
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
A Teheran è in corso un massacro, quattromila persone sono andate a manifestare nei pressi del Parlamento e gli uomini di Khamenei e Ahmadinejad, cioè la polizia e almeno 500 guardie basiji, gli hanno sparato addosso, pigliandoli di mira anche dai tetti. Per respingere i dimostranti, i basiji avrebbero adoperato persino delle asce.
• Come sappiamo queste cose? Avevo letto che il regime ha espulso e arrestato giornalisti, bloccato i siti e messo in atto ogni tipo di intimidazione per impedire alle notizie di circolare.
I giornalisti arrestati ieri sono stati 25, secondo quanto riferisce la France Press, che ha raccolto la denuncia di un collega del quotidiano Kalemeh Sabz. Il regime tuttavia non è riuscito a impedire le comunicazioni con Twitter perché, nonostante la chiusura del server nazionale, qualche bit riesce a rimbalzare fuori dai confini nazionali e questo basta: 140 battute – il limite di Twitter – e il mondo sa quello che sta capitando. L’edizione online della Cnn ieri sera e molti giornali nel mondo hanno costruito il loro servizio saccheggiando i messaggini: «Le forze di sicurezza colpiscono con bastoni e armi da fuoco i dimostranti che hanno provato a radunarsi in una piazza di Teheran per continuare le proteste ». Alcuni blogger fanno sapere che la piazza dovrebbe essere Lalezar Square. Altri sostengono che sia piazza Baharestan. Su Facebook, un Saleed scrive che «ci sono molti feriti». La Cnn riesce a produrre un’intervista in cui si vede una donna che dice: « un genocidio, è un massacro, questo è Hitler. Le milizie hanno colpito chiunque, hanno buttato giù la gente dal ponte». Twitter: «Teheran è un inferno, le milizie basiji colpiscono come mai prima». La tv al Arabiya: «Ci sono molti feriti ». La Cnn: «Le forze di sicurezza colpiscono con bastoni e armi da fuoco, due fonti parlano di violenza selvaggia, ’ci stavano aspettando, è stata costruita una trappola per topi’». Molti blogger hanno riferito che «la piazza è piena di sangue». Il Guardian: «Hanno ammazzato una ragazza». I blogger: «Sì, hanno ammazzato un’altra ragazza. I morti di oggi sono almeno quattro o cinque».
• Questa rivoluzione iraniana è segnata dalla morte delle ragazze...
Ha visto la bellezza di Neda Soltani? Aveva 27 anni e studiava filosofia, «una condizione – ha scritto Roberta De Monticelli che è più simbolica dell’abito che Neda indossava, i jeans, le scarpe da tennis. l’abito della ragionevolezza umana, la filosofia, questa religione dell’evidenza, questo abito di riflessione che è, come sappiamo da tutta intera la nostra storia, capace anche di farsi ribellione e sacrificio: ma che non può, una volta indossato, mai dismettersi. l’abito che fa libero chi lo porta, per amore e curiosità del mondo, per meraviglia e desiderio di conoscenza, e perché più dei jeans e delle scarpe da tennis è l’abito della libertà. l’abito del dubbio critico, ma anche della fermezza etica».
• Tutte robe che questi che comandano in Iran non sanno neanche che cosa sia.
Non si faccia troppe illusioni. Alberto Negri, che si occupa di questi problemi da una vita, ha pubblicato la lettera sconsolata di una sua amica iraniana. Le riporto questo passaggio, perché lei si faccia un’idea più veritiera della situazione: «Credimi, sono molto triste per quello che riportano del mio grandissimo Iran i portali dei quotidiani e i siti di tutto il mondo. Eppure ho vissuto da adolescente una rivoluzione senza precedenti nel mio Paese. E ora, sai cosa c’è che non mi porta a manifestare tra la folla in delirio? che io non ci credo, io purtroppo so quali mani squallide ci sono dietro questo scenario, io so chi è Rafsanjani, chi è Mousavi...».
• Che cosa significa?
Che le passioni, che gli ideali di quelli che manifestano vanno alla fine a rinforzare un’ala della cricca che tiene in pugno il Paese da quando è morto Khomeini. Rafsanjani è uno degli uomini più ricchi del mondo, ha fatto i soldi col commercio dei pistacchi e con l’immobiliare. Mousavi gira per le stanze del potere dal 1980, quando diventò premier, carica che ha conservato per 8 anni. Fino a poco tempo fa passava per un conservatore che dava tutte le garanzie.
• Perché è sempre così? Perché non possiamo mai sperare in un mondo migliore?
La comunità internazionale ha alzato il tono della sua protesta. I vertici di Teheran, per reazione, accusano gli Stati Uniti e soprattutto la Gran Bretagna di finanziare i ribelli. Khamenei ha detto forte «Non cederemo» e proibito la manifestazione di oggi in memoria di Neda. Non verranno a Trieste per la riunione del G8. L’Iran comincia a essere isolato. Non si scoraggi. Se il regime cadesse – ed è difficile – il mondo sarebbe migliore, nonostante Mousavi e Rafsanjani. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/6/2009]
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