
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Erdogan e Putin si sono visti ieri a Mosca, ci sono foto con la stretta di mano (Putin è parecchio più basso), i giornalisti parlano di «unione dei due paesi emarginati dall’Occidente», eccetera.
• Mi ricordavo che non andavano d’accordo.
Già. Lo scorso novembre un Sukhoi russo invase per 17 secondi lo spazio aereo turco e i turchi lo buttarono giù. Seguì crisi diplomatica gravissima, con sanzioni russe, Putin che proibì ai russi di andare in vacanza in Turchia e un colpo forte alla bilancia dei pagamenti di Ankara. Niente gasdotto Turkish Stream e un sacco di altri guai. Adesso è cambiato tutto.
• Per via del colpo di stato?
Solo apparentemente. Erdogan accusa l’Occidente di aver simpatizzato per i golpisti e gli americani di aver organizzato il golpe. Per avvicinarsi ai russi non c’è modo migliore di dar contro all’Occidente, e in particolare agli americani. In realtà la questione vera riguarda la guerra all’Isis e i negoziati che seguiranno la cacciata del Califfo. È praticamente impossibile che Assad venga destituito, almeno in un primo tempo: la debole azione americana ha tolto voce in capitolo a Obama, la vera partita si gioca con l’Iran e con la Russia. Iran e Russia combattono l’Isis e sostengono Assad, Erdogan, fino all’altro ieri, voleva vedere Assad appeso per i piedi, ma c’è il problema dei curdi che sono la forza più attiva nella guerra ad Al Baghdadi e al tavolo delle trattative avranno parecchia voce in capitolo. Che cosa chiederanno i curdi? Lo stato curdo, proprio quello che Erdogan non vuole a nessun costo. Per lui i curdi, senza distinzione, sono terroristi, e quando si è deciso a far la guerra al Califfo in realtà è andato a bombardarli. Dunque, il nuovo asse tra Ankara e Mosca significa: voglio contare al momento del negoziato, e - per favore - non fatemi uno stato curdo. Pur di non avere uno stato curdo, sono pronto a tenermi Assad (col quale, in epoche lontane, c’era anche una forte intesa). Sa chi esce veramente forte da questo balletto? L’Iran. Senza muovere un dito si stanno tutti sdraiando sulla strategia che Teheran persegue fin dal primo minuto: Assad in trono, i sunniti del Califfo in fuga, gli sciiti di nuovo in auge nell’area. Sa invece chi ci sta rimettendo di brutto? I sauditi. È alle viste, con la rotta di Al Baghdadi, una specie di catastrofe sunnita. E il petrolio continua a costare troppo poco.
• Che cosa si sono detti i due, ieri?
Incontro di due ore e mezza nella sala ellenica del palazzo Kostantinovskij, dove un tempo stavano gli zar. Messa in scena accuratissima, e copione imparato a memoria da tutti i partecipanti, dato che i veri destinatari dello spettacolo erano gli occidentali. Putin: «Mi dicono che sono stato tra i primi a telefonare per esprimere la mia solidarietà. Del resto, questa è la nostra posizione: noi siamo sempre contro ogni tentativo di colpo di stato e sosteniamo i governi legittimi». Frecciata agli ucraini, che hanno al governo i golpisti che rovesciarono Yanukovic regolarmente eletto, e agli americani che Erdogan accusa per il golpe. E presa d’atto del fatto che domenica scorsa Erdogan ha portato in piazza più di un milione di persone. Erdogan ha accennato alla volontà di indennizzare Mosca per l’aereo abbattuto. Ha evitato però di scusarsi formalmente, ha solo espresso con un lungo giro di parole il concetto «mi dispiace».
• Decisioni concrete?
Fine prossima delle sanzioni russe, ritorno dei turisti russi sui mari turchi, i russi costruiranno la centrale nucleare turca di Akkuiu, riprenderanno i negoziati per il gasdotto. Se questo tubo venisse veramente costruito (gli americani mettono come possono i bastoni tra le ruote) l’interscambio tra Russia e Turchia potrebbe valere cento miliardi di dollari. La Turchia importa il 60% del suo gas da Mosca.
• L’Occidente non ha niente da dire?
In Turchia ci sono 24 basi Nato, con annesse armi nucleari (almeno 50 testate). A Sud la base di Incirlik è quella da cui partono gli aerei per bombardare la Siria. Erdogan chiude e apre questa base a suo piacimento. Un comportamento che, facendo la Turchia parte della Nato, non so quanto può durare. In Europa viviamo nell’incubo che ci scaraventi addosso i tre milioni di profughi siriani che stanno nei suoi campi. In base all’intesa raggiunta in primavera, se li tiene lui in cambio di sei miliardi. Ma lui lamenta che di questi sei miliardi finora ha visto poco o niente. Qualcuno propone di togliergli quest’arma e di passare i sei miliardi alla Grecia, che si occuperebbe di accoglierli e tenerli nei recinti. Una mossa che lo farebbe infuriare parecchio. L’uomo è pericoloso.
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