Il Messaggero, 21 gennaio 2015
La messa al bando della carne. Sempre più italiani scelgono di diventare vegetariani o vegani. Una vita al verde che ripulisce l’organismo e fa bene all’ambiente ma che va tenuta sotto controllo medico
Nella loro cucina non troviamo pasta all’uovo, latte, latticini, pesce, carne, uova, miele e cioccolata prodotta con latte animale. Non troviamo neppure salumi, insaccati e formaggi. Questi alimenti non trovano posto sulle tavole degli oltre settecentomila vegani che abitano in Italia. Circa l’1% della popolazione. Ormai in continua crescita, più 15% l’anno. Ancora un dato: 7% degli italiani tra vegani e vegetariani. Una sorta di sotterranea rivolta al panino con l’hamburger, alla bisteccona, al pollo arrosto e anche alle polpette al sugo.
Sono sempre di più, dunque, coloro che scelgono di abbracciare questa filosofia del cibo che esclude qualsiasi alimento o prodotto di derivazione animale. Quasi un terzo, il 31% dei vegetariana e vegani ha scelto di escludere la carne per rispetto nei confronti degli animali, il 24% perché fa bene alla salute mentre il 9% per l’ambiente. Una “preferenza verde” come quella, ma in una forma pericolosa e paradossale, di Mina, protagonista del film appena uscito “Hungry Hearts” di Saverio Costanzo. Una giovane coppia (Alba Rohrwacher e Adam Driver) a New York e il loro bimbo appena nato: al centro, l’ortodossia del cibo, visto che la mamma decide di nutrire il figlio, rischiando di portarlo alla morte, solo con germogli e altri vegetali. Un cattivo esempio, quasi un danno per l’immagine vegana: il vero demonio non è il non mangiare alimenti a base di carne, infatti, ma l’esasperazione della filosofia di vita.
I CIBI
Che, nel caso della vegana, viene considerata una scelta per prevenire, in alcuni casi anche per curare. «Le persone sono in cura dai loro medici questo tipo di vita può fare molto – spiega Maria Victoria Tuan, naturopata veg – Ripulendo l’organismo dalle tossine che ci portiamo dietro da anni. L’alimentazione “verde” è indicata per tutte le infiammazioni, in caso di malattie croniche e degenerative. Anche per il diabete. È meglio iniziare il pasto con un’insalata mista e continuare poi con un piatto di pasta integrale. Perché il crudo aiuta a digerire il cotto e ad assimilare quello che viene dopo». Indicazione utile anche per chi continua a mangiare la carne: preferire cereali integrali in cui il germe delle farine bianche che favoriscono le infiammazioni così come gli zuccheri raffinati. Nei supermercati, rispetto a qualche anno fa, non solo va via più frutta e verdura ma crescono i consumi (nonostante il prezzo) di cibi biologici e integratori della spesa. Come mette in luce il Rapporto Coop “Consumi e distribuzione” che disegna nuovi stili alimentari. Dettati anche dall’escalation di casi di intolleranze e allergie nel piatto. Circa 7 italiani su dieci, per esempio, non digeriscono il lattosio mentre uno su cento soffre di celiachia.
LE TRASFORMAZIONI
L’avanzata di vegetariani e vegani non sta solo cambiando la spesa nel carrello. Sta anche spingendo con forza verso la nascita di nuove realtà come è la farmacia verde o il “vegcoach”. Poco più di un mese fa, a Francavilla, vicino Chieti è stata aperta una delle prime “Pharmavegana”. Non solo alimenti, ma anche farmaci con etichette che aiutano a scoprire se ci sono ingredienti di origine animale. Nei foglietti illustrativi di medicine e integratori, spesso non viene specificato se questi prodotti siano adatti a chi non mangia carne: gli antibiotici, per esempio, contengono il lattosio come eccipiente, mentre la propoli è derivata dal miele. Il farmacista si impegna a consigliare prodotti per cui non è stata fatta sperimentazione animale e ad informare il cliente sulle sostanze sperimentate in passato sugli animali.
A far da Virgilio in questo nuovo mondo sarà il “vegcoach”, una sorta di “allenatore” che guida all’avvicinamento al green food e al significato di una dieta priva di tracce animali. Nei giorni scorsi, a Roma, è stato inaugurato un centro professionale dedicato alla ricerca strategie alimentari nel mondo della nutrizione a base vegetale che prevede anche lo studio e la produzione di nuovi prodotti e alimenti vegani. L’idea del “vegcoach” è della biologa nutrizionista Roberta Bartocci: «So quanto in questo momento di moda ci sia confusione, è ormai necessario essere orientati in base alle conoscenze scientifiche e pratiche».