Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 21/01/2015, 21 gennaio 2015
LA ROMA DELL’800 NEGLI ACQUERELLLI DI ROESLER FRANZ
«Roma è silenziosa e pesante, come fuori dal mondo, come intrecciata in se stessa e incantata. Lo scirocco persiste. I momenti più drammatici del tempo cadono qui senza eco, come nell’eternità». Chi volesse rivivere le atmosfere descritte a metà Ottocento dallo storico tedesco Ferdinando Gregorovius può farlo visitando la mostra «La Roma di Ettore Roesler Franz tra il fascino del pittoresco e la memoria fotografica», curata da Silvana Bonfili e Donatella Occhiuzzi e aperta fino al 28 giugno presso il museo di Roma in Trastevere, piazza S. Egidio 1B. Troverà a disposizione ben dieci itinerari: dalle sponde del Tevere ai Prati di Castello, da Borgo al Campidoglio, da Trastevere dall’Aventino, dal Ghetto a Testaccio. Si troverà ad ammirare i giardini pensili e le terrazze affacciate sul fiume, spariti con la costruzione degli alti muri di contenimento. Passerà davanti alle tre maestose arcate di ponte Rotto, due delle quali furono demolite nel 1887 per la creazione dell’adiacente ponte Palatino. Rivedrà il porto di Ripetta, gioiello settecentesco realizzato da Alessandro Specchi con l’aiuto di Carlo Fontana e con i travertini di un pezzo del Colosseo crollato per il terremoto. Potrà vagare a volo d’uccello sui prati alle spalle di Castel Sant’Angelo, con gli orti, le vigne, le capanne di paglia per riporre gli attrezzi, prima che fossero divorati dai palazzoni costruiti per gli impiegati della nuova capitale. Ritroverà il rione popolare di Trastevere prima che venisse sventrato dall’apertura di viale del Re (l’attuale viale Trastevere). Il viaggio è reso possibile da quaranta acquerelli di Ettore Roesler Franz (tre dei quali non esposti da diversi decenni) messi a confronto con quarantotto fotografie d’epoca. E da un touch screen, in cui si possono visionare le immagini di due album fotografici di fine Ottocento e i 120 fogli lasciati da Roesler Franz (oggi manca quello raffigurante Palazzo Mattei alla Lungaretta, che andò smarrito nella mostra a Colonia nel 1966). L’artista li dipinse tra il 1876 e il 1895. Precedendo l’opera dei demolitori, si recava sui luoghi con un taccuino e un’ingombrante macchina fotografica. Dopo aver scattato foto, preso appunti e disegnato bozzetti, tornava nel suo studio in piazza San Claudio 96, dove eseguiva l’acquerello. Per approfondire, è in arrivo un volume in italiano e in inglese, edito da Palombi, con tutte le immagini degli acquerelli e le relative schede tecniche.
Lauretta Colonnelli