Scifoni, morto quattro anni fa. I figli dell’uomo avuti dal primo matrimonio avevano deciso di vendere la casa. Il 3 gennaio Giovannina aveva già lasciato aperti i fornelletti della cucina e incendiato una poltrona sul balcone.
Le forze dell’ordine avevano messo i sigilli all’impianto a gas dell’anziana. Barattoli con i resti delle mura e con stracci sono stati portati via dagli agenti della Polizia Scientifica. «Lunedì stava facendo il trasloco – racconta Ettore Pascucci, il vicino di casa, l’uomo al quale da quattro anni confidava la sua angoscia perché avrebbe dovuto lasciare l’appartamento – Le ho sempre detto che avrebbe dovuto trasferirsi». Anche perché Giovannina ha la disponibilità di altri quattro appartamenti e non ha quindi problemi di soldi.
La prima chiamata ai soccorsi è arrivata alle 3.42. I condomini raccontano scene apocalittiche: le pareti degli appartamenti disintegrate, le fiamme che mangiano la notte. Massimiliano Di Leo e Roberto Palombi stavano impastando il pane nel forno vicino: «Abbiamo visto gli inquilini che provavano a calarsi dai balconi, abbiamo preso una scala del negozio e li abbiamo aiutati». Undici appartamenti sono stati dichiarati inagibili: 5 famiglie sono rimaste senza casa, alcune ospitate da parenti, una accolta in una struttura messa a disposizione dal Comune.
Laura Bogliolo
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Giovannina curva sui suoi pensieri, raggomitolata sul rancore che riempiva i giorni di solitudine. Una smorfia rabbiosa sul viso, sempre la stessa, la indossava come una maschera e non l’abbandonava nemmeno quelle poche volte che usciva di casa e incrociava i vicini sulle scale. Mai un saluto, un cenno, lei tirava dritto ignorando tutti come se tutti quanti – in quel condominio esploso nella notte – fossero colpevoli delle sue paure. Eppure era lei a far paura a chi abitava in via Vito Giuseppe Galati numero 42, la vedevano ogni tanto passare davanti al portone come un’ombra e intuivano dai suoi occhi persi nel nulla i pensieri malati che la tormentavano. All’inquilino del quarto piano lasciava biglietti pieni di odio. «Una folle. Perché non l’hanno fermata?».
Giovannina Serra, sempre chiusa nella sua tana come un animale incattivito, l’appartamento del suo compagno morto che lei non voleva lasciare. Ad un vicino aveva confidato la sua angoscia, «le ho sempre detto che avrebbe dovuto trasferirsi». Ma Giovannina ha combattuto per restare lì, ignorando gli sfratti. E chissà cosa c’era dietro quella sua caparbietà, quali storie l’hanno portata fin qui: una notte di fuoco finita con un morto e 21 feriti e il sospetto che sia lei la colpevole. Non certo la fame e il rischio di finire per strada, lo sapevano tutti nello stabile annerito che la vecchietta del primo piano poteva andare a vivere altrove. Si dice che abbia altre case, quattro. 
IL PRECEDENTE
In via Galati, Giovannina 83 anni di origine sarda, ha vissuto per vent’anni con il suo compagno, Enrico Scifoni morto quattro anni fa. Si era trasferita lì per stargli accanto. I due figli di lui, nati dal primo matrimonio dell’uomo, rivolevano la casa intestata al padre. Lei non voleva ridargliela come se le spettasse. L’appartamento è stato venduto all’inquilino del quarto piano, continuo bersaglio di minacce, a lei che non pagava l’affitto erano arrivati quattro ingiunzioni di sfratto. «Perché non l’hanno fermata, quella pazza?», una domanda che è impossibile allontanare guardando i balconi sventrati. Il 3 gennaio scorso l’anziana aveva aperto il gas e incendiato una poltrona sul balcone, a niente è servito sigillare i tubi. A niente è servito convivere con l’incubo che Giovannina potesse riprovarci, con la paura che un’altra strada per mettere in atto la sua vendetta l’avrebbe trovata. Lunedì è andata via con la sua roba caricata su un furgoncino, ieri sera l’hanno fermata, aveva il piede e i vestiti bruciati, e nessuno è riuscito a fermarla. 
Maria Lombardi